Carnate

L'ex sindaco e la lotta, vinta, contro il tumore

La testimonianza di Daniele Nava: "La prevenzione mi ha salvato la vita".

L'ex sindaco e la lotta, vinta, contro il tumore
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Ascoltando il suo racconto c’è una parola che balza immediatamente all’orecchio: prevenzione.

La testimonianza dell'ex sindaco

Ed è proprio intorno a questo tema che l’ex sindaco di Carnate Daniele Nava riordina i propri pensieri e sentimenti riavvolgendo il nastro degli ultimi burrascosi mesi. E’ una parola scelta con cura la sua, poiché è la stessa che, con ogni probabilità, gli ha permesso di salvare la propria vita.

La malattia scoperta negli ultimi giorni da sindaco

Per Nava, primo cittadino di Carnate fino allo scorso giugno, la malattia non è un tabù. Non lo è stato nemmeno quando, negli ultimi giorni del proprio mandato, aveva scoperto di avere una serpe in seno. Letteralmente in questo caso, perché il carcinoma (un tumore maligno, detto in maniera chiara) lo aveva colpito proprio al petto. Un nemico maledetto e silenzioso, contro cui l’ex sindaco ha dovuto battagliare al di fuori dalle aule del Consiglio comunale. Non senza timori, ma nemmeno senza vergogna o preoccupazione di rendere nota la propria condizione.
Oggi l’ex sindaco sta vincendo la sua battaglia, che ha accettato di raccontare un po’ per esorcizzare la paura, un po’ per dare la giusta importanza a quella parola a cui lo stesso Nava si è aggrappato lungo il suo percorso: prevenzione.

Innanzitutto, come sta?

Bene, come vede sono sereno e in forma. Certo, il pensiero c’è sempre ed è un come un tarlo nella testa, ma fortunatamente sembra che tutto sia sotto controllo.
Giustamente lo dice a bassa voce...
Non si sa mai. Gli esami sono in ordine e i valori tutti nella norma. Ma chi finisce in questo girone sa che è sempre meglio incrociare le dita e non dare nulla per scontato.

Facciamo un passo indietro. Quando e come ha scoperto la sua condizione?

Erano le ultime settimane di maggio. Sentivo che qualcosa non andava al petto, percepivo come la presenza di una massa. Inizialmente mi avevano detto che poteva essere un accumulo di grasso, che non era nulla di cui preoccuparmi. Io però ho insistito e alla fine ho avuto ragione. Sfortunatamente e fortunatamente allo stesso tempo. Perché se da una parte la cosa non è stata certo piacevole, dall’altra averla scoperta per tempo mi ha permesso di salvare la pelle. La prevenzione è stata fondamentale.

"Sono rimasto pietrificato"

Un tema che affronteremo più avanti. Come ha appreso la notizia?

Ero nel mio ufficio in Municipio. Avevo fatto alcuni esami quindici giorni prima e ne attendevo l’esito. Mi ero quasi convinto che fosse andato tutto liscio perché i referti non arrivavano. Invece, nel tardo pomeriggio, ecco la notifica del fascicolo sanitario. Apro il documento e leggo: carcinoma infiltrante. Mi si è gelato il sangue, non potevo crederci. O forse non volevo farlo. Di fianco a me c’era Lorenzo Besana: anche lui è rimasto pietrificato, praticamente è stato il primo a saperlo.

Tuttavia non si è perso d’animo.

No, certo. Ho subito prenotato una visita specialistica per avere un parere più specifico e per capire come comportarmi, cosa dovevo fare e tutto il resto. Sa, in fondo per me era una novità. Il giorno dopo ho parlato con i dottori e mi hanno subito tranquillizzato. Il tumore era stato beccato in tempo e c’erano tutte le condizioni per risolvere la situazione nel migliore dei modi. Mi sono sentito sollevato, però ovviamente la pelle era la mia e quindi un po’ di preoccupazione è rimasta. Siamo rimasti che entro qualche settimana mi avrebbero chiamato per l’operazione e sono finito sotto i ferri il 7 luglio: una data che ricorderò per sempre probabilmente. Ero scosso e in presa a emozioni contrastanti. Da una parte volevo dare a tutti la notizia perché era come se volessi liberarmi da un peso di cui comunque non avevo da vergognarmi; dall’altra però volevo vederci chiaro e avere prima il quadro delineato della situazione.

