"Lo Chalet degli alpini si può ampliare"
La relazione di un geologo smentisce le mappe comunali che parlano di rischio idrogeologico del «Ravanell».
Chi ha letto anche solo uno dei romanzi di Andrea Vitali, il medico bellanese che ha venduto milioni di copie inventando piccoli gialli di paese, in questa storia che stiamo per raccontarvi (che non è per nulla inventata) ritroverà certamente tutti gli ingredienti di una delle sue trame. E mai parola più fu più adatta.
"Lo Chalet degli alpini si può ampliare"
Perché al centro del giallo di che avvolge lo «Chalet del Ravanell», per antonomasia la casa degli Alpini arcoresi, oltre duecento, ci sono tutti gli elementi chiave di un storia avvolta nel mistero: l’ampliamento della sede delle Penne Nere prima concessa e poi negata dal Comune sulla base di cartografie con tutta probabilità errate, rapporti di amicizia rovinati, anni di carte bollate e di pareri legali, e, dulcis in fundo, un abuso edilizio che ha fatto emergere l’errore e che potrebbe trasformarsi nella sopravvivenza degli Alpini stessi.
Una vicenda kafkiana
Una vicenda kafkiana quella che ha per protagonisti da un lato il sodalizio guidato da Valerio Viganò e dall’altro l’ufficio tecnico comunale di Arcore.
Per capire gli ultimi sviluppi, che hanno portato un geologo, incaricato dagli Alpini, a scoprire l’errore nelle carte comunali e l’inesistenza di un vincolo idrogeologico che impediva alle Penne Nere non solo di ampliare lo Chalet, ma, addirittura, di poterlo utilizzare per le attività quotidiane, dobbiamo riavvolgere necessariamente il nastro della vicenda, che affonda le sue radici nel 2010, quando alla guida della città c’era Marco Rocchini.
L’ampliamento negato
Gli alpini, ricordiamo, già da qualche anno sono alle prese con un ampliamento dello Chalet fermo al palo. L’allargamento dell’ex portineria di Villa Borromeo è sempre stata una priorità per gli «uomini» di Viganò, sempre alle prese nell’organizzare molti eventi a favore di tanti sodalizi cittadini.
Accordo, quello tra il Comune di Arcore e gli Alpini, che venne messo nero su bianco in una convenzione firmata nel dicembre 2010 che, però, non è mai stata attuata dall’ex sindaco Rosalba Colombo. Nel corso degli anni, nel frattempo, le Penne Nere hanno riqualificato lo Chalet grazie a fondi (oltre 100mila euro) stanziati direttamente dalle Penne Nere.
Poco più di un anno fa venne a galla anche la problematica riguardante l’abitabilità della portineria che, nel corso degli anni, è diventata un punto di riferimento non solo per le Penne nere, ma per l’intera comunità arcorese. Il nodo è di tipo idrogeologico e riguarda il terreno sul quale è collocata la struttura. Stiamo parlando di una piccola vallata che, in passato, almeno fino a una settantina di anni fa, aveva la funzione di raccogliere le acque piovane provenienti dalla Montagnola. In realtà, negli ultimi decenni, la vasca volano non si è mai allagata (una circostanza che gli Alpini hanno sempre fatto presente ai tecnici comunali), anche se, a livello geologico, la vasca è sempre stata catalogata, sulle mappe, con un rischio «4E» ovvero molto elevato che impedirebbe qualsiasi nuova costruzione. E la presenza della «vasca volano» ha fino ad ora sempre impedito agli alpini non solo di progettare un eventuale ampliamento (per i progetti di ampliamento, nel corso di questi anni, gli Alpini hanno messo sul piatto circa 80mila euro), ma anche di rimanere nella storica portineria di Villa Borromeo. Superfluo sottolineare che per gli Alpini abbandonare quella struttura avrebbe rappresentato una sconfitta, ovvero il gettare alle ortiche anni di sacrifici e tanto danaro che è stato investito per riportare agli antichi splendori uno degli edifici più belli e storici della città.
Il presunto abuso edilizio
Qualche mese fa, precisamente a giugno, è giunta agli uffici di Parco Valle Lambro la segnalazione, avanzata da un cittadino arcorese, di un presunto abuso edilizio che sarebbe stato messo in atto dagli Alpini. Precisamente, accanto allo chalet, è stata recentemente realizzata una tettoia e bersot con basamento in cemento da parte degli uomini di Viganò. Una segnalazione che è arrivata anche all’Ufficio tecnico comunale il quale, il 15 settembre scorso, ha inviato a sua volta una missiva a Viganò comunicando l’avvio del procedimento «volto alla verifica e quantificazione di eventuali abusi edilizi consistenti nella realizzazione di una tettoia aperta senza il rilascio di titoli abilitivi».
La relazione del geologo
A quel punto gli Alpini hanno affidato le proprie difese ad un legale che a sua volta ha incaricato un geologo di effettuare una perizia approfondita della vicenda. E a fare emergere il possibile errore delle carte comunali riguardante l’apposizione di un vincolo idrogeologico dell’area decisamente più attenuato rispetto a quello sbandierato fino ad ora, è stato lo stesso professionista che avrebbe scovato un errore nelle mappe. In pratica, fino ad ora, l’area che si trova accanto alla portineria per intenderci la piccola vallata, ben visibile dietro lo chalet, non fungerebbe da vasca di laminazione delle acque, come invece sostenuto dalle mappe in possesso del Comune. In realtà si tratterebbe solamente di una roggia. Una circostanza che, se comprovata, cambierebbe tutto lo scenario futuro dell’intera area e che darebbe finalmente la possibilità agli alpini di ampliarsi.
Il sindaco "Mi prendo tutto il tempo per leggere la documentazione"
La relazione redatta dal geologo degli Alpini è stata consegnata anche al sindaco Maurizio Bono che nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione con Viganò per capire come uscirne da questo impasse.
"Mi sono preso qualche giorno di tempo per valutare bene la situazione e per leggere bene il contenuto del documento - ha sottolineato Bono - Successivamente mi confronterò con i funzionari dell’ufficio tecnico per capire meglio la situazione. Ovviamente se la relazione del geologo risultasse comprovata dagli uffici questo significherebbe rivedere la convenzione con gli Alpini e concedere loro la possibilità di ampliare lo Chalet. Vedremo".