«L’ospedale soffre, posti letto e medici sono insufficienti: ultimatum a Regione Lombardia»
Incontro del Cobac nell’anniversario del disastro diossina: «Se non cambia qualcosa da settembre la mobilitazione»

Un ospedale che soffre: troppo pochi i letti per il bacino d’utenza della Brianza Ovest, con un rapporto di meno di un letto ogni mille abitanti. Strutture limitate, necessità di strumentazione all’avanguardia e mancanza di personale. L’incontro di giovedì, 10 luglio, promosso dal Cobac (Comitato Ovest Brianza Antonio Colombo), in occasione del 49esimo anniversario del disastro diossina, è stata l’occasione per riportare l’attenzione sul presidio di Desio intitolato a Pio XI e al fatto che non si può più attendere.
«L’ospedale soffre, posti letto e medici sono insufficienti: ultimatum a Regione Lombardia»
Il Cobac ha lanciato un ultimatum alla Regione Lombardia, chiedendo gesti concreti e di inserire nella variazione di bilancio in approvazione entro fine luglio i fondi per uno studio di adeguamento per quel che riguarda i posti letto, che devono raddoppiare, «arrivando almeno a un rapporto di due letti ogni mille abitanti», ha rimarcato il presidente, Francesco Sicurello, che è intervenuto in apertura. Molti i relatori, medici soprattutto, i cui reparti sono eccellenze. Presente anche il direttore generale, Carlo Alberto Tersalvi, piuttosto critico rispetto al depauperamento che negli anni ha subito il Pio XI, sia in termini di uomini che di mezzi.
Se non arriverà un segnale positivo da Regione Lombardia, Sicurello ha promesso un autunno «caldo» con una mobilitazione della popolazione.
«Pensare al ruolo del nostro ospedale, passato attraverso esperienze come la diossina e il Covid, deve portare a pensare a una struttura capace di far fronte alle emergenze con un Pronto soccorso e dei reparti per acuti, attrezzati con strumentazioni adeguate e all’avanguardia - ha specificato Sicurello - Tutto questo può essere fatto con un’integrazione con il territorio come ci fu ai tempi della diossina».
Oggi, ha ricordato, «questo ospedale sta vivendo un’emergenza demografica, con un bacino d’utenza troppo grande e strutture insufficienti, ma anche con una popolazione anziana di 100mila persone. A queste due nuove emergenze non è in grado di rispondere, perché negli anni tutta la sanità è stata depauperata di fondi, con ripercussioni sul personale, sulle apparecchiature e sui posti letto, in questa zona inadeguati. Dai 350 attuali tra Desio, Seregno e Carate, bisogna arrivare ad averne 800, 70 in più a Carate, 50 o 60 a Seregno, vanno raddoppiati a Desio, che adesso ne ha 220».
Il Cobac lancia un monito a Regione Lombardia:
«Fin da subito si deve ricordare della Brianza Ovest, per approvare in modo unitario un ordine del giorno per un finanziamento di uno o due milioni di euro per uno studio di fattibilità progettuale, per l’ampliamento strutturale e tecnologico degli ospedali, in particolare di Desio, ristrutturando il vecchio e costruendo sopra il nuovo Pronto soccorso un piano dove concentrare le unità intensive (Rianimazione, Terapia intensiva e Stroke unit, che attualmente è molto sottodimensionata, con circa 5 posti letto) e una parte della Cardiologia, creando il blocco di emergenza, liberando così negli altri reparti spazio che, se ben ristrutturato, può mettere a disposizione cento nuovi posti letto». Per completare il fabbisogno di letti, per il presidente del Cobac «nello studio di fattibilità si può prevedere di costruire un padiglione a fianco dell’ospedale, per far diventare il Pio XI un hub innovativo e specialistico, degno di questo nome, per una città diffusa di circa 500mila abitanti come la Brianza Ovest. Se ancora una volta non ci sarà nulla da Regione mobiliteremo il territorio».
