Le pareti chiare, il bancone a destra colorato da golosità di vario tipo, i tavolini ordinati a sinistra. In fondo l’immagine di Andy Capp, il celebre personaggio dei fumetti degli anni Cinquanta, a cui si rifà il nome del bar di Muriel Baù, l’«Handy Cap Corner». Un piccolo angolo speciale in via Caravaggio a Lissone, come speciale è la sua titolare. Una ragazza magica, citando la canzone di Jovanotti di qualche anno fa che pare scritta per lei.
Ventinove anni e grinta da vendere
Ventinove anni e una lesione cerebrale che l’accompagna dalla nascita, ai tanti «non puoi fare» che le ha messo davanti la vita ha sempre risposto con una determinazione inscalfìbile rafforzata dall’ironia.
«Dicevano che non avrei camminato invece cammino e ballo. Ho danzato anche con il gesso e con la febbre…» garantisce Muriel, accompagnando le parole con un sorriso che è un’iniezione di energia come e forse anche più del caffè che serve ai suoi clienti dal primo settembre. Giorno in cui è iniziata la sua nuova impresa. Dopo anni – tanti, troppi – a fare i conti con «un mondo del lavoro che spesso non offre dignità a chi ha una disabilità», ha deciso di pensarci da sola. L’idea iniziale era di quelle grandiose: aprire un ristorante a Camogli, perla del Tigullio (avendo avuto il piacere di conoscerla, non è per nulla da escludere che tra qualche anno si concretizzi davvero). Poi ridimensionata per permetterle di uscire dalla carta in tempi più rapidi, facendo di uno spazio attiguo all’accademia di danza e musical di mamma Laura Nicotra – «Events Theatrica» -, a due passi dalla scuola secondaria di primo grado «Farè», un bar ed insieme un’occasione di inclusione. L’obiettivo, infatti, è di offrire un paio di posti di lavoro ad altrettanti ragazzi disabili, grazie alla collaborazione con lo sportello cittadino del Servizio di Inserimento Lavorativo e le associazioni del territorio, a partire dall’Associazione Stefania.
«Muriel non smette mai di stupirci»
Alla nascita dell’«Handy Cap Corner» ha contribuito tutta la grande famiglia allargata della ventinovenne. Che è speciale tanto quanto lei.
«Quando ho dato alla luce Muriel e ho saputo della sua lesione cerebrale ho pianto per un giorno intero – ha raccontato mamma Laura – Uno solo, poi mi sono detta: cosa facciamo? Ed è iniziata l’avventura. In famiglia abbiamo sempre affrontato la sua disabilità in modo diretto, lasciandoci continuamente stupire dalla forza di Muriel che non smette mai di mettersi alla prova. Ricordo quando ragazzina, avrà avuto 13 o 14 anni, ci chiese di andare a Milano da sola perché era stanca di stare sempre a Lissone. Ce la fece allora come è riuscita, un paio di anni fa, ad andare a vivere da sola».
Una grinta che sta dimostrando pure dietro al bancone dove si presenta puntuale ogni giorno, dal lunedì al venerdì (qualche volta pure al sabato), per una lunga maratona dalle 7 del mattino fino alle 19 di sera.
«Faccio solo un po’ fatica con i conti perché la matematica non è proprio il mio forte ma da adesso va meglio grazie a un trucchetto che mi ha insegnato mio papà Paolo», ci ha confidato questa ragazza magica che insegna quanto la diversità possa essere ricchezza. Lo diceva bene anche Leo Buscaglia nel racconto «La foglia Muriel» che ha ispirato i suoi genitori nella scelta del nome: «Non esistono due foglie uguali, neanche sullo stesso albero».