Maestra detenuta

L’Italia si muove per Ilaria Salis. Lunedì parte il processo

La diplomazia è al lavoro e tra banchetti e raccolte firme, qualcosa si muove

L’Italia si muove per Ilaria Salis. Lunedì parte il processo
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Dopo la mobilitazione della società civile, anche la politica  si è unita alla battaglia per far tornare in Italia Ilaria Salis, la maestra 39enne monzese detenuta a Budapest e la diplomazia è al lavoro per dialogare con l'Ungheria. Intanto lunedì 29 gennaio 2024 partirà il processo che la vede imputata per l'aggressione a due neonazisti durante una manifestazione.

La diplomazia si sta muovendo

Qualcosa sembra finalmente muoversi. La diplomazia è al lavoro e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sembra abbia incontrato  a Bruxelles il suo omonimo ungherese, al quale avrebbe consegnato una nota con le richieste relative alla detenzione della cittadina italiana con l’obiettivo di farle ottenere almeno gli arresti domiciliari.

Il papà Roberto che ha lanciato l’appello  raccontando le condizioni disumane in cui la figlia è tenuta in cella tra topi e scarafaggi senza le più basiche condizioni igieniche, è pronto a partire per l'Ungheria, per rivedere finalmente la figlia e sulla pagina creata per sostenere la liberazione della figlia aggiorna: «Sono contento che qualcosa si stia muovendo. Inizia a vedersi un po' di luce in fondo al tunnel! Martedì abbiamo finalmente il tanto agognato contatto con il Governo italiano.  Io e mia moglie siamo veramente commossi per la solidarietà mostrata dagli ex compagni di Ilaria del Liceo Zucchi di Monza ed anche dagli altri ex alunni della scuola di anni successivi o precedenti. Domenica si parte per Budapest per la prima udienza il 29 gennaio e per incontrare Ilaria per la visita il 31 mattina. Barra dritta e avanti tutta!».

Gli appelli e le raccolte firme

Intanto sono già oltre 40mila coloro che hanno firmato la raccolta su Change.org (si trova digitando «Riportiamo Ilaria Salis in Italia!», si può firmare qui). Un'altra mobilitazione poi l'hanno promossa gli ex Zucchini, il liceo monzese frequentato da Ilaria in gioventù, con centinaia di personalità che l'hanno già sottoscritta (è raggiungibile qui).

Il sindaco di Monza Paolo Pilotto, che era anche il professore della giovane donna allo Zucchi, ha parlato con la famiglia e si sta interessando al caso.

Anche il consigliere Paolo Piffer ha subito sposato quella che è una «battaglia di diritti e civiltà». «Ho sentito il papà, vedremo cosa potremo fare per aiutare, questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore».

Oltre che sul territorio, però, la mobilitazione per Ilaria ormai si è spostata ai più alti livelli, in tutto il territorio nazionale.  Il Partito Democratico si sta mobilitando nelle Istituzioni. Alla Camera, con Lia Quartapelle per chiedere al Governo di attivarsi. A Milano, in consiglio Comunale, dove  è stato presentato un ordine del giorno, a firma di Alessandro Giungi e sostenuto dai consiglieri della maggioranza.  E martedì 23 gennaio c'è stata anche una manifestazione  in piazza Missori, nella via del Consolato dell’Ungheria per chiedere la liberazione di Ilaria.

Una battaglia di civiltà

Una battaglia a cui si è unita anche Più Europa che dice: «L’Ungheria di Orban continua a violare le più basilari regole dello stato di diritto. Le reazioni del Governo italiano sono state finora a dir poco timide. Le accuse sono fragilissime, chiediamo il trasferimento in Italia sulla base della Convenzione di Strasburgo».

La petizione chiede quindi al «Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo che la cittadina italiana possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia».

Ilaria è accusata di aver aggredito due neonazisti a febbraio del 2023 (ferite guaribili in 5-7 giorni) che non hanno però sporto denuncia, durante una manifestazione e lei si dichiara estranea. «In Italia non sarebbe nemmeno indagata e lì è detenuta da 11 mesi», ha ribadito il papà.

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