L'ex Cda di Fimer: "Se gli azionisti non ci avessero revocato, ora l'azienda sarebbe salva"
La dura presa di posizione del vecchio Consiglio di amministrazione che fornisce la propria versione dei fatti sull'azienda a rischio chiusura.
"Se non ci avessero tolto l'incarico, ora Fimer sarebbe salva"
La dura presa di posizione dell'ex Cda di Fimer
Una presa di posizione molto forte assunta dal vecchio Consiglio di amministrazione di Fimer spa, azienda che ha il suo quartier generale tra Vimercate e Usmate Velate e un suo ulteriore sito produttivo a Terranuova Bracciolini , in provincia di Arezzo.
L'azienda, che produce inverter per pannelli fotovoltaici e colonnine per la ricarica elettrica, è a rischio fallimento. L'operazione da 50 milioni di euro, che avrebbe infatti dovuto garantire il salvataggio, grazie all'inglese Greybull-McLaren, è di fatto saltata facendo naufragare anche il piano accolto dal Tribunale e che sembrava aver scongiurato il fallimento.
L'accusa degli azionisti e la replica del Cda
Piano, secondo gli azionisti di Fimer, saltato per "colpa" del Consiglio di amministrazione revocato dagli stessi azionisti.
Di avviso completamente opposto i componenti di quel Cda che hanno diramato una lunga e articolata nota con la quale di fatto respingono ogni accusa e ributtano la palla nel campo degli azionisti, con parole molto nette.
"Non corrisponde al vero quanto riferito dagli azionisti di Fimer - scrivono i vecchi componenti del Cda, Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganelli - Se non ci avessero revocato, l'azienda ora sarebbe salva".
Il comunicato integrale
Un concetto questo sviluppato dai tre in un lungo e articolato comunicato che riportiamo qui di seguito integralmente.
"È stata necessaria una profonda riflessione prima di decidere se reagire al comunicato emesso dagli azionisti; non è infatti da dare per scontato che sia necessario rispondere ad una iniziativa di pura propaganda - si legge nel documento - Gli azionisti addebitano al CdA composto dagli scriventi Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello - in modo evidentemente strumentale - responsabilità davvero inesistenti. Peraltro, osserviamo che gli azionisti si producono in questo esercizio senza nemmeno citarci nel loro comunicato. Ciò premesso, sarebbe sufficiente rileggere i decreti emessi dal Tribunale di Arezzo dal 3 aprile u.s. in poi per ristabilire la verità sulle ragioni che stanno spingendo gli azionisti a impedire, con ogni possibile (ed impossibile) mezzo la soluzione della “vicenda Fimer”: in poche parole (sebbene molte di più se ne potrebbero scrivere, e lo faremo se ulteriormente sollecitati) gli azionisti non si ritengono soddisfatti dalle offerte economiche loro formulate da Greybull a valle di lunghe trattative; offerte che sarebbero state
sommate all’ingente importo già necessario per soddisfare i creditori concordatari (€50 milioni) e a quelle che saranno necessarie per riportare equilibrio produttivo e finanziario alla torturata Fimer. In altre parole, agli azionisti non sembra interessare la favorevole soluzione del concordato se questa non passa soprattutto per la soddisfazione degli azionisti stessi (ovvero coloro che hanno provocato le
condizioni che hanno imposto il ricorso alla procedura di concordato nel dicembre del 2021)".
