Monza

Monza accoglie il «Trans day of remembrance», in memoria delle vittime transgender

Sotto l'Arengario il primo evento della città per rivendicare i diritti oltre il "gender"

Monza accoglie il «Trans day of remembrance», in memoria delle vittime transgender

Brianza Oltre l’Arcobaleno ha illuminato Monza per la prima volta oggi, domenica 20 novembre, nel ricordo di tutte le vittime di violenza transfobica nel mondo. 

Si è concluso da poco, infatti, il «Trans day of remembrance», un’occasione di riflessione promossa dalla comunità LGBTQIAP+ della Brianza, e non solo, in piazza Roma sotto l’Arengario. Con il patrocinio del comune di Monza, gli attivisti dell’associazione – tra cui Thalia Taioli – guidati dal presidente Alex Mariani, insieme a giovani studenti, autorità, esponenti sindacali hanno letto i nomi delle vittime dell’ultimo anno, ricordando così le vite spezzate della professoressa Cloe Bianco, morta suicida a Belluno e dello studente Sasha, quindicenne vittima di Misgendering a Catania, che si sono tolte la vita dopo anni di vessazioni sistemiche e abbandono istituzionale.

Per la Giunta comunale di Monza è intervenuta Andreina Fumagalli, assessora alle pari opportunità :«Oggi siamo qui per chiedere il rispetto dei diritti per tutti, che non significa togliere diritti a qualcuno, ma condividere diritti con tutti. Oltre al TDoR, a novembre ricorre la Giornata contro la violenza sulle donne; ebbene dobbiamo “prendere” questa violenza per cambiare in meglio, riconoscendo i diritti di tutti, tutelando chi è più debole e dando diritto ad autodeterminarsi e vivere come ciascuno ritiene meglio».

Ha preso la parola anche il consigliere della Regione Lombardia Simone Verni, tra i primi firmatari della legge Nanni (legge regionale che contrasta l’odio omotransbifobico) che tra qualche giorno verrà discussa in Consiglio Regionale, e Oscar Innaurato, vicepresidente dell’associazione Brianza Oltre l’Arcobaleno.

La riflessione ha lasciato poi posto a un gesto simbolico, l’accensione di quasi cinquecento lumini, uno per ogni vittima trangender, disposti a formare quello che è un simbolo di uguaglianza tra generi.