Il dossier di Cisl Lombardia

Le case di riposo della Brianza tra le più care della Lombardia

Nel nostro territorio la retta media minima è di 72,08 euro al giorno la massima di 80 euro.

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Strutture mediamente costose, dislocate a macchia di leopardo nei territori lombardi e, anche in tempi non normali dovuti al covid19, permangono le liste di attesa. Questo è l’identikit che esce dal tradizionale report RSA  della FNP CISL Lombardia, che esamina e analizza nei particolari le 709 strutture di assistenza per anziani, disseminate nelle province lombarde, e cerca anche di aprire una finestra su altri sistemi assistenziali disponibili per gli anziani non autosufficienti. In questo quadro emerge che le case di riposo nel territorio di Ats Brianza (che comprende la Provincia di Monza e quella di Lecco) sono tra le più care della Lombardia.

La situazione delle Rsa nella nostra regione

“L’aspettativa di vita cresce in Italia, ma aumentano gli anziani malati e malati gravi. Se guardiamo al futuro, sappiamo che le generazioni prossime saranno composte da un numero sempre minore di figli, con stipendi più bassi. Come potranno queste famiglie, da sole, a farsi carico dei loro anziani?”.

È il commento di Emilio Didonè, segretario generale del sindacato pensionati della CISL lombarda. “Lo scenario che abbiamo analizzato offre spunti di qualche preoccupazione – continua Didonè –: le rette e i servizi non sono omogenei tra le provincie. I posti letto con la compartecipazione pubblica della spesa sono diminuiti mentre sono aumentati i posti con rette a totale carico delle famiglie. Siamo di fronte a un quadro di offerta molto frammentato che non è in grado oggi di rispondere pienamente a una domanda di servizi in crescita continua. Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo, e in Lombardia sono circa 367.000 gli anziani over 65 anni con limitazioni funzionali che necessitano di cure e assistenza continua”.

Il  “Rapporto 2020 RSA e non autosufficienza” obbliga a seri ripensamenti anche prima di quanto successo durante la pandemia (CLICCA QUI PER LEGGERE LA VERSIONE INTEGRALE)

I posti letto: siamo in fondo alla classifica

Al 31 dicembre 2020, i posti letto accreditati nelle RSA lombarde, cioè i posti letto autorizzati e abilitati, sono 64.933, un più 501 posti letto rispetto al 2019. Mentre calano ancora i posti letto contrattualizzati – riconosciuti da Regione Lombardia con regolare contratto e finanziati, in parte, dal Fondo Sanitario Regionale – che sono fermi a 57.513, 90 posti letto in meno rispetto al 2019, ovviamente le RSA con i posti letto contrattualizzati sono le più gettonate dalle famiglie, la Regione Lombardia contribuisce alla spesa della retta con una cifra variabile, che tiene conto della condizione sanitaria dell’ospite ricoverato in RSA.

A fronte di un indice di dotazione complessivo di 28,2 posti letto (pl) ogni mille anziani residenti, il dato medio regionale è di 28,3 posti letto, ma ci sono ben 4 Ats che presentano una dotazione nettamente inferiore all’indice lombardo: Ats Brianza che comprende l’area di Lecco e di Monza con 22 pl, Ats Milano con 22,8 pl, Ats Bergamo con 26,6 pl e Ats Brescia con 27,6 pl ogni mille anziani residenti.

Le case di riposo della Brianza tra le più care della Lombardia

In un “mercato” di domanda in crescita, molte RSA hanno ritenuto opportuno aumentare l’offerta proponendo posti letto solventi, cioè a totale carico della persona e famiglia. Infatti, nel 2020 i posti letto solventi sono saliti a 7.367 unità, con un più 90 posti letto rispetto al 2019. Il costo rette alberghiere delle RSA sono un tema molto delicato, in assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di molto nelle RSA lombarde. Abbiamo verificato che: la differenza va da una retta minima media di 50,70 € giorno nella ATS Montagna ad una retta media massima di 93,29 € giorno nella ATS Città Metropolitana di Milano. Subito dietro Milano c’è il nostro territorio con una retta media minima di 72,08 euro al giorno  e una massima di 80 euro.