"Sarebbe però riduttivo limitarsi ai fatti delle ultime lunghe e travagliate settimane, fatti dei quali il CdA - inopinatamente revocato la prima volta il 3 aprile u.s. e successivamente, e sempre con forti lacune di regolarità, il 17 aprile 2023 - conosce necessariamente in modo indiretto - prosegue il documento sottoscritto da Calabi, Di Giovanni e Deganello - Ciò ulteriormente premesso, i fatti: 1. Non risponde al vero, e infatti non risulta da alcun atto, che il Tribunale di Arezzo abbia minacciato il fallimento della Fimer prima del 3 maggio 2023. 2. Come si rileva dal decreto del tribunale emesso in data 26 aprile u.s., è invece vero che il disordine e la confusione provocati dalle decisioni assunte dagli azionisti ha determinato la convocazione dell’udienza del 3 maggio 2023 con all’ordine del giorno la possibile revoca del concordato
medesimo da parte del tribunale di Arezzo (udienza alla quale era anche presente il Pubblico Ministero). 3. È vero che il tribunale di Arezzo ha poi evitato di revocare il concordato perché il nuovo CdA, evidentemente con il consenso degli azionisti, ha aderito alla proposta McLaren/Greybull confermando la scelta effettuata, come impone il Codice Civile e come si evincerà da quanto segue, dal CdA del quale i sottoscritti facevano parte".
"Tutto ciò fa seguito ad altri incontrovertibili fatti - proseguono gli ex componenti del Cda - A. Fimer ha presentato istanza per il concordato in bianco a dicembre 2021 avendo accumulato un passivo che, alla data dell’ultimo piano industriale presentato il 15 marzo 2023, è di oltre
€290 milioni, accumulati prima del dicembre 2021 in aggiunta ad aver consumato la poderosa disponibilità di cassa che era stata messa a disposizione da ABB. B. Il Dr. Calabi fu nominato Amministratore Unico per evitare la nomina di un amministratore giudiziario da parte del tribunale di Milano, al quale s’era appellato il Collegio Sindacale denunciando gravi irregolarità, con ricorso ai sensi dell’art. 2409 Codice Civile, nei confronti dell’allora Consiglio di Amministrazione, che vedeva Filippo Carzaniga nel ruolo di Presidente Esecutivo con piene deleghe operative e l’Ing. Ambrogio Carzaniga e la D.ssa Sottocorno quali consiglieri con deleghe e relativi compensi. C. Il lavoro svolto dal Dr. Calabi ha risolto positivamente la procedura ex art. 2409 Codice Civile, evitando le rilevanti conseguenze legali per gli azionisti e la Società. D. Il Dr. Calabi s’è assunto anche la responsabilità di redigere, sottoscrivere e portare nell’aprile 2022 (!) all’approvazione da parte dell’Assemblea degli azionisti un bilancio 2020 che la precedente gestione non era riuscita a predisporre per criticità e contrasti emersi in fase di redazione dello stesso (e ciò aveva costituito uno degli elementi della denuncia attivata dal Collegio Sindacale). E. Il CdA presieduto dal Dr. Calabi s’è insediato alla fine di maggio 2022 e, grazie a quel CdA, andati miseramente falliti tutti i tentativi di attrarre investitori fatti negli ultimi mesi del 2021 e nei primi mesi del 2022 (prima della nomina del CdA): a. È stato presentato il 28 giugno 2022 il Piano Concordatario attestato (non senza qualche difficoltà, stante l’iniezione di “ottimismo” contribuita dal Dr. Filippo Carzaniga, all’epoca dei fatti Direttore Operativo della società ed esperto del settore, e sempre col coinvolgimento dell’Ing. Carzaniga). b. È stato ottenuto il supporto finanziario di General Finance per un importo di €45 milioni (poi rivelatosi di impossibile pieno utilizzo per le ragioni a tutti note). c. A partire dal mese di luglio 2022 il CdA ha svolto una intensa attività gestionale volta ad affrontare e mettere in atto una nutrita serie di iniziative, tutte ben note agli azionisti, finalizzate ad affrontare e risolvere rilevanti problemi e carenze gestionali in tutte le aree di attività, mai prima affrontate o risolte dalla precedente gestione. d. In data 21 settembre 2022 è stata decretata l’ammissione al voto dei creditori da
parte del tribunale di Arezzo, cosa non scontata e per la quale gli stessi azionisti hanno espresso lusinghieri apprezzamenti al CdA per il lavoro svolto e il risultato conseguito. e. Stanti le difficoltà di utilizzo della linea di General Finance e le oggettive problematiche industriali emerse in corso d’opera ed ereditate dalle precedenti gestioni (come ampiamente illustrato al tribunale con le periodiche relazioni allo
