Ronco Briantino

La Madonna del Bosco... come l’Everest. Matias «scala» il Santuario e compie l’impresa

Il 36enne di Ronco Briantino è salito per 165 volte lungo la scalinata conquistando un dislivello positivo di 8848 metri

La Madonna del Bosco... come l’Everest. Matias «scala» il Santuario e compie l’impresa
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Dalle 6 del mattino fino alle 19 del giorno seguente, per un totale di circa 37 ore. Tanto ci è voluto a Matias Xavier Lopez per conquistare il proprio e personalissimo Everest, rappresentato per l’occasione dal Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago.  Una salita di circa 55 metri ripetuta per ben 165 volte; calcolatrice alla mano i conti sono presto fatti: 9mila (e qualcosa) metri. Una manciata in più rispetto agli 8848 necessari a raggiungere la cima più alta del mondo.

La Madonna del Bosco... come l’Everest. Matias «scala» il Santuario e compie l’impresa

Matias, 36enne di Ronco Briantino e grande appassionato di montagna, però non è dovuto uscire dalla Brianza per compiere la straordinaria impresa che porta il nome di «Everesting». L’obiettivo di questa particolare attività sportiva (nata per le bici, ma poi adattata anche per chi va a piedi) è quello di salire e scendere da sommità di vario genere e ottenere un dislivello positivo complessivo, appunto, di 8848 metri. E per il ronchese la scelta è ricaduta sull’iconico Santuario mariano.

«Ci sono passato davanti un giorno quasi per caso e, guardando l’ampia scalinata, mi sono domandato se potesse prestarsi all’impresa - spiega il diretto interessato - Ho verificato su Strava, il sistema di monitoraggio Gps di percorsi, e ho notato che il dislivello era di 55 metri dal primo all’ultimo gradino. Facendo i calcoli, quindi, avrei dovuto compiere almeno 156 salite».

Matias condivide la «pazza» idea con un amico, si cerca la data giusta e si comincia. Il primo passo verso la cima del simbolico Everest viene compiuto alle 6 di mattina di sabato 4 maggio. Che peraltro coincide con il primo fine settimana del mese tradizionalmente dedicato alla Madonna:

«Non lo sapevamo, ma ce ne siamo resi conto quando alle prime ore del giorno la scalinata e il Santuario hanno cominciato a riempirsi di persone - prosegue Matias - Ovviamente abbiamo attirato la curiosità e in tantissimi ci hanno chiesto cosa stessimo facendo. Parlare con i presenti era utilissimo, perché ci permetteva di tenere la mente attiva. L’Everesting è un’attività veramente probante da un punto di vista fisico, ma ancor più da quello mentale».

Le regole

Del resto il regolamento parla chiaro. Pochissime le pause concesse, giusto qualche minuto per bere, mangiare e riprendere fiato tra una salita e l’altra. Assolutamente vietato, ovviamente, dormire.

«Abbiamo avuto due momenti veramente difficili - confessa lo scalatore - Uno alle 3 di notte, quando ci siamo trovati completamente da soli, a fare i conti unicamente con noi stessi; l’altro nel pomeriggio, verso la fine, quando la stanchezza stava veramente cominciando a prevalere. Peraltro era la prima volta che provavamo una cosa del genere, quindi non sapevamo nemmeno se l’alimentazione che stava sostenendo fosse corretta o meno».

Ed esattamente come per la montagna, anche in questo caso la strada verso la vetta è irta di ostacoli. Tanto che l’amico di Matias a un certo punto si vede costretto ad abbandonare il tentativo, fermandosi a 113 ascese per un totale di 6mila metri.

«Io sono andato avanti perché a parte qualche momento di fisiologico sconforto mi sentivo ancora molto bene a livello di gambe - dice ancora il 36enne - Ho toccato quota 157 salite, ma poi ho provato ad alzare ancora di più l’asticella e alle 19 di domenica 5 maggio sono arrivato a 165. Che, appunto, equivalgono a circa 9mila metri di dislivello positivo».

Obiettivo raggiunto, dunque. «Everest» conquistato e nome inserito d’ufficio nell’albo d’oro della competizione, che al momento conta solamente 104 tentativi effettivamente riusciti in tutta Italia.

«E’ stata una grande impresa e un’esperienza davvero sensazionale, per la quale mi sento di ringraziare la mia compagna, i miei tre figli e tutti gli amici che sono venuti a trovarmi in questi due giorni e che con la semplice presenza mi hanno dato la carica e l’entusiasmo per arrivare fino in fondo - conclude Matias - Se adesso punto a scalare veramente l’Everest? Ci ho pensato onestamente. A livello fisico potrei anche farcela, ma i costi e le tempistiche sono fin troppo proibitivi. Però nella vita mai dire mai mai».

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