Manifesti sessisti e violenti, ecco chi c'è dietro
Sono apparsi in città per osannare il patriarcato contro il "femminismo malato". La condanna Lab Monza e Pd: "Vanno oscurati e puniti i i colpevoli"
Veri e propri volantini sessisti che denunciano l«’ideologia malata femminista», difendendo il patriarcato (compreso l’uomo violento) sono apparsi un po’ ovunque in settimana sui muri della città di Monza.
Gli autori dei manifesti sessisti
I volantini a sfondo rosa (affissi abusivamente) presentano il logo dell’Associazione Evita Péron, nata nel 2006 come braccio femminile di Forza Nuova.
«Un’associazione - denuncia Lab Monza che ha subito preso le distanze assieme al Pd - che si batte contro il diritto all’aborto, organizza colonie estive le cui partecipanti vengono ritratte mentre mostrano il famigerato il gesto delle tre dita («Dio, Patria, Famiglia»), e afferma di combattere per i diritti delle donne - ma solo se bianche, italiane e madri».
I manifesti invitano a boicottare «l’ideologia malata del femminismo», responsabile – a quanto sostengono – della disgregazione della famiglia, dell’oggettificazione del corpo femminile e di generazioni di giovani smidollati, capricciosi e viziati. La soluzione, scrivono, è il patriarcato, garante di valori come onestà, responsabilità e rispetto della donna.
«Il patriarcato – afferma Emanuela Bandini, portavoce di LabMonza – non è la soluzione al degrado sociale e alla crisi della famiglia tradizionale, come affermato in questi manifesti, ma è parte del problema stesso, e lo mostrano chiaramente i numerosissimi casi di abusi, stupri e femminicidi riportati dalle cronache. Il femminismo lotta affinché tutte le persone siano libere di scegliere per sé stesse, sottraendosi alle costrizioni e all’oppressione delle convenzioni sociali tradizionali».
Il Pd: oscurare e sanzionare
Assieme a LabMonza a denunciare questi messaggi discriminatori, oppressivi e violenti, anche il Pd.
«Questi manifesti hanno imbrattato anche la bacheca della nostra sede - ha spiegato il segretario cittadino Valerio Imperatori - Un inno alla violenza, all’intolleranza, al disprezzo dei diritti civili conquistati nel nostro paese.
Un inno all’uomo forte, sì proprio quell’uomo che si è reso protagonista dal gennaio 2023 a oggi di 109
femminicidi di cui 90 registrati in ambito familiare e affettivo. Un inno al totalitarismo e un programma politico contro la ragioni della libertà, della democrazia e delle istituzioni democratiche».
Il Pd ha quindi chiesto alla Giunta di coprire i manifesti e a individuare con l’ausilio delle forze dell’ordine locali gli autori e a sanzionarli come previsto dalle norme vigenti.