stesso presentate), il CdA ha denunciato, in data 5 gennaio 2023, la necessità di provvedere ad una revisione del piano concordatario. F. In data 15 marzo 2023 è stato presentato il nuovo piano concordatario che prevedeva la stessa percentuale di soddisfazione dei creditori (10% al chiro) ma metteva anche in assoluta evidenza la indispensabilità di una iniezione di capitale successiva all’omologa che gli azionisti non erano in grado di fare. g. Da qui la altrettanto assoluta necessità, imposta dal tribunale di Arezzo con decreto del 23 marzo 2023, di giungere - entro il 31 marzo 2023 - alla scelta di un investitore che fosse in grado di investire in Fimer quanto necessario alle esigenze del
concordato (€50 milioni circa). h. In data 30 marzo 2023 il CdA, dopo reiterati tentativi - andati tutti falliti - di illustrare agli azionisti le offerte ricevute e ricevende, si convocò per assumere le proprie decisioni gestionali, nel rispetto dei termini imposti dal Tribunale ma anche delle prerogative di indipendenza imposte dalla legge".
"i. Il CdA ricevette tre offerte: i. L’offerta cosiddetta Mattarelli, che prevedeva l’acquisto di un ramo di azienda; tale modalità era già stata giudicata dal tribunale di Arezzo non coerente con la procedura in corso e, quindi, non avrebbe potuto avere successo (e questo non per scelta del CdA che col Dr. Mattarelli aveva condotto, dopo una accurata due diligence da parte dello stesso, una fruttuosa negoziazione dei termini di intervento). Va fatto presente che: (i) la scelta operata dal Dr. Mattarelli nel formulare la propria offerta di acquisto di ramo d’azienda, trovava la sua principale ragione nella decisione di non avere rapporti negoziali con gli azionisti; (ii) questi ultimi s’erano opposti in tutti i modi al Dr. Mattarelli ritenendolo né affidabile né di interesse per gli azionisti stessi. ii. L’offerta Fintechno supportata da Clementy; né l’una (Fintechno), né l’altro (Clementy) furono in grado di dimostrare di avere alcuna risorsa finanziaria nonostante tale dimostrazione fosse stata richiesta, a più riprese e per molto tempo. L’unico documento presentato da Clementy in data 30 marzo u.s., a questo proposito, fu un “affidavit” che in nessun modo poteva essere considerata dimostrazione di disponibilità delle risorse finanziarie. Si aggiunga pure che Clementy, in data 27 aprile u.s., ha emesso un comunicato stampa ufficiale col quale ha dichiarato la propria decisione di non perseguire ulteriormente la possibile acquisizione di Fimer, non lesinando critiche nei confronti degli azionisti. Va anche ricordato che Clementy non aveva effettuato alcuna approfondita “due diligence” (cosa assolutamente normale, invece, per chiunque si appresti seriamente ad effettuare un investimento economicamente e finanziariamente rilevante)".
"iii. L’offerta McLaren/Greybull, che si caratterizzava per: 1. Avere effettuato una due diligence estremamente accurata soprattutto dal punto di vista industriale, nonostante il breve tempo a disposizione. 2. Una chiara comprensione delle sfide commerciali ed industriali che
Fimer avrebbe dovuto affrontare per raggiungere l’equilibrio economico e finanziario e la altrettanto chiara dimostrazione delle
sinergie industriali che McLaren e Fimer avrebbero potuto sviluppare. 3. La solida ed inconfutabile dimostrazione scritta da parte di una
primaria banca internazionale, di risorse finanziarie messe a disposizione dagli investitori associati da Greybull all’operazione. 4. La disponibilità a finanziare, prima dell’omologa e a fronte di adeguate garanzie (cosa del tutto normale in questo tipo di operazioni), un importo stimato di €10 milioni, indispensabile a Fimer per accelerare la dinamica commerciale che era stata alla base della ridotta performance sperimentata fino a quella data a causa della mancanza di risorse finanziarie adeguate (superando i limiti imposti dalla difficoltà di sfruttamento integrale della linea di credito originariamente messa a disposizione da General Finance). 5. La dichiarata disponibilità a trovare un accordo con gli azionisti, come poi ampiamente dimostrato avendo loro offerto un rilevante importo finanziario diretto e indiretto di qualche decina di milioni di euro senza riscontro favorevole".