Reparti d'eccellenza
Ospedale che, comunque, può contare su reparti di eccellenza, come la Chirurgia, con il dottor Dario Maggioni, la Cardiologia con il dottor Felice Achilli, testimonianze di esperienze molto solide, capaci di uno sviluppo particolarmente rilevante. Altro reparto molto apprezzato è la Neurologia, con Ignazio Santilli, che ha ereditato il lavoro e le preziose indicazioni del dottor Antonio Colombo, fondatore del Cob, scomparso prematuramente, e Michele Bombelli, con la struttura di Medicina interna. Da tutti è stata ricordata la carenza di infermieri e di posti letti, solo 36 nel reparto di Medicina, pochi per una media di 65/70mila accessi annuali al Pronto soccorso. Insieme alle eccellenze, anche la testimonianza del dottor Paolo Mocarelli, massimo esperto di diossina. Da lui la necessità di pensare in modo nuovo la gestione della medicina, con un ospedale di alta qualità legato al territorio, con cui si deve interagire. Infine, il dottor Giovanni Casella, che ha parlato di prevenzione.
«La priorità è rafforzare i servizi di emergenza-urgenza»
Asst Brianza si sta impegnando a portare avanti numerosi progetti, tra cui il nuovo Pronto Soccorso di Desio. A breve si spera che venga avviato il bando di aggiudicazione dell’appalto, per cui ci sono già a disposizione 16 milioni di euro. A parlare dei progetti dell’ospedale all’incontro del Cobac era presente il direttore generale dell’Asst Brianza, Carlo Alberto Tersalvi.

«In questo momento - ha affermato - Asst sta lavorando sia a livello regionale, con i consiglieri regionali della provincia di Monza e Brianza, che hanno dimostrato particolare attenzione al tema della sanità nella nostra provincia, sia con le Amministrazioni locali. L’ospedale di Desio è una struttura che necessita di interventi. L’anno più brutto è stato il 2016 quando il presidio è stato unito a Monza. L’ospedale ne ha sofferto molto perché non ci sono stati investimenti, non c’è stata ristrutturazione, e si sono portati via il personale. Ora speriamo che presto venga realizzato il progetto del nuovo Pronto soccorso. Le progettualità sono state presentate in Regione, ma c’è bisogno dell’aiuto della politica - ha rimarcato - La provincia di Monza Brianza non è solo il San Gerardo. In quest’area della Brianza Ovest ci sono circa 500mila abitanti, purtroppo per un nuovo presidio adeguato a questi numeri i tempi sarebbero troppo lunghi, ci vorrebbero almeno dieci anni».
Si può però spingere per potenziare i servizi di emergenza e urgenza.
«E’ chiara dal numero di accessi al Pronto soccorso, in media 70mila accessi all’anno, questa vocazione: è evidente quindi che la priorità è rafforzare i servizi di emergenza-urgenza», ha sottolineato. E ha aggiunto: «Nel presidio si è appena conclusa la realizzazione della terza sala di Emodinamica e ci piacerebbe allestire una subintensiva e allargare la Rianimazione». Per il direttore generale la strategia più corretta per il futuro della sanità è «limitare l'utilizzo improprio dei servizi sanitari, come per il Pronto soccorso, e la prevenzione delle patologie croniche. Bisogna fare attenzione a fare la cosa giusta per i bisogni della salute», ha ammonito.
Per quel che riguarda, poi, le risorse umane Tersalvi ha ricordato che «si registra un disequilibrio su alcune specialità e anche in termini geografici. Nel 1978, con la statalizzazione del sistema sanitario, si registrò un grosso afflusso di medici nel sistema, specialmente medici di Medicina generale. Ai nostri giorni invece - ha osservato - è in atto una fuoriuscita enorme di medici a causa di una comunità professionale stanca e demotivata, a cui si aggiunge il fenomeno delle cooperative che genera ulteriore fuoriuscita di personale. C’è un sistema che va rivisto e serve una valorizzazione di professionalità, oltre che di stipendi».
