Non dovrebbe essere una notizia. Ma se lo fosse, allora dovrebbe essere anche un messaggio forte e chiaro: che si può essere assessora della terza città della Lombardia e al tempo stesso mamma. Ed è per mettere nero su bianco questa testimonianza che l’assessora alla Viabilità di Monza, Irene Zappalà, annuncia di aspettare una bambina.
Conciliare si può e si deve
«Ho scelto di dirlo pubblicamente perché so cosa può significare per molte lavoratrici avere paura di perdere qualcosa quando diventano madri. Voglio che sappiano che si può fare, che non è un limite. Questa è un’idea che va superata una volta per tutte».
Zappalà parla con la serenità di chi ha già attraversato questa strada. Era rimasta incinta nel 2020, appena nominata assessora a Nova Milanese, nel pieno della pandemia. «É stato tutto molto naturale. Lì la politica ha sempre avuto una forte presenza femminile: ci sono state diverse sindache e assessore, che sono state anche mamme con figli piccoli durante il loro incarico – racconta- Quando ho comunicato la mia prima gravidanza nessuno si è stupito, è stata accolta come una cosa naturale. Così dovrebbe essere dappertutto. Era un ambiente in cui vedevo ogni giorno donne che tenevano insieme responsabilità istituzionali e vita familiare. Questo mi ha mostrato che è possibile conciliare».
A Monza, nel rapporto diretto con il sindaco Paolo Pilotto e con la squadra di Giunta, ha ritrovato la stessa normalità. «Il sindaco e gli assessori sono stati accoglienti fin da subito. Le prime settimane non sono stata bene e ho avuto bisogno di riposo per un mesetto, ma ho trovato comprensione e vicinanza. Nessuno ha mai posto la questione in termini di ostacolo al mio ruolo». Zapplà, che è mamma anche di un bimbo di 4 anni e mezzo, ha partecipato alle Giunta e alle riunioni importanti e ha dovuto limitare solo per un mesetto e mezzo le presenze in Consiglio comunale, ma anche lì quando due settimane fa è tornata sono arrivate parole di sostegno. «I consiglieri mi hanno fatto gli auguri in modo spontaneo e sincero».
La risposta alla Consulta
Le uniche perplessità, racconta, sono arrivate da alcune Consulte. «Mi stupisce che nel 2025 ci si chieda ancora se una donna incinta possa ricoprire un ruolo istituzionale. È sorprendente che questo sia ancora un tema. Non mi ferisce, ma mi fa riflettere. È la dimostrazione che dobbiamo continuare a parlarne».
A darle la spinta a esporsi pubblicamente è stata anche la sua esperienza professionale precedente: per anni ha diretto l’Ufficio Vertenze della Cgil di via Premuda, seguendo anche le violazioni subite dalle lavoratrici proprio per la maternità. «Ho incontrato cassiere, commesse, operaie che hanno perso il posto o sono state demansionate perché aspettavano un figlio e le abbiamo sostenute. Donne che hanno dovuto lottare per diritti elementari. É un tema che mi è rimasto dentro».
Da qui, il messaggio: «Le donne, le mamme, devono essere rappresentate anche dove si decide. Se non ci sono, alcune questioni continueranno a non essere viste. Sentiamo dire che questa generazione non fa figli e poi, quando una donna li fa, diventa un problema. Io dico: resistere, resistere, resistere. Essere diventata mamma mi ha arricchita, mi ha dato un punto di vista in più che porto nel mio ruolo di assessora. È un valore, non un ostacolo. La cura non ti toglie nulla, ti aggiunge sensibilità, capacità di ascolto, concretezza. Sono qualità utili anche in politica».
Rete famigliare e tecnologia
Un ruolo importante lo ha anche la rete familiare. «Il mio compagno si è preso una parte del lavoro di cura come se fosse la cosa più normale del mondo. E lo è. La famiglia è un lavoro di squadra. E quando la squadra funziona, le donne possono fare tutto. Non tutte hanno questa fortuna, ed è proprio per questo che sento il dovere di parlare».
Monza, aggiunge, è un contesto che favorisce la conciliazione. «Abbiamo servizi per l’infanzia di qualità, penso ai Nidi: questo mi dà serenità».
E non avrà remore a portare la bambina in aula. «Se un cittadino mi vede allattare o con un passeggino, capirà che posso fare entrambe le cose. Non c’è nulla di incompatibile. Il mio ruolo istituzionale non ne risentirà».
Anche la tecnologia in questo senso aiuta. «Le scorse settimane in cui ero a riposo per problemi di salute, sono riuscita a collegarmi con Rfi per un incontro importante. Continuerò a utilizzare i collegamenti online quando servirà. Il Covid ci ha lasciato strumenti utili e sarebbe un errore non valorizzarli».
Infine, il pensiero alla figlia che sta per arrivare. «Aspetto una bambina, e forse è questo che mi ha convinta definitivamente a parlare. Spero che quando sarà grande per lei non sarà più una notizia vedere una donna incinta che fa politica. Vorrei che fosse la normalità. Per questo lo dico oggi, qui: perché qualcuna possa sentirsi più forte».