Cesano Maderno

«La nostra bambina è diventata un angelo al fianco di chi soffre»

Samuela Caminiti ha fondato con il compagno Claudio la onlus «Il dono di Rachele», in ricordo della loro figlia.

«La nostra bambina è diventata un angelo al fianco di chi soffre»
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«Il 31 luglio 2021 è stato il giorno più bello e il più brutto della mia vita». E' il giorno in cui Samuela Caminiti ha dato alla luce e ha detto addio alla sua Rachele, la bambina che aveva cresciuto in grembo per cinque mesi e che, per una rarissima patologia prenatale («Quattro casi al mondo», dice), non è riuscita a sopravvivere. Quella data Samuela ce l'ha tatuata sulla spalla sinistra insieme all'impronta del piedino della sua bambina tra due ali.

«La nostra bambina è diventata un angelo al fianco di chi soffre»

«Rachele è il mio angelo e la mia forza e quando la penso la immagino, identica a me, mentre mi sorride con i suoi occhioni scuri» spiega. In memoria di questa bambina stretta tra le braccia per troppo poco tempo, la 43enne, scrittrice e artista, ha voluto fondare la onlus «Il dono di Rachele», di cui il compagno, Claudio Ranieri, 49 anni, è il vicepresidente. Nata a Saronno (Varese) il 29 luglio 1978, a Cesano dal 2015, Samuela Caminiti ha abitato a Cogliate fino ai 19 anni, poi a Milano e a Rovellasca. In città è conosciuta per aver lavorato come barman freestyle al Napoleone di piazza Facchetti. Ed è qui che venerdì sera, emozionatissima, ha presentato la sua associazione, costituita il 27 gennaio.

«Ho donato mia figlia alla ricerca e mi piacerebbe, attraverso l'associazione che porta il suo nome, sostenere il progetto sperimentale sulle patologie prenatali della Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia e del Blocco parto dell'ospedale di Garbagnate Milanese» racconta.

Rachele è nata (con parto naturale) alle 19.20. «Di quel giorno non ricordo un grande dolore fisico, ma un forte dolore al petto, quello sì. Eppure ho anche provato gioia vera. La gioia di qualunque mamma che vede nascere suo figlio». Samuela ha scoperto di aspettare Rachele «al secondo mese di gravidanza» e, vinto l'iniziale smarrimento, superate le paure e le ansie, è stata invasa da «un totale senso di protezione nei suoi confronti»: «Sentivo che sarebbe stata una femmina e che l'avrei chiamata Rachele - dice - Così come mi sentivo che non ci sarebbe stata più, quindici giorni prima della visita in cui mi è stato detto che c’era un problema e mi avrebbero indotto il parto. E' come se quel 31 luglio fossi morta anche io con lei, ma con il tempo sono rinata a una vita nuova e adesso vorrei fare qualcosa per aiutare le altre mamme passate dal mio stesso dolore a rinascere».

Un lutto affrontato con la terapia

La 43enne ha affrontato il lutto con l’aiuto di una terapia («Ero come in una bolla e sentivo come un artiglio che mi graffiava dentro. Arrabbiata no, non lo sono mai stata, con nessuno, ma ammetto di essermi sentita sbagliata») ed è riuscita a trasformare il dolore in forza, impegnando cuore e testa nella costituzione dell'associazione. «Il mio è stato un lungo percorso di rinascita, in cui ho dovuto anche imparare di nuovo a respirare - racconta, tanto sensibile quanto guerriera - E ora vorrei aiutare la ricerca ma anche chi soffre, persone che vivono in comunità o animali rinchiusi in un canile».

Sul suo rapporto con Rachele mamma Samuela ha anche scritto un libro, «Io dopo di te», una sorta di diario segreto dell'anima che ripercorre con lucidità la gravidanza tanto inattesa quanto sperata. «Rachele è sempre con me: la cerco nelle nuvole, nelle stelle, nel sole, la sento vicina quando mi perdo a guardare l’alba. Sono la mamma di un angioletto che è sempre al mio fianco».

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