Lesmo e Biassono ricordano il partigiano Cesana nell'80esimo anniversario del suo sacrificio
Si è svolta oggi pomeriggio, venerdì 25 ottobre 2024, la cerimonia di commemorazione della morte del partigiano Livio Cesana
L'Anpi di Lesmo e Biassono ricorda un concittadino morto per la libertà. Si è svolta oggi pomeriggio, venerdì 25 ottobre 2024, a Gerno di Lesmo, alla presenza delle autorità civili, associazioni e studenti della scuola media di Lesmo "Don Milani", la cerimonia di commemorazione dell'impiccagione del partigiano biassonese Livio Cesana, avvenuta il 25 ottobre 1944, esattamente 80 anni fa proprio nella frazione lesmese.
Presenti i sindaci di Biassono e Lesmo
Presenti alla commemorazione anche il sindaco di Biassono Luciano Casiraghi e il primo cittadino di Lesmo Sara Dossola. Una cerimonia toccante iniziata con l'inno di Mameli, alla quale ha preso parte anche il luogotenente Luca Carboni, comandante della stazione dei carabinieri di Arcore.
Oltre alla sezione di Biassono erano presenti i gruppi Anpi di Macherio-Sovico, Arcore, Lesmo-Camparada, i rappresentanti delle Associazioni Combattenti e Reduci e dei Carabinieri in congedo di Lesmo-Camparada e i volontari della Protezione civile di Lesmo, Camparada e Correzzana.
Chi era Livio Cesana?
Il partigiano, originario di Biassono, era stato catturato e, dopo essere stato sottoposto a tortura presso il comando fascista all’interno della Villa Reale a Monza, era stato impiccato dalle milizie nazi-fasciste in via Volta a Gerno, sotto l’arcata del ponticello ferroviario, proprio dove oggi è situato il cippo eretto alla sua memoria.
"Ricordiamo Livio Cesana - hanno sottolineato gli esponenti dell’Anpi - Nato a Biassono il 10 marzo 1906 da Carlo e da Maria Luigia Brugora, Livio era antifascista da sempre, ed era colui che conduceva la difficile e pericolosa attività di contatto e reclutamento alla resistenza armata degli sbandati e renitenti alla leva fascista della zona. Nella cantina della sua osteria di via Pietro Verri gli antifascisti si ritrovavano ad ascoltare le radio libere europee e, sempre in quel locale, festeggiavano clandestinamente il Primo Maggio. Comandante della 104° Brigata Garibaldi “Diomede”, venne arrestato a metà agosto 1944; nel corso di un’azione a Montesiro venne infatti intercettato dai legionari della “Muti” di stanza a Villasanta, ferito in due riprese e poi catturato. Alla Villa Reale di Monza, sede del comando fascista, subì ripetuti interrogatori; venne sottoposto a torture per strappargli i nomi dei compagni di lotta, ma coraggiosamente si rifiutò. Visti inutili tutti gli sforzi per conoscere, da Livio Cesana, i nomi dei partigiani in clandestinità, decisero di ucciderlo".