Storie di speranza

La vita «inaspettata» dei bimbi guariti dalla leucemia

Hanno affrontato la malattia. ora contro ogni aspettativa sono diventati mamme e papà: ecco le loro storie.

La vita «inaspettata» dei bimbi guariti dalla leucemia
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Storie di ex bimbi leucemici che oggi sono diventati dei genitori speciali, smentendo la scienza che un tempo pensava che ciò non fosse possibile.

La vita «inaspettata» dei bimbi guariti dalla leucemia

A metterle insieme in un volume ove le emozioni affiorano pagina dopo pagina regalando speranza a chi legge Momcilo Jankovic, l’ormai famosissimo oncoematologo pediatrico del San Gerardo meglio conosciuto come il dottor sorriso, con Monica Terenziani, dell’Istituto dei Tumori di Milano, e con il contributo del mental coach Francesco Fabiano e il commento di Giangiacomo Schiavi.

«Famiglie inaspettate», questo il titolo del libro dato alle stampe, un excursus nell’esistenza straordinaria di quegli uomini e quelle donne, ex bambini malati, che anni fa hanno dovuto fare i conti con l’eventualità di una possibile loro dipartita e che invece sono riusciti a rinascere dopo aver attraversato un lungo, buio e doloroso tunnel e generato a loro volta nuove vite.

La vita a prescindere, anche oltre la scienza

«Oggi la percentuale dei bambini leucemici che guariscono è intorno all’80 per cento ma non è sempre stato così - ha spiegato Jankovic, nel cui tono di voce pacato e melodioso e nei modi gentili è impossibile non intravedere quella luce magica e carica d’amore che è capace di emanare e che tutti gli hanno sempre riconosciuto - Di qui il messaggio di speranza che abbiamo voluto veicolare con questo libro: di leucemia si può guarire e la vita dei bimbi guariti può tornare a essere bella e piena di soddisfazioni come quella di chiunque. Di più. Può pure generare nuova vita, diversamente da quel che per tanto tempo la scienza non credeva possibile, assicurando la nostra continuità e il nostro futuro».

Un messaggio, questo, che Jankovic e colleghi hanno ritenuto ancora più importante diffondere dopo i due anni difficili legati allo scoppiare della pandemia e che oggi, con la guerra in corso che tanti bambini vede morire, è ancora più attuale e necessario.
Ad entrare nelle case dei protagonisti del libro il fotografo Attilio Rossetti, che ha ascoltato le loro storie e li ha immortalati e composto poi dei collage di ispirazione beardiana ove le figure si sposano con elementi d’ambiente, oggetti, frasi e didascalie significativi del loro percorso di vita (Le foto pubblicate nel servizio sono sue e sono state gentilmente concesse da lui al Giornale di Monza, ndr). «Come un fornaio non può fare il pane senza evitare di infarinarsi, così il fotografo non può non subire una forma di coinvolgimento emozionale - ha spiegato Rossetti - E con quegli uomini e quelle donne ho raggiunto anzitutto una grande comunicazione interiore. Ho pensato alla loro ferita come a quella ricevuta dal personaggio di un romanzo per ragazzi per mezzo della lama nemica. Grazie alle cure elfiche la ferita è stata rimarginata, pur con enorme fatica, ma nel romanzo uno stregone ricorda che quel taglio nel corso della vita potrebbe pure tornerà a farsi sentire. Il protagonista, con la sua cicatrice, avrà una bellissima e lunghissima esistenza, piena di gioie e di entusiasmi, ma quella ferita tornerà ogni tanto a ricordargli il passato. Anche le persone che ho incontrato sono come il protagonista del romanzo ma nel loro caso c’è stato “inaspettatamente” un figlio che ha però riempito la loro vita. E li ha spinti a guardare al futuro lasciandosi, fortunatamente, il passato alle spalle».

Gli ex guariti come i protagonisti di un romanzo

Un esperimento letterario dalla grande valenza simbolica, dunque, che ancora una volta ha anche ribadito quel particolare rapporto tenuto da Jankovic con i suoi amati bimbi. «Ci sentiamo per le feste e per i loro compleanni (i suoi ex pazienti hanno confermato che non ne dimentichi nemmeno uno), e qualcuno mi ha invitato anche al suo matrimonio. Ho sempre dato molta importanza al loro ascolto. Una volta cercavo di spiegare a un piccolo che stava facendo la chemioterapia che cosa era la sua malattia. Sono entrato nella sua camera e lui era in bagno che stava male. Così mi sono inginocchiato al suo fianco e ho iniziato a parlargli». Una scena che ancora è fra quelle che più è rimasta viva anche nella memoria deli collaboratori dell’illustre, quanto umile e sensibile luminare della medicina. Certo la scienza non è infallibile, ma il compito di noi medici è fare di tutto perché i nostri pazienti stiano bene e non perdano al speranza. E poi ci sono sempre dei risvolti inaspettati e positivi. Si guardi per l’appunto ai ragazzi raccontati nel volume: le terapie avrebbero anche potuto renderli infertili, e invece la forza travolgente della vita ha avuto la meglio».

La rinascita di Tommaso grazie al fratello Martino e allo sport

A esemplificare quanto narrato nel volume la storia del 33enne Tommaso Pietro Moriggi, colpito a soli tre anni da leucemia mieloide acuta e oggi impiegato come terapista nella palestra Sport Therapy del Centro Maria Letizia Verga. «Io sono stato fra quelli che non rispondevano alle terapie e che hanno avuto bisogno del trapianto - ha raccontato - A fare da donatore è stato mio fratello Martino, che allora aveva nove anni e che oggi è colonnello dell’Esercito. La mia degenza al Verga è stata dunque piuttosto lunga e oltre ai noti Rovelli, Biondi, Balduzzi e Jankovic ho avuto modo di conoscere la dottoressa Francesca Lanfranconi, medico dello sport e ricercatrice, che già allora sottolineava l’importanza dell’attività fisica quale supporto a bambini e ragazzi costretti a terapie antitumorali e quindi a lunghe fasi di ricovero e prolungati periodi di inattività fisica. Era il 2015, io ero un tesista in Scienze motorie, e sono stato chiamato a far parte del team di studiosi che ha poi portato nel 2017 all’inaugurazione della palestra di via Cadore nella quale oggi collaboro».

Un progetto, quello di Sport Theraphy e degli allenamenti di precisione per i bimbi con emopatia maligna, talmente innovativo da aver richiamato l’attenzione della comunità medica internazionale. Un grande traguardo per Tommaso, che si accompagnato anche alla gioia per la nascita nel gennaio dello scorso anno del figlio Giacomo Giovanni, avuto con la compagna Alessia. «E’ nato a Monza, e ovviamente ho voluto condividere la mia felicità con i medici che mi hanno curato».

Nella foto del libro ove è ritratto, la didascalia «I believe in miracle». Non a caso. Dagli degli angeli col camice bianco che ha incontrato al Verga, allo sport che lo ha aiutato a riprendersi e gli ha regalato fama, fino alle due donne che gli hanno completato l’esistenza, la vita di Tommaso è stata senza dubbio costellata di miracoli.

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