L’ex sindaco Marco Mariani appende il camice al chiodo
Il due volte primo cittadino leghista di Monza in pensione dopo 43 anni
«Se mi dispiace andare in pensione? Dal punto di vista umano sì, mi mancheranno i miei pazienti. Molti li ho visti crescere e ora mi portano i loro figli. Ma bisogna anche rendersi conto che c’è una fine a tutto. E per me è arrivato il momento di andare in pensione».
L'ex sindaco in pensione
Non nasconde una certa malinconia il solitamente ruspante ex sindaco di Monza e ora anche ex medico di medicina generale Marco Mariani. Dopo 43 anni di carriera - andata di pari passo al suo impegno politico - è arrivato per lui il momento di appendere camice e stetoscopio al chiodo.
Il saluto dei pazienti
L’ambulatorio di via Raiberti 9 è ancora pieno di documenti e scatoloni. Sugli scaffali, i regali di addio dei pazienti, «che sono tanti sa? Ne ho, anzi...ne avevo, 1.650. Il limite è 1.500. Meno male che ho avuto la Adele, la mia formidabile segretaria, ad aiutarmi con tutte le pratiche burocratiche. Se non avessi avuto lei probabilmente sarei andato in pensione dieci anni fa».
Una lunga carriera
Laureatosi in Medicina, con specializzazione in Ortopedia, nel ‘78, la sua carriera cominciò nelle guardie mediche, poi in ospedale a Vimercate, fino a che, a metà degli anni Ottanta non aprì il suo primo ambulatorio in via Agnesi per poi trasferirsi in via Raiberti dove ha esercitato fino a pochi giorni fa «e dove qualcosa da privato continuerò a fare».
Una vita tra medicina e politica
Lasciarsi alle spalle decenni di professione medica non è certo uno scherzo. Così come è inevitabile che il discorso viri sulla politica, altro suo grande amore che però qualche delusione, negli anni, gliel’ha riservata.
L'incontro con la Lega di Bossi
«Fu proprio qua a due passi, davanti al Nei, che conobbi per la prima volta dei militanti leghisti - ha spiegato Mariani - Era l’87 e c’era un incontro della Lega Lombarda. Mi ero incuriosito e avevo deciso di seguirlo. Eravamo quattro gatti. Ma conobbi Giorgio Brambilla. Bossi invece lo incontrai alla fine dell’anno. Venne a Monza per un convegno: eravamo in 5 sul banco dei relatori e in platea c’erano tre persone. Poi andammo in un pub di via Cortelonga. Ci salutò alle tre di notte, dicendoci che nel ‘95 avremmo avuto in mano il Nord. Nessuno lo prese sul serio. Salvo che poi nel ‘90 fummo eletti in 5 a Desio e nel ‘92 (subito dopo la bufera di Tangentopoli, ndr) prendemmo il 32 per cento, più il 6 della Lega Lombarda Alpina, nella moderata e democristiana Monza. E allora ci rendemmo conto che forse non era poi così stramba la sua previsione. Aveva capito che qualcosa stava cambiando».
"Viaggerò e mi occuperò dei nipotini"
Due volte sindaco, poi consigliere regionale, l’idea di approfittare della pensione per tornare a fare politica attiva non sembrerebbe essere nei suoi orizzonti prossimi. «La tessera della Lega ce l’ho eccome, anzi ho una pigna di tessere, e sono pure nel direttivo cittadino, ma vedremo....le cose sono cambiate. E qui mi taccio». Sicuramente, spiega, penserà ai nipotini. «E poi lo studio non lo lascio. Qualcosa continuerò a fare da privato. Certo è che viaggerò con la mia Fiorella. Siamo reduci da un pellegrinaggio in Terra Santa. Splendido, ma ho ancora dei dolori...il prete era bravissimo, ma ci ha fatto fare dieci chilometri al giorno. Non dico la fame che avevo».
Il periodo del Covid
Da buona forchetta quale è sempre stato, la pensione sarà anche dedicata al buon cibo. «Devo andare nel bresciano a provare il Bagoss, un formaggio che dev’essere una delizia - ha detto sorridendo, salvo poi velarsi di una certa tristezza - Lo ammetto, sono un po’ stanco e voglio prendermi un periodo di riposo. I due anni e mezzo del Covid sono stati pesanti. Adele ed io siamo stati costantemente in ambulatorio. Tutti bardati e la paura di ammalarci c’era eccome. Ho settant’anni e, per quanto mi dispiaccia lasciare i miei assistiti, è ora di voltare pagina. La mia sostituta, la dottoressa Guimara Texido, con studio in via Talamoni 4, è bravissima. Giovane e con tanta voglia di lavorare. Certo è che il numero di pazienti per medico continua a essere alto. Troppo alto. Segno che qualche nuovo arrivo andrebbe previsto».