Alla fine però, qualche giorno dopo, ne ha dato comunicazione alla cittadinanza.

Sì, ho voluto attendere la fine del mandato prima di rendere pubblica la mia condizione, mi è sembrato più opportuno. Come detto, nonostante sia una patologia che colpisce maggiormente le donne, non avevo nulla di cui vergognarmi. Anzi, ho pensato che le mie parole avrebbero potuto aiutare qualcun altro nella mia stessa condizione a non nascondersi, ma a cercare aiuto e conforto. Paradossalmente mi ha ispirato Vittorio Feltri (anche lui ha reso noto il proprio tumore al pancreas tempo fa, ndr). Siamo agli antipodi dal punto di vista politico (ride), ma in questo caso ho avuto da imparare.

"La prevenzione mi ha salvato la vita"

Ha puntato molto sul discorso della prevenzione.
Sì e non lo dirò mai abbastanza: la prevenzione mi ha salvato la vita. Se non avessi insistito per fare gli esami oggi probabilmente vivrei una situazione molto diversa. La prevenzione è fondamentale e necessaria, motivo per cui invito tutti a sottoporsi a esami o visite periodiche. Non sottovalutate niente e non abbiate vergogna di nulla. Non ne vale la pena.

Questa situazione le ha cambiato la vita?

Più che altro ha cambiato il modo di guardarla, perché cambiano le prospettive e cambiano le priorità. Mi sono avvicinato di più alle persone care che mi infondevano sicurezza per affrontare il momento, come mia moglie Enza. E’ in quei momenti che capisci su cosa concentrare il tuo tempo e cosa invece tralasciare.

Politica compresa?

Più o meno. Il mio addio alla politica locale era già deciso vista la fine del secondo mandato, ma forse, in un altro momento, mi sarei comunque messo a disposizione della squadra. Invece ho detto subito che non avrei fatto nulla, che mi sarei ritirato per prendermi del tempo da dedicare a me stesso e alla mia famiglia. Tant’è che poi, per le elezioni nazionali di settembre, una volta assestata la situazione personale, ho dato la disponibilità a ricoprire l’incarico di rappresentante di lista ai seggi.

"Ho pensato a don Giovanni"

La sua storia ripercorre quella di un’altra grande figura di Carnate: don Giovanni Verderio. Pur con tante differenze, avete lottato contro un nemico piuttosto simile. Ha pensato a lui durante questo percorso complicato?

Sì, ci ho pensato molto a dire il vero. Mi è tornato alla mente molte volte in questo periodo, soprattutto il giorno che stavano per operarmi. Abbiamo condiviso tanto io e don Giovanni, persino questo momento di dolore e l’ho trovato molto simbolico. Il suo è stato un calvario lungo e doloroso, il mio fortunatamente lo è stato molto meno. Ho percepito la sua vicinanza in questi mesi. E’ una persona che manca moltissimo alla nostra comunità e a me personalmente: senza di lui non avrei potuto continuare sulla strada dell’integrazione.

"Ora sto bene"

Ora invece come si sente?

Bene. Anche se, come detto, lo dico un po’ a bassa voce. Leggo molto per tenere la testa occupata e non pensare troppo al tarlo che, volente o nolente, resterà per sempre a chi vive una situazione del genere.

"Farò volontariato"

Prima di concludere il suo mandato aveva detto che le sarebbe piaciuto tornare a fare volontariato. Lo farà?

Si, mi piacerebbe molto poter sostenere attivamente le associazioni impegnate nell’ambito della prevenzione e della sensibilizzazione. Al San Gerardo di Monza, che ringrazio per la professionalità e l’umanità con cui mi hanno curato, ho avuto modo di incontrare alcune di queste realtà e mi hanno colpito molto. Prima magari le guardavo con occhio distaccato, ma quando poi vivi queste situazioni cambi tutta la prospettiva, come le dicevo prima del resto. L’intenzione era quella di trascorrere tranquillamente le feste di Natale, ma a gennaio riprenderò in mano la mia vita nel vero senso del termine. E principalmente mi darò da fare in questo particolare ambito di volontariato: penso che chi abbia ricevuto qualcosa abbia il dovere morale di ridarlo indietro a chi vive la stessa condizione. Vale per questo caso, ma vale anche per ogni altra sfera della nostra vita. L’indifferenza non serve davvero a nessuno.

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