La FNP CISL pensionati Lombardia ha calcolato che la spesa sostenuta da una persona ricoverata in una RSA lombarda ammonta a circa 24.500 € anno. Se poi si passa a moltiplicare questa somma per il totale dei posti letto autorizzati (64.933), vediamo che la spesa complessiva in Lombardia, a carico delle persone e famiglie, ammonta a circa 1,6 miliardi di euro. Alla quota alberghiera a carico della famiglia va aggiunta la quota sanitaria che paga regione Lombardia. Nei casi di persone indigenti che non possono pagare le rette delle RSA intervengono anche i Comuni lombardi, con una quota che non è stato possibile determinare con precisione ma in continuo aumento.

Le liste di attesa

“Oltre ad affrontare rette molto salate una volta ricoverato l’anziano, prima le famiglie sono costrette a superare sia la prova delle liste di attesa, peregrinando da una RSA all’altra RSA in attesa di un posto letto, e sia il confronto dei costi delle rette RSA, giunte ormai a livelli difficilmente sostenibili per molte famiglie. In Lombardia, gli assistenti familiari – le comuni “badanti” – regolarmente assunti sono 74.413, che si stima sia circa il 40% del totale, mentre gli irregolari si aggirano oltre i 110.000, per un totale di quasi 190 mila lavoratori” spiegano dalla Cisl .

Considerando il costo a carico della famiglia pari a circa 17.000€ lordi all’anno, si può valutare che il costo complessivo per tale comparto può arrivare a circa 3,2 miliardi di euro l’anno. Complessivamente, dunque, le famiglie in Lombardia spendono ogni anno per l’assistenza dei propri familiari a domicilio con assistenti familiari e per i ricoverati in RSA circa 4,8 miliardi l’anno.

Nel report 2020, è stato inserito per la prima volta un focus sulla natura giuridica della RSA in Lombardia, dal quale emerge che 655 RSA sono private e solo 54 pubbliche, 393 sono Onlus mentre 316 sono no Onlus, 306 sono Fondazioni, 152 sono società di capitale, 115 società cooperative e aziende speciali, 54 sono controllate da enti ecclesiastici. Negli ultimi 10 anni in Lombardia, le RSA sono aumentate di 10 unità;  i posti letto abilitati sono cresciuti di 6.386, e il costo per famiglia è aumentato del 24%.

 Emilio Didonè, segretario generale del sindacato pensionati della CISL lombarda

“Occorre una governance di sistema con percorsi omogenei, secondo l’evolversi del bisogno di assistenza che l’invecchiamento può determinare, in tutte le regioni del Paese – dice ancora Didonè. Va superata la situazione “cenerentola” della rete dei servizi che le RSA stanno vivendo. Le RSA sono strutture della rete sociosanitaria previste dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) e devono essere inserite a pieno titolo nel Servizio sanitario regionale e quindi parte integrante dei servizi del territorio. Per progettare il futuro delle RSA occorre riprogettare tutta la rete dei servizi in un’ottica di integrazione con tutti i servizi territoriali: Mmg, assistenza domiciliare, altre strutture residenziali leggere, ospedali, ambulatori specialistici, servizi sociali, associazioni di volontariato, ecc.., diventando a loro volta un centro di servizi per la comunità. Manca una legge nazionale “cornice” che entri nel merito della non autosufficienza, dei servizi minimi da garantire e di come garantirli. Non è possibile che nel secondo Paese più vecchio al mondo si continui a rimandare il tema della vecchiaia e della non autosufficienza. Da tempo – conclude il segretario generale di FNP CISL Lombardia – i sindacati confederali dei pensionati sostengono la necessità di una legge in tal senso, altrimenti la sfida della non autosufficienza ha tutte le premesse per diventare una vera e propria bomba sociale”.

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