Intelligenza artificiale
Focus anche sull'intelligenza artificiale: «Nel giro di pochi anni l'AI farà diagnosi al posto dei medici? Io credo di no, ma negli Usa esistono già delle App che provano a farlo ed è quindi un tema che va affrontato e ci si deve preparare a governare la strumentazione moderna che la tecnologia ci mette a disposizione. La centralità del professionista umano è imprescindibile, ma è necessario attivarsi per gestire e utilizzare questi strumenti in maniera adeguata, come con la telemedicina, il teleconsulto e la teleriabilitazione», ha affermato il direttore generale.
«Tutto questo rappresenta un grande passo – ha infine fatto presente – Noi come direzione stiamo cercando di mettere in piedi un modo di aggregare risorse per sviluppare e dare risposte adeguate al bisogno di salute, anche attraverso la costruzione delle Case di Comunità, luoghi vicini al paziente per controllare le patologie croniche, fare screening, informare correttamente sui servizi e per parlare di salute in maniera consapevole».
Pallavicini: «Bisogna coinvolgere il territorio»
Tra coloro che sono stati testimoni della realizzazione dell’ospedale desiano c’è Giancarlo Pallavicini, presidente onorario del Cobac, noto economista, che ha ripercorso la storia del presidio, che lui stesso ha seguito in prima persona.
«Il Pio XI venne realizzato in cinque anni e contribuirono anche i Comuni a cui faceva riferimento, Cesano, Varedo e Bovisio. Allora l’ospedale aveva la funzione di ospedale di Circolo», ha detto. Anche Pallavicini si è soffermato sul problema della carenza di posti letto, «con una sperequazione ancora oggi enorme che penalizza l’assistenza locale - ha ricordato - Noi dobbiamo allargare la nostra azione e coinvolgere la popolazione. Promuovere un coinvolgimento anche attraverso i social e il volantinaggio, per far capire a chi decide che le cose devono cambiare, e cosa vuole la popolazione, in nome della quale amministra il nostro territorio. Vogliamo dare sostegno alle azioni promosse dal direttore generale e mi auguro che il Cobac possa fare qualcosa di positivo». Pallavicini ha dato anche la disponibilità della sua Fondazione, ricordando già l’impegno in tempo di Covid per la distribuzione delle mascherine. «Riuscimmo a coinvolgere la comunità, i volontari, la Croce Rossa. Oggi dovremmo fare la stressa cosa per il nostro ospedale, coinvolgere le associazioni e la comunità a 360 gradi per superare questa situazione difficile, ponendo al centro l’uomo, non il profitto».
«Si può rilanciare la sanità solo con strutture e personale adeguati»
Anche la storia della famiglia del sindaco di Seregno, Alberto Rossi, è legata alla diossina. Unico tra i sindaci presenti all’incontro del Cobac in ospedale, ha raccontato:
«Mio fratello è un figlio di quel periodo. All’epoca la mia famiglia abitava a Meda e mia mamma è una di quelle donne a cui, dopo il disastro, avevano bussato alla porta dicendo di abortire. Mio fratello è nato poi nel 1977. Da quel periodo abbiamo imparato l’importanza della prevenzione».

Rossi si è poi soffermato sulla questione della Riabilitazione dell’ospedale di Seregno, chiusa di recente. «E’ una delle poche pubbliche esistenti – ha fatto presente – Altre ci sono sotto Mantova e Cremona, distanti. Il fatto che già si stava lavorando da due anni per la nuova Riabilitazione, non conoscendo la situazione di emergenza, ci porta ad auspicare che si possano ottenere dei risultati significativi». E rispetto alle battaglie per gli ospedali, ha rimarcato: «Non si può che essere al fianco del Cobac. L’ospedale di Desio – ha aggiunto - non è solo dei desiani, dobbiamo lavorare nell’ottica di territorio e valorizzare le nostre strutture nella provincia. Stride il fatto che da una parte si ha una densità così alta di popolazione e dall’altra si fa fatica ad avere strutture sanitarie con posti letto sufficienti. E c’è anche un problema di capitale umano. Ricordando quello che è successo 49 anni fa, si può rilanciare la sanità solo se si hanno strutture e personale adeguati, in grado di rispondere alle necessità crescenti».