omicidio ambasciatore

La famiglia Attanasio accetta il risarcimento

"Lo abbiamo fatto per le bambine ma non rinunciamo alla verità", ieri a Roma la terza udienza preliminare

La famiglia Attanasio accetta il risarcimento
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La famiglia Attanasio accetta il risarcimento. "Lo abbiamo fatto per le bambine ma non rinunciamo alla verità", ieri a Roma la terza udienza preliminare

La famiglia Attanasio accetta il risarcimento

La famiglia dell’ambasciatore non si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio in Congo del diplomatico Luca Attanasio, originario di Limbiate, il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo.

"Lo abbiamo fatto per le bambine, le tre figlie di Luca e Zakia, ma non significa che rinunciamo alla verità. Vogliamo andare fino in fondo" ha subito messo in chiaro Salvatore Attanasio, papà dell’ambasciatore, che ieri mattina, venerdì, era in tribunale a Roma per assistere alla terza udienza preliminare del processo a carico di due funzionari del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite - l’italiano Rocco Leone e il congolese Mansour Rwagaza  - accusati di omicidio colposo per omesse cautele nella missione assaltata da un commando armato il 22 febbraio 2021.

"Abbiamo pensato alle bambine"

I genitori e la moglie dell’ambasciatore Attanasio hanno deciso di accettare il risarcimento offerto dalla controparte, il Pam dell’Onu, rinunciano così a costituisti parte civile.

"Rischiavamo di imbarcarci in una battaglia civile che poteva durare decenni con il pericolo di non ottenere nulla. Ci abbiamo pensato e la nostra priorità sono esclusivamente le bambine, è giusto che abbiano una garanzia per un futuro sereno almeno dal punto di vista economico" ha continuato Attanasio, che non rinuncia però al suo spirito battagliero. "Aver accettato questo risarcimento non significa affatto arrendersi nella ricerca della verità, andremo avanti, la battaglia è appena iniziata e vogliamo arrivare fino in fondo" ha precisato.

Il Comune di Limbiate è parte civile

Durante l’udienza di venerdì sono state accettate le costituzioni di parte civile del Comune di Limbiate e dell’associazione Vittime del dovere. L’arringa della difesa si è concentrata sull’immunità diplomatica - il primo scoglio da superare se si vuole far continuare il processo - mentre il pubblico ministero e le parti civili prenderanno parola nella prossima udienza, fissata il 14 settembre.

Lo Stato non si è costituito

L’assenza in Aula dello Stato Italiano ha profondamente deluso e sconfortato la famiglia Attanasio.

"Lo Stato deve ancora spiegare perché non si è costituito parte civile nel processo - ha rimarcato - è incredibile che non si sia presentato, tutto questo silenzio preoccupante, l’imbarazzo è evidente".

Nel processo in Congo, concluso con la condanna all’ergastolo di cinque persone accusate di essere gli esecutori materiali dell’assalto armato al convoglio del Pam, lo Stato si era costituito parte civile.

"In questo processo invece dove dall’altra parte non ci sono cinque disgraziati ma  poteri forti come l'Onu, lo Stato si dimostra debole e non ci fa una bella figura - ha rimarcato Attanasio - questa è un’offesa verso due servitori dello Stato che sono caduti in servizio e un’offesa anche a tutta l’Italia. Luca in Congo ce l’ha mandato lo Stato e ora non può lavarsene le mani. Chiediamoci se chi ci rappresenta all’estero è adeguato al ruolo che gli viene affidato".

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