La vita e lo sport dopo il trapianto di cuore «La donazione è uno dei gesti più nobili»
Daniele Sironi, cresciuto in città, racconta la sua esperienza e punta a nuovi successi
La vita e lo sport dopo il trapianto di cuore. Daniele Sironi, classe 1992, è una delle testimonianze a noi più vicine dell’importanza della donazione degli organi.
La vita e lo sport dopo il trapianto di cuore «La donazione è uno dei gesti più nobili»
Cresciuto a Seregno, dal 2016 Daniele (figlio di Vittorio Sironi, conosciuto medico di Santa Valeria) vive a Pregnana insieme a sua moglie e alle sue bimbe. Nel 2019, grazie a un controllo medico, scopre di avere una seria patologia al cuore, per cui l’30unica soluzione è un trapianto. Una doccia gelata per il giovane papà e la sua famiglia, che si fa subito inserire in lista d’attesa nella speranza di un cuore in dono.
Nel 2021, in pieno periodo Covid, riceve la telefonata attesa ormai da due anni: all’ospedale Niguarda di Milano è disponibile un donatore. Il giorno seguente viene effettuato il trapianto, con un intervento chirurgico di oltre sette ore. Inizia la ripresa, che il giovane seregnese affronta colmo di gratitudine. Giorno dopo giorno la riabilitazione procede secondo programma, e la vita di Daniele riprende grazie ai medici e al suo sconosciuto donatore.
Si avvicina e conosce i componenti dell’Aido di Pregnana, l’Associazione italiana donatori di organi, e viene coinvolto nei progetti della sezione provinciale Aido con cui inizia una campagna informativa nelle scuole e nelle aziende, insieme ad altri trapiantati, per diffondere conoscenza e informazioni su un tema che spesso resta un tabù.
Dopo la riabilitazione la ripresa dello sport
Non solo: dopo la riabilitazione, con pazienza e determinazione Daniele ha ripreso anche a praticare sport. Anzitutto il tennis, che già praticava a livello amatoriale, ma anche la corsa. E nel weekend del 10 settembre ha partecipato alla trentunesima edizione dei Giochi nazionali dei Trapiantati organizzati da Aned sport (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto onlus), tornando a casa dopo le competizioni a Cervia con la medaglia d’argento in tre discipline: tennis singolare, tennis in doppio e nei cento metri.
Ora tornerà a praticare tennis al centro sportivo di Cornaredo e a correre con il gruppo podistico dei Run della Fontana di Pregnana, con il sogno nei prossimi mesi e dopo un adeguato allenamento di cimentarsi in una Iron Man 70,3, l’estenuante prova di triathlon.
«Sono bei risultati, ma questo non conta: quello che conta e che vorrei trasmettere è l'importanza del dono e della donazione degli organi, che mi impegno a diffondere come volontario di Aido. Parlando della mia storia con le persone, mi accorgo che spesso c’è preoccupazione sul tema della donazione degli organi, timori dovuti alla poca conoscenza delle procedure. Sembra quasi che dando il proprio assenso alla donazione dopo la propria morte, appena si finisce sul letto di ospedale si corra il rischio di essere espiantati. Ovviamente non è così e ci sono precise procedure mediche che vengono seguite».
In Italia attualmente gli organi disponibili coprono un terzo dei richiedenti, con un tempo di attesa medio di tre anni. Chi volesse chiarire il proprio assenso può farlo o al momento del rinnovo della carta d’identità, iscrivendosi all’associazione Aido o lasciando una proprio documento scritto.
«E’ più importante ricordarsi sempre che il bisogno di organi per il trapianto in Italia è altissimo, e che chi accetta di donare compie uno dei gesti più nobili che ci possano essere, capace di salvare la vita».