La storia

Più forte della malattia e delle persecuzioni. La vittoria più bella e meritata di Dino Beretta

Il super atleta carnatese è arrivato terzo alla maratona di Berlino: «Sono tornato alla vita»

Più forte della malattia e delle persecuzioni. La vittoria più bella e meritata di Dino Beretta
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Battere un tumore e dopo soli due anni classificarsi terzo alla maratona di Berlino, tra le più importanti al mondo insieme a quella di New York.

La vittoria più bella e meritata di Dino Beretta

È una storia di resistenza e resilienza quella del carnatese Dino Beretta, che lo scorso fine settimana ha vinto la medaglia di bronzo, categoria Over 70, nella competizione iridata della capitale tedesca sulla classica distanza dei 42 km. Un’impresa straordinaria quella del 70enne che ha saputo rialzarsi e non farsi abbattere dal carcinoma che lo aveva colpito ad un rene nel 2019.

Un male perfido e subdolo che non è però stata l’unica difficoltà affrontata da Beretta recentemente, visto che l’uomo negli ultimi tempi è stato anche vittima di stalking ed ha subito uno strappo alla coscia che aveva l’aveva messo in seria difficoltà. Insomma una serie di vicissitudini che avrebbero sicuramente mandato al tappeto tutti, ma non lo spirito di Beretta che, probabilmente nel momento più duro della sua vita, ha trovato le energie e la forza mentale per saper reagire e tornare nuovamente respirare dopo un lungo periodo di apnea.

La gara il 26 settembre

Apnea dimenticata definitivamente domenica 26 settembre in occasione della maratona quando, alla partenza della competizione, l’aria della capitale teutonica ha infiammato nuovamente i polmoni del 70enne sancendo il ritorno alle gare ufficiali del carnatese dopo aver sconfitto il tumore. Un palcoscenico decisamente impegnativo quello scelto da Beretta per il ritorno alle gare vista la partecipazione di circa 30mila persone (numero per altro ridotto rispetto alle edizioni pre-Covid per via di questioni di sicurezza) provenienti da 139 paesi e con un totale di 850 italiani.

"Ho voluto testare il mio stato di forma"

"La maratona di Berlino è uno degli appuntamenti più grandi insieme a quella di New York – spiega l’atleta – Inoltre le restrizioni imposte dagli organizzatori erano rigorose: si partiva solo se in possesso del certificato vaccinale ed era possibile togliere la mascherina solo dopo aver passato la linea di partenza che si trovava nei pressi della Colonna della Vittoria. Ho voluto partecipare per testare il mio stato di forma dopo oltre tre anni di completo fermo da ogni attività agonistica. Questo è stato un periodo difficile. Dopo un carcinoma asportatomi due anni fa salvandomi il rene, uno strappo al quadricipite e non per ultimo sono stato pesantemente vittima di stalking da parte di un compaesano che dopo due condanne spero che abbia capito la lezione".

"Solo la caparbietà mi ha portato al termine della gara"

La gara stessa è stata inoltre un vero e proprio parallelo dell’esperienza passata da Beretta nel corso degli ultimi anni, con momenti di estrema difficoltà dovuti ad un problema al polpaccio che, grazie però alla sua tenacia, è riuscito comunque a superare tagliando il traguardo in terza posizione.
"Dopo una buona partenza, con le gambe che giravano bene, passaggio alla mezza in 1h 35’ 41” andatura tranquilla fino al trentesimo chilometro, dopodiché ho dovuto rallentare a causa di un dolore al polpaccio sinistro – prosegue Beretta – Dolore che è aumentato fino al trentottesimo chilometro, quando ho dovuto camminare fino all’arrivo. Solo la caparbietà mi ha portato al termine della gara. Non per niente il “mitico” don Adriano mi diceva: “Te se propri un crapon de Carnà”. L’inconveniente al polpaccio è dovuto senz’altro all’insufficiente preparazione alla gara: una maratona non si prepara in un mese e mezzo, specialmente alla mia età. Comunque felice del risultato ottenuto, terzo in 3h 30’ 23” su 121 arrivati di categoria over settanta. Ho guardato i tempi del vincitore della mia categoria, lo svizzero Carmenzind in 3h 07’32” (chapeau, inavvicinabile!). Avrei potuto giocarmela con il secondo, l’olandese Stolwijk in 3h 15 ‘ 16” e siamo rimasti quasi pari fino al trentacinquesimo chilometro".

"Dedico la medaglia a chi mi vuole bene"

Il carnatese si è detto molto soddisfatto del piazzamento, anche se il running non è il suo sport primario visto che lui è un triatleta. Inoltre Beretta ha tenuto a sottolineare l’importanza della prevenzione, una chiave importantissima per riuscire a sconfiggere mali di questa portata, arginandoli sin da subito.
"Sono molto soddisfatto, considerando che il running non è per me lo sport primario: sono triatleta presso la società sportiva Triatlon Lecco – conclude il carnatese – Un bronzo che con l’esigua preparazione per me equivale a un oro. Una medaglia che dedico a tutte le persone che mi vogliono e mi hanno voluto bene. Ringrazio il team di urologia dell’ospedale Niguarda che mi ha curato. A questo proposito colgo l’occasione di raccomandare a tutte le persone di una certa età, anche se stanno bene, di fare controlli di prevenzione medica. E un ringraziamento speciale va al mio amico, il dottor Andrea Caspani, che è riuscito a tamponare tutte le magagne fisiche che affioravano durante queste settimane di duro allenamento".

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