Carate Brianza

La «Sanvito e Somaschini» è in liquidazione

Il Tribunale di Monza ha fissato per il 24 ottobre l’adunanza dei creditori per l’esame del passivo del colosso caratese

La «Sanvito e Somaschini» è in liquidazione
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Dal grande progetto di ampliamento dell’attività produttiva alla crisi, fino al fallimento. Il Tribunale di Monza ha fissato per il prossimo 24 ottobre il primo step dopo l’apertura della liquidazione giudiziale a fine giugno per la «Sanvito & Somaschini», storica azienda attiva dal 1968 con 140 addetti e due sedi: una a Carate in via Del Valà e una a Renate.

La «Sanvito e Somaschini» è in liquidazione

Si tratta dell’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo del colosso caratese, leader nella produzione di stampi per il settore dell’automotive, crollato sotto il peso di una crisi finanziaria che non fa sconti e che, nel 2020, aveva già dato i primi segnali con l’avvio di una riorganizzazione aziendale e il licenziamento di otto lavoratori.

I creditori e tutti coloro che vantano diritti sui beni della società in liquidazione giudiziale possono partecipare al concorso trasmettendo esclusivamente via posta elettronica certificata, all’indirizzo Pec della curatela, l’apposita domanda almeno trenta giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo, e quindi entro il prossimo 24 settembre.

Sul futuro della «Sanvito & Somaschini» - da quanto si è appreso - avrebbe messo intanto un’ipoteca una diretta concorrente del settore nella produzione di stampi per il mercato automobilistico.

A giugno il giudice delegato del Tribunale di Monza Francesco Ambrosio aveva infatti ammesso la «Sanvito & Somaschini» al procedimento unitario di composizione della crisi d’impresa in vista di un concordato, nominando Elisabetta Brugnoni quale commissario. Poche settimane prima, la stessa azienda aveva firmato con un’altra azienda di Carate Brianza - la «Imr Industrialesud» di via Rivera, controllata dalla famiglia Galmarini, un contratto d’affitto triennale dell’intero ramo d’azienda per un canone di circa un milione all’anno, contenente un impegno irrevocabile di partecipare all’asta dell’azienda stessa offrendo un corrispettivo minimo di 8 milioni euro.

Un passaggio sofferto e delicato quello della liquidazione giudiziale per la «S&S», una delle più floride realtà del settore che, nel 2021, aveva fatturato quasi 33 milioni di euro prima di una crisi finanziaria che ha portato a chiedere la procedura.
Fin dal 2004, l’azienda di via Del Valà aveva chiesto di potere ampliare la propria attività sul sito caratese, ma i vincoli imposti dal Piano di governo del territorio del 2009 l’avevano di fatto bloccata. L’opportunità si era concretizzata poi con la variante al Pgt del 2018 della Giunta Paoletti e, non senza difficoltà, aveva segnato il primo significativo passo ad inizio 2020 con l’approvazione dello schema d’intesa istituzionale tra Provincia e Comune sotto il mandato del sindaco Luca Veggian.

L’area di intervento, a sud di via Del Valà, riguardava una superficie complessiva di 29.230 metri quadrati, di cui 8.460 già occupati dalla «Sanvito&Somaschini» e 20.770 metri circa che corrispondevano, invece, all’area da destinare all’ampliamento dell’attività: per il nuovo stabilimento, per la viabilità di accesso e, per una parte, da destinare a verde pubblico.

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