Lo scandalo

La battaglia delle vittime del sangue infetto riparte da Brugherio

Luciano Ruffinoni ha scoperto di avere l’epatite nel 2000: è stato coinfettato dalla moglie che era stata sottoposta a una trasfusione in occasione di un’operazione eseguita a Monza. "Fondamentale proseguire sulla strada degli indennizzi"

La battaglia delle vittime del sangue infetto riparte da Brugherio
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Riparte da Brugherio la battaglia delle vittime del sangue infetto, ovvero da coloro (si stima in tutta Italia circa 120mila persone) che tra gli anni Settanta e Ottanta dovettero subire trasfusioni con emoderivati e rimasero contagiati contraendo Aids ed Epatite C. Il sangue e il plasma era stato prelevato soprattutto dai detenuti delle carceri statunitensi e africane, non venendo sottoposto a controlli.

La battaglia delle vittime del sangue infetto riparte da Brugherio

Luciano Ruffinoni ha 65 anni, risiede a Brugherio ed è il responsabile per la Lombardia e il Piemonte del Comitato vittime sangue infetto. È succeduto ai predecessori deceduti a seguito delle malattie contratte durante le cure. Ha scoperto di avere l’epatite nel 2000, venendo coinfettato dalla moglie che era stata sottoposta a una trasfusione in occasione di un’operazione eseguita a Monza.

Lei ha accettato quella che è stata chiamata “equa riparazione”, introdotta dal Governo nel 2014. Stiamo parlando di 100mila euro, a fronte di una vita che è stata sconvolta.

L'equa riparazione dello Stato non garantita a tutti

Una somma che le associazioni ai tempi definirono a suo tempo "ridicola" rispetto alle transazioni del 2003-2004 molto più corpose. Tuttavia in molti accettarono questo contributo, ritenuto congruo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

"Avrei dovuto fare causa a mia moglie..."

Ruffinoni non è rientrato nell’elenco dei beneficiari.

Non ne ho diritto, perché ho preso l’epatite in maniera indiretta: avrei dovuto fare causa alla mia consorte

Lui, però, come la coniuge, percepisce l’indennizzo mensile previsto dalla Legge 210 del 1992, una sorta di pensione che ammonta a circa 700 euro al mese a favore dei soggetti danneggiati in modo irreversibile da vaccinazioni, trasfusioni e somministrazione di emoderivati infetti.

Lo scandalo che scoppiò via via che i pazienti vennero a scoprire, a distanza anche di decenni, di essere piombati incolpevolmente in un vero incubo. Una tragedia non solo per coloro che hanno perso la vita, ma anche per i sopravvissuti che non ha trovato colpevoli a livello penale, mentre il lungo e tortuoso percorso per avere dei risarcimenti congrui da parte dello Stato si è nella stragrande maggioranza dei casi concluso in un vicolo cieco.

Rispetto ad altri posso ritenermi fortunato. Prima di tutto perché sono vivo. Ma la malattia cambia tutto, aumentando il rischio di insorgenza di tumori, senza tralasciare la difficoltà nelle relazioni: siamo vittime innocenti di uno Stato latitante, che aumentò il costo delle sigarette per reperire le risorse necessarie al pagamento delle eque riparazioni.

Le speranze rivolte a Roma per una modifica normativa

Il brugherese, come gli altri membri del comitato, sta ora lottando per ottenere delle modifiche normative finalizzate ad allargare la platea dei beneficiari.

"Non essendoci stata giustizia, ora è fondamentale proseguire sulla strada degli indennizzi. Grazie al senatore della Lega Massimiliano Romeo sembra che qualcosa in Parlamento si stia muovendo.

Sullo sfondo ora resta però un timore

Sullo sfondo c’è la paura che, in una sorta di inversione a U, i risultati fin qui ottenuti possano sparire. Per esempio se un malato dovesse negativizzarsi.

Può accadere, ma questo non significa che si sia guariti. Quella dei decenni passati è stata una bruttissima pagina di storia sanitaria, tuttavia voglio lanciare un appello: ora il sangue è sicuro, quindi è essenziale donarlo. Questo perché ogni giorno ci sono persone che ne hanno bisogno per poter continuare a vivere.

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