Desio

Lo sfogo di Nico Acampora: «Mio figlio autistico da inizio anno senza insegnante di sostegno»

Sotto accusa il Codebri, nelle stesse condizioni anche un compagno di Nova. Il direttore assicura che il problema è risolto

Lo sfogo di Nico Acampora: «Mio figlio autistico da inizio anno senza insegnante di sostegno»
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Uno sfogo rabbioso e sdegnato sui social network. La delusione per la mancata assegnazione del docente di sostegno al figlio autistico e a un suo compagno di classe. Poi finalmente, venerdì della scorsa settimana è arrivato il lieto fine a una vicenda che sembrava potersi fare incandescente.

Lo sfogo di Nico Acampora: «Mio figlio autistico da inizio anno senza insegnante di sostegno»

Protagonista, Nico Acampora, l’instancabile e vulcanico «papà» di PizzAut che nei giorni scorsi in un post su Facebook aveva esternato tutto il suo disappunto per la situazione che il figlio, con una grave forma di autismo, sta affrontando dall’inizio dell’anno scolastico.

Acampora non ha usato mezzi termini nello sfogare la sua rabbia, puntando il dito contro il Consorzio Desio Brianza che, con delega dei Comuni associati, deve provvedere a fornire l'educatore di sostegno, pagato con i soldi stanziati da Regione Lombardia.

«Quest'anno mio figlio Leo ha finito la scuola media e ha iniziato la prima superiore – ha scritto nel suo post – Ha deciso di fare l'Alberghiero in un Centro di formazione professionale e io sono ovviamente molto contento, spero possa diventare un cuoco, un barman o un pizzaiolo».

Il tutto, con il classico «però». Ovvero, la mancanza di un insegnante di sostegno. «Le ore di assistenza in base alla forma di autismo vengono richieste dall'equipe educativa della scuola attraverso il Pei (Piano educativo individualizzato) a seconda della gravità del ragazzo definita dalla sua diagnosi funzionale. Regione Lombardia approva il Pei e stanzia le risorse economiche».

Nella fattispecie, zero ore di assistenza educativa sulle 25 previste dalla scuola. Nel suo post, Acampora ha attaccato pesantemente il Consorzio usando le parole «vergogna», «incapaci», «i disabili non sono studenti di serie B».
Ma nel fine settimana, la vicenda sembra essersi indirizzata verso un lieto epilogo.

La replica

«Non voglio commentare i toni di quel post – osserva Alfonso Galbusera, da quattro anni direttore del Consorzio – ma è vero che quando un ragazzo disabile non ha un sostegno educativo siamo di fronte a un disservizio. Davanti a una richiesta che ci è arrivata, non siamo riusciti, da settembre a oggi, a trovare un educatore che prenderà servizio da questa settimana nella scuola professionale di Cinisello e seguirà anche il compagno di classe di Leo, un coetaneo di Nova Milanese».

Galbusera rivendica però l’impegno portato avanti negli anni e in questi mesi nel caso specifico «denunciato» dal fondatore di PizzAut:

«Dal 1982 lavoro nell’ambito dei servizi alla persona, capisco il disappunto, ma c’era un problema e l’abbiamo risolto, anche se in ritardo. Abbiamo informato le due famiglie. Abbiamo 855 casi di minori di otto Comuni associati che hanno un’assistenza scolastica: per una minoranza non siamo riusciti a coprire il servizio (9 casi dalla materna alla terza media), mentre abbiamo oltre 20 casi nelle scuole medie superiori dove subentra anche un problema di logistica». Ma come detto il direttore chiede anche un po’ di pazienza: «Lavoriamo con professionalità e impegno, non arriviamo dappertutto. Nel 2015 avevamo circa 500 casi, i bisogni aumentano, diminuiscono gli educatori. Martedì (oggi per chi legge) abbiamo organizzato un convegno sulla figura dell’educatore proprio per ragionare su questi servizi. E’ una situazione critica comune a tutte le figure di “aiuto”, medici, infermieri. Però in questo caso 25 ore è una copertura significativa. Avevano comunicato che si faceva fatica, ci sentivamo settimanalmente con la madre di Leo, anche lei arrabbiata. Non è l’unica famiglia che ha protestato, siamo a disposizione, disponibili al confronto per instaurare rapporti più costruttivi».

"Mi spiace, ma non c'è il lieto fine"

Ma di vedere il lieto fine o almeno il bicchiere mezzo pieno in questa vicenda Acampora proprio non ne vuole sapere: «Dov’è il lieto fine? Stiamo parlando di un diritto. Riusciamo ad averlo dopo aver fatto “casino” su Facebook e sui giornali. E aspettiamo davvero di vedere cosa accadrà in settimana, anche perché da quello che so mio figlio avrà il sostegno completo di 25 ore, mentre il suo compagno di classe solo di 13 ore su 25».

E il fondatore di PizzAut rimarca il concetto: «E’ una situazione paradossale: dovremmo essere felici per un educatore che arriva a metà novembre e doveva invece essere presente al primo giorno di scuola a settembre. Spiegatemi dov’è il lieto fine di questa vicenda. Non hanno trovato un educatore in due mesi e mezzo e l’hanno poi trovato in due giorni. Due ragazzi disabili hanno dovuto aspettare tutto questo tempo, e uno dei due non avrà nemmeno ora il sostegno educativo completo. Mi dispiace, ma non c’è lieto fine».

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