L’Alpino disperso nella guerra di Russia: dall’Archivio di Stato spunta il suo piastrino di riconoscimento
L’inimmaginabile scoperta del professore seregnese Francesco Mandarano, che sta ricostruendo la storia di Giuseppe Milesi
Da anni fa ricerche minuziose tra i documenti, spulcia tra le carte, compie approfondimenti scrupolosi per supportare i famigliari dei soldati brianzoli (e non solo) morti durante le guerre o internati nei campi di concentramento a ricostruire le storie dei loro cari e tributare l’onore che meritano.
L’Alpino disperso nella guerra di Russia: dall’Archivio di Stato spunta il suo piastrino di riconoscimento
Ma la scoperta che il professore di Seregno Francesco Mandarano ha fatto il 9 marzo all’Archivio di Stato di Milano per aiutare il 60enne di Meda Daniele Galimberti a recuperare informazioni sullo zio Giuseppe Milesi, disperso in Russia durante la Seconda guerra mondiale, è stata «inimmaginabile», così l’ha definita lo stesso esperto, ancora incredulo. Nel faldone c’era infatti il piastrino di riconoscimento di Milesi, la medaglietta metallica usata proprio in ambito militare per identificare la persona, attraverso l’incisione dei suoi dati anagrafici.
«E’ stato un ritrovamento davvero insolito, sono rimasto sorpreso», prosegue Mandarano, che ha subito avvisato Galimberti della straordinaria scoperta.
«Mi ero rivolto alla mia concittadina Nicoletta Rho, figlia di Alessandro Rho, che nel giugno 2022 aveva ritirato in Prefettura la Medaglia d’onore al merito della Repubblica per il padre, deportato in uno Stalag durante il secondo conflitto mondiale - racconta Galimberti, che insieme alla madre Enrica Milesi, sorella di Giuseppe, qualche mese fa si era attivato per conoscere cosa fosse successo allo zio e fargli avere, se possibile, una meritata onorificenza - Volevo indicazioni sull’iter da seguire per ottenere questo riconoscimento. Mi aveva parlato del professor Mandarano e di quanto per lei fosse stato prezioso il suo aiuto, a titolo gratuito, per la ricerca di materiali e documentazioni».
E così, su indicazione proprio di Mandarano, Nicoletta Rho ha svolto una ricerca piuttosto difficoltosa nell’archivio storico del Comune di Meda, riuscendo a individuare il numero di matricola di Giuseppe Milesi, fondamentale per poter prenotare all’Archivio di Stato di Milano la consultazione del foglio matricolare, dal quale attingere ulteriori informazioni.
«Di mio zio sapevo solo che era nato il 3 novembre 1921 a Erve, che allora era in provincia di Bergamo, e che successivamente con la famiglia si era trasferito a Meda - prosegue Galimberti - Aveva partecipato alla guerra di Russia ed era uno dei dispersi sul fiume Don. E’ morto nel 1943, a soli 21 anni. Non ci è stato mai restituito nulla di lui, se non un portafoglio che in qualche modo era stato portato a mio padre, Giancarlo Galimberti. Quando Mandarano mi ha comunicato di aver trovato il piastrino non potevo crederci».
La consultazione e la scoperta
E infatti quando il 9 marzo il professore all’Archivio di Stato di Milano ha consultato il faldone relativo a Milesi, oltre all’attestato di irreperibilità, ha notato un sacchettino di cotone bianco agganciato a una specie di cartolina postale con la quale probabilmente doveva essere spedito.
«Dato che la bustina era sigillata ho chiesto all’archivista se fosse possibile aprirla solo per fare delle foto - spiega Mandarano - Ha acconsentito e così ho aperto: all’interno c’era proprio il piastrino di riconoscimento con i dati di Milesi e la catenina per portarlo al collo, che il militare non poteva assolutamente togliere. Non so chi l’abbia trovato: magari è stato recuperato da un compagno o da un cappellano militare, una volta constatata la morte». Il professore non si spiega nemmeno come possa essere finito all’Archivio di Stato e da quanto tempo sia lì: «Non c’è alcuna traccia di una ricevuta o di un verbale di consegna. Strano che non sia stata avvisata la famiglia».
La storia di Milesi
Sulla storia di Milesi, invece, Mandarano ha le idee più chiare:
«Era un Alpino, apparteneva alla 308esima Sezione Sanità della Divisione Alpina Julia schierata sul fronte russo nella parte settentrionale del fiume Don insieme ad altre due Divisioni Alpine, la Cuneense e la Tridentina. Sempre sulla sponda destra del Don, ma molto più a sud, erano schierate dall’estate 1941 i 62mila soldati dello Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia). Il 17 gennaio 1943 le truppe corazzate russe attraversarono il Don, prima del Natale 1942 al Sud e il 17 gennaio 1943 al Nord, e travolsero le linee italiane. Gli Alpini e i reparti appartenenti ad altre Armi iniziarono così la tragica ritirata».
E’ quindi probabile che Milesi sia stato tra i Caduti di questa prima fase e sia morto per il freddo oppure,
«trattandosi di un soldato della Sanità, potrebbe essere stato catturato dai russi e poi è deceduto in prigionia oppure durante le tragiche marce di trasferimento dal luogo di cattura ai campi di concentramento».
L’alpino Milesi era quindi uno dei 90mila italiani dell’Armir, tra cui c’erano 36 medesi, che non ritornarono dalla campagna di Russia. E che merita di essere ricordato per il suo sacrificio.