la scoperta

La Brianza tra i faraoni in Egitto

La divertente «fake news» scritta dallo storico e ricercatore Angelo Cecchetti, di origini macheriesi.

La Brianza tra i faraoni in Egitto
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Per i brianzoli una notizia interessante. E' la divertente «fake news» scritta dallo storico e ricercatore Angelo Cecchetti, di origini macheriesi, sulla Brianza tra i faraoni in Egitto.

La Brianza tra i faraoni d'Egitto

Recentemente mi è capitata tra le mani una rivista del 2021, precisamente The Scientific Journal Pharaohs in Egypt, dove riportava l’articolo «Brianza among the pharaohs». Incuriosito lo riporto con la traduzione in italiano con l’aiuto di Google traduttore. In una tomba ai confini della città di Saqqara è stata rinvenuta una tomba considerata «particolare», in quanto oltre ai simboli e alle scritture solite, sono state riportate alla luce disegni rappresentanti colline verdi con ai margini due fiumi e sopra la rappresentazione era presente un simbolo a Y rovesciata con solo i contorni e all’interno della parte sinistra un piccolo punto. Qui sono nati subito i primi grossi problemi dal punto di vista storico egiziano, visto e considerato che era la prima volta che si trovavano tali disegni. Al quinto giorno dello scavo, in un vaso nell’angolo più estremo della tomba è stata trovata, con altri contenitori, un’anfora contenente dei cereali, ma con lo stupore dei presenti, nella parte sottostante, dopo aver levato i cereali per la catalogazione, è stato rinvenuto un papiro che ha svelato in parte alcuni misteri.

Misteriosi papiri

Il primo era che la tomba era di un sacerdote di un rango ancora da definire di nome Rantot. La sua funzione era quella di accudire due «prìncipi», ancora da chiarire la stirpe di appartenenza, Bambì e il più piccolo Mulaz, e la loro madre, la regina Alab Narg An Iporp Èl.
La vera scoperta si ebbe quando in altri vasi, attraverso alcuni frammenti di papiro, si potette desumere che il dipinto con le colline e i due fiumi potesse essere appunto la Brianza, così riporta la descrizione del testo «... dopo varie lune di viaggio con le Maaty (in realtà Maaty erano le barche solari che rappresentavano la Maat ossia il principio dell’ordine cosmico) e ancor più lune di cammino si giunse ad una terra dove un verde mai visto, vinceva su tutti gli altri colori e questa terra era chiusa tra due fiumi e nella parte di sopra (al nord) un grande lago con una piccola isola... da questo frammento un collaboratore/studioso del museo egizio di Torino, marito di una macheriese doc, aveva dedotto che tale terra era appunto la Brianza, i fiumi erano il Lambro e l’Adda e il famoso disegno con la Y rovesciata non era altro che il lago di Como con il puntino ad identificare l’isola Comacina...». Prosegue l’articolo dando altre informazioni: «Il sacerdote aveva un suo sigillo, che non è stato trovato, che lo identificava, la sua figura era rappresentata da uno Gnu. Dei due prìncipi non è stato trovato nulla di personale, mentre della regina veniva descritta con una parola non di ben facile traduzione che sembrava significare «al rovescio / al contrario» ed era accompagnata da un piccolo specchio.

La scoperta...

Al 17° giorno dello scavo si rinviene il papiro che descrive una funzione religiosa di altissimo rango, quasi un’incoronazione.
«... Mentre il sacerdote con le effigi di uno gnu dall’alto di un trono osserva lo svolgersi della funzione - È cosi che uno scriba inizia il racconto - ...Oggi sotto la protezione di Ra il gran Sole, il gran sacerdote Gnu Rantot eleva a rango reale i due prìncipi Mulaz e Bambì, figli della regina Alab Narg An Iporp Èl, divenendo così Re Bambì e Re Mulaz e finalmente, lo scriba, avverte della maledizione che ha colpito la regina Alab Narg An Iporp Èl che è costretta a vivere al rovescio, in quanto prima il suo vero nome, leggendolo al contrario, Lè Propri Na Gran Bala ....».

Il servizio completo è pubblicato sul Giornale di Carate in edicola da martedì 30 aprile 2024.

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