"F. La scelta del CdA, al quale la stessa compete per legge, non poteva che cadere su quest’ultima offerta, peraltro presentata da un interlocutore individuato dagli azionisti (e quindi ad essi gradito anche a valle delle negoziazioni che fra le parti, ci risulta, fossero già
state condotte ma delle quali il CdA nulla poteva - né voleva - sapere, perché non necessario ai fini della propria decisione). Va qui pure ricordato che in data 15 marzo 2023, in occasione della presentazione al tribunale di Arezzo del nuovo piano industriale e concordatario, furono gli azionisti a:
a. Supportare il piano concordatario con l’impegno della Società Fintechno, che però avrebbe dovuto ricevere l’indispensabile supporto di Clementy che, all’epoca dei fatti, era assolutamente incerto (come poi dimostrato dagli eventi successivi). b. Dichiarare al tribunale di non aver assunto impegni vincolanti con Clementy, proprio per dare a McLaren l’opportunità di formulare una propria offerta perché
industrialmente più convincente (si veda la dichiarazione qui allegata)".
"La realtà delle cose, col senno di poi, è assai probabilmente stata la seguente: gli azionisti volevano ancora ritenersi liberi di continuare a negoziare i termini di un accordo con i potenziali investitori all’epoca di loro interesse (avendo gli azionisti escluso qualsiasi possibile rapporto con Mattarelli, reputato - come già sopra detto - inaffidabile e non dotato dei mezzi necessari a sostenere la sfida, oltre che dagli stessi considerato incompetente) e ciò nonostante il disposto del tribunale di Arezzo, che aveva imposto una decisione (necessariamente, come già detto) da parte del CdA, entro il 31 marzo 2023 (data peraltro oltre la quale sarebbero decadute sia l’offerta di McLaren, sia quella di Mattarelli ma non quella di Clementy che, in realtà, rimandava i suoi impegni a date ben successive a quella imposta dal Tribunale)".
"Questi sono i fatti, incontrovertibili ed ampiamente documentati ed ulteriormente documentabili se dovessimo esservi costretti - concludono i tre esponenti dell'ex Cda - Riteniamo che i contenuti e le affermazioni del comunicato degli azionisti siano davvero scorrette e lesive della reputazione della quale godono i singoli compenti del CdA e che il CdA, quale organo collegiale di gestione, si è guadagnato sul campo. In proposito, ringraziamo tutti coloro i quali, e sono molto numerosi, hanno ritenuto - dichiarandolo in molti modi - la revoca imposta dagli azionisti (anzi, “le revoche”) un danno per Fimer e per il percorso che, finalmente, avrebbe potuto permettere la chiusura con successo della procedura concordataria e favorire, altrettanto finalmente, la soluzione dei problemi che hanno afflitto Fimer durante tutta la gestione da parte degli azionisti e loro procuratori. Infine, se gli azionisti non avessero revocato il nostro CdA, Fimer sarebbe oggi stata salva, il concordato sarebbe andato a buon fine, il futuro dell’azienda sarebbe stato ben diverso da quello che oggi si prospetta esclusivamente a causa di quanto accaduto a partire dal 3 aprile u.s. in avanti, e ciò anche in considerazione del Decreto del tribunale di Arezzo del 5 giugno 2023".