Lo studio sull'utilizzo e i benefici del "casco" nei pazienti ricoverati in Pneumologia durante la pandemia
Arruolati per lo studio tutti i pazienti con insufficienza respiratoria severa (in termine tecnico ARDS), transitati in Pneumologia durante le tre ondate di pandemia da Covid, ovvero dal marzo 2020 al maggio 2021, non vaccinati
Un supporto respiratorio non invasivo, usato tantissimo durante la pandemia da Covid 19. Tutti noi lo ricordiamo come "casco", un dispositivo inventato in Italia che ha permesso di ridurre molto il ricorso all'intubazione nei pazienti con insufficienza respiratoria severa.
Lo studio sull'utilizzo e i benefici del "casco" nei pazienti ricoverati in Pneumologia durante la pandemia
Oggi uno studio condotto da un team di pneumologi dell'Ospedale di Vimercate (con la collaborazione della chirurgia toracica) e pubblicato sulla rivista “Advances in Respiratory Medicine”, tra le più autorevoli riviste scientifiche al mondo, ne conferma la validità.
Arruolati per lo studio tutti i pazienti con insufficienza respiratoria severa (in termine tecnico ARDS), transitati in Pneumologia durante le tre ondate di pandemia da Covid, ovvero dal marzo 2020 al maggio 2021, non vaccinati.
“Complessivamente 515 – ricorda Paolo Scarpazza, primario della struttura di via Santi Cosma e Damiano – con una popolazione maschile attestata all’80%”.
Esclusi dalla ricerca gli over 81 anni o coloro che pure avevano un’insufficienza respiratoria, ma non grave.
Sono numeri che per una ricerca monocentrica (realizzata esclusivamente a Vimercate) assumono grande rilievo. Nel periodo che ha interessato lo studio, i pazienti “ospitati” in Pneumologia sono stati 871, in buona parte provenienti dai territori vimercatesi, ma anche, nel corso soprattutto della prima ondata Covid, dalla Bergamasca.
La ricerca
L’esito della ricerca? Sostanzialmente, l’apprezzamento terapeutico del cosiddetto casco: un supporto respiratorio non invasivo, usato tantissimo durante la pandemia, che assomiglia a un casco da palombaro, inventato e prodotto in Italia, che ha ridotto molto il ricorso all’intubazione dei pazienti. Ebbene, il 70% dei pazienti ha recuperato la condizione di stabilità ed è stato dimesso al domicilio.
“Si badi – precisa Scarpazza – il casco è stato utilizzato da tutti coloro che sono transitati nel mio reparto con un’insufficienza
respiratoria severa. E tuttavia il 70% di essi è tornato a casa senza l’ausilio di altri interventi”.
(nella foto da sinistra, Paolo Scarpazza, Francesca D'arcangelo, Silvia Pagani, Martina Piluso , parte del team che ha condotto lo studio)