C'è la petizione

"Mia figlia in cella tra topi e cimici, riportiamo a casa Ilaria!"

La maestra monzese è detenuta in Ungheria in condizioni disumane. Ora una mobilitazione per riportarla a casa

"Mia figlia in cella tra topi e cimici, riportiamo a casa Ilaria!"
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Si trova detenuta in condizioni disumane in Ungheria e rischia dai 16 ai 24 anni di carcere. Il papà di Ilaria Salis, 39 anni, dopo l'appello alle istituzioni, ha lanciato anche una petizione su Change.org per sensibilizzare l'opinione pubblica su quello che sta accadendo a sua figlia, maestra originaria di Monza.

La vicenda di Ilaria

Ilaria Salis è accusata di aver aggredito due neonazisti durante una manifestazione  a Budapest e ora si trova detenuta in un carcere in Ungheria in condizioni che il padre non ha esitato a condannare in quanto «disumane». Anche Monza si sta iniziando a mobilitare per la concittadina, che in molti ricordano per gli anni in cui ha studiato al liceo Zucchi, prima di trasferirsi a Milano dove lavorava come insegnante della primaria.

Per la monzese, laureata con lode in Lettere Antiche dopo gli anni da studentessa modello al liceo a Monza, si è spesa anche la senatrice Ilaria Cucchi che ha raccolto l'appello disperato del papà Roberto Salis.

«Nell’atto di accusa con cui è stata rinviato a giudizio per gli assalti subiti dai nazisti, ce ne sono due in cui non poteva essere coinvolta perché non aveva ancora preso il volo per Budapest e del terzo c’è un filmato, ma la perizia dell’antropologo attesta che non è possibile assicurare con certezza che la persona delle riprese sia effettivamente Ilaria», sottolinea il padre.

Il racconto del papà

A Primamonza.it il papà col groppo in gola ha raccontato quello che Ilaria sta subendo da ormai un anno perché nella cella in cui è detenuta mancano le più basiche condizioni igienico-sanitarie (topi, scarafaggi e cimici la fanno da padrone).

«Basti pensare che quando è stata arrestata è stata messa in una cella in isolamento e per 8 giorni è rimasta coi suoi vestiti sporchi e senza carta igienica, sapone, assorbenti e per 35 giorni senza indumenti puliti e asciugamani. Queste non sono condizioni civili - ci ha detto Roberto, un professionista monzese che per amore della figlia suo malgrado è finito sotto le luci della ribalta - Non ce l’hanno fatta sentire per sette mesi, ora abbiamo 70 minuti di colloquio telefonico a settimana e le due volte che siamo riusciti a vederla di persona, era da dietro un vetro. Mi fa male al cuore pensare che quando inizierà il processo il 29 gennaio sarà portata in Tribunale in catene mani e piedi da due guardie incappucciate. E questo in un paese europeo».

La vicenda per cui è accusata

L’accusa che in Ungheria viene mossa a Ilaria è di aver aggredito due uomini durante dei tafferugli tra neonazisti e antifascisti, provocandone il ferimento. Le lesioni sono guarite in 5-7 giorni e le persone non hanno nemmeno sporto denuncia. Ilaria, da sempre convinta antifascista, si è dichiarata estranea alla vicenda. «Inutile dire che in Italia a queste condizioni non solo non sarebbe detenuta, ma nemmeno indagata perché non si procede d’ufficio senza querela di parte per lesioni minime - aggiunge il papà Roberto - Ilaria invece si trova in condizioni indecorose».
Le celle magiare, secondo quanto racconta ancora Roberto Salis, sono infestate da cimici del materasso da cui Ilaria viene punta ripetutamente causando irritazioni cutanee per curare le quali non le sono consegnati gli antistaminici di cui ha fatto richiesta.

Il padre di Ilaria intanto ha già scritto due volte alla premier Giorgia Meloni, ai ministri della Giustizia e degli Esteri, nonché ai presidenti di Senato e Camera. Finora senza ottenere risposta.
«Tutto tace nonostante sia lampante la violazione dei diritti civili. Non voglio speculazioni politiche e mi ha fatto piacere sapere che forse il Comune di Monza in modo bipartisan potrebbe sposare la nostra mobilitazione. Ilaria è cresciuta e ha sempre vissuto a Monza, questa è la nostra città. Noi restiamo fiduciosi, anche se finora dalle Istituzioni nazionali c’è stato solo silenzio», ha chiosato Roberto.

La mobilitazione

Da qui la battaglia di civiltà che la senatrice Cucchi ha sposato, presentando anche un’interrogazione in Senato: «Le pareti che circondano Ilaria sono quelle di uno Stato in cui i diritti della persona e in particolare quello a un giusto processo non sono garantiti.  Lo Stato di diritto ungherese si fonda su premesse fragili, se non vuote. Ilaria deve assolutamente rientrare in Italia, per affrontare una giustizia che salvaguardi la sua dignità». Nel frattempo è nata anche una petizione su Change.org come scriviamo nel box sotto, sostenuta da tanti amici italiani della 39enne e dal Comitato Ilaria Salis. Così è nata la petizione di Change.org (si chiama “Riportiamo Ilaria Salis in Italia!”, la si può cercare e firmare online qui. Lo hanno già fatto in 3349).

La petizione chiede quindi  che Salis «possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia».

Gli altri sono liberi

Il fatto che riguarda Salis è avvenuto l'11 febbraio 2023 durante un raduno di un gruppo neonazista a cui si sono contrapposti  gli antifascisti, persone arrivate da tutta Europa, tra cui la monzese.
Lì sono scoppiati tafferugli con qualche contuso e  Ilaria è stata arrestata poco dopo mentre si trovava in taxi con altri due manifestanti tedeschi (che avevano precedenti e sono sotto processo in Germania e questo ha aggravato la posizione della monzese). Lei aveva sotto i vestiti un bastone telescopico così come l’altra ragazza (l’uomo invece un martello in gomma e spray al peperoncino). Ciononostante l’altra ragazza ha già fatto ritorno in Germania, con l’obbligo di inviare alla Questura una mail alla settimana.

«Questa rievocazione neonazista mette a ferro e fuoco Budapest e alcuni dei neonazisti fermati per aver percosso delle persone sono stati liberati subito. L’altro italiano coinvolto, arrestato il 26 novembre in Italia ha fatto un giorno di carcere a San Vittore e poi ha ottenuto i domiciliari e a lui è stata negata l’estradizione proprio per la” sproporzione tra la relativa modestia dei fatti contestati e l’enormità della sanzione prospettata in Ungheria”». Insomma, due pesi due misure. Ilaria invece che sognava di diventare professoressa del liceo ed era pronta a presentarsi al concorso, ha visto tutto sfumare tra le mani. Roberto Salis non si dà pace: «Mia figlia è detenuta per un reato che non ha commesso, i giornali l’hanno definita anarchica, lo era in gioventù, ora è solo antifascista ed è andata a gridare ai nazisti di sparire. Non merita tutto questo. Aiutateci a riportarla in Italia».

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