Desio

«Nessun traffico di rifiuti pericolosi, ho ripulito un bosco di mia proprietà e ora mi ritrovo con una denuncia»

La spiegazione di Giovanni Cannarozzo, dopo il sequestro del suo terreno da parte della Polizia Locale: «Estraneo a ogni accusa

«Nessun traffico di rifiuti pericolosi, ho ripulito un bosco di mia proprietà e ora mi ritrovo con una denuncia»
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«Ho solo ripulito il terreno di mia proprietà con tanto di autorizzazione e ora mi ritrovo con una denuncia. Mi si accusa di scarico abusivo di rifiuti pericolosi, eternit, carcasse di auto, batterie esauste, ciclomotori. Addirittura si fa un accostamento alla vicenda della Cava Molinara, ma c’è un stato un evidente malinteso e una criminalizzazione del tutto gratuita nei miei confronti. Ora il mio terreno è sotto sequestro e io mi devo difendere da accuse che sono assolutamente ingiustificate».

«Nessun traffico di rifiuti pericolosi , ho ripulito un bosco di mia proprietà e ora mi ritrovo con una denuncia»

Giovanni Cannarozzo, titolare della Gefim, società proprietaria dell’area con l’immobiliare Gardenia, non ci sta e intende mettere in chiaro la vicenda che nelle ultime settimane lo ha coinvolto insieme alla moglie e a un suo dipendente. Il suo terreno, secondo le notizie diffuse dall’ufficio stampa del Comune di Desio, di oltre 12mila metri quadrati, è stato posto sotto sequestro a inizio novembre. Nella nota si dice che era in corso un’attività di abbandono e movimentazione di rifiuti pericolosi e non pericolosi e un tentativo di trasformazione dell’area. L’intervento era stato effettuato dalla Polizia Locale con la Polizia Provinciale.

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"Niente di vero"

«Non c’è niente di vero – si sfoga l’imprenditore desiano – Prima di tutto l’area di mia proprietà e sotto sequestro è di 36mila metri quadrati e non di 12mila».
Il terreno, a destinazione agricola, si trova lungo l’uscita Desio Nord della Valassina e non è recintato. Sfumato il progetto per la realizzazione di un albergo a ridosso dello svincolo previsto per la Pedemontana e tramontata l’idea di un capannone, è rimasto inutilizzato fino a oggi. A distanza di anni il proprietario è intervenuto per disboscarlo e ripulirlo, dopo aver chiesto e ricevuto l’autorizzazione da Regione Lombardia (direzione generale Agricoltura, foreste, caccia e pesca - Brianza), che, come emerge dai documenti, rispetto all’intervento, aveva informato anche la stazione di Carate Brianza dei Carabinieri Forestali, la Polizia provinciale e il settore Territorio della Provincia di Monza, e trasmesso il decreto «con il quale - si legge - è stato autorizzato il mutamento di destinazione d’uso del suolo, non soggetto a vincolo idrogeologico, con trasformazione del bosco per il recupero agronomico», un permesso con validità massima di tre anni. Agli stessi soggetti la proprietà a marzo di quest’anno aveva poi inviato una nota, comunicando l’avvio dei lavori di disboscamento.

"Non ho fatto niente di male"

Giovanni Cannarozzo, dopo la denuncia, incredulo per le accuse che gli sono state mosse, ha personalmente voluto verificare la situazione del terreno, e rendicontato con tanto di fotografie e video lo stato in cui si trova l’area.

«I rifiuti che ci sono sono lì da vedere, un telaio di bicicletta, del polistirolo, un pezzo di eternit, qualche rifiuto qua e là, ma niente di più. E’ ben poca cosa rispetto ai rifiuti pericolosi di cui mi si accusa. Sì due carcasse di auto ci sono in un angolo esterno, tra il mio terreno e quello di un’altra proprietà, venute alla luce dopo il disboscamento dell’area, e non è neppure detto che siano sul mio terreno; chissà poi chi le ha abbandonate». L’imprenditore ci tiene anche a specificare: «Per la pulizia, il disboscamento, e il recupero agronomico, ho l’autorizzazione da parte della Regione che risale a fine marzo 2021 e il via libera della Provincia. Sono intervenuto perché le autorizzazioni sono in fase di scadenza e volevo capire cosa fare. In ogni caso anche il Comune è sempre stato informato. Così ho affidato l’incarico a una ditta specializzata per procedere. Per arrivare al mio terreno, però - spiega - c’è da percorrere una stradina sterrata, la via Ceresola, di proprietà comunale. Per questo da tempo avevo contattato gli uffici, anche a mezzo pec, comunicando che l’accesso risultava impraticabile per la presenza di alberi e sterpaglie. Ci avevano risposto che avrebbero segnalato la cosa ai vigili, e, nel frattempo, noi ci eravamo resi disponibili a effettuare il lavoro a nostre spese, tanto che avevamo chiesto l’autorizzazione per procedere». Cannarozzo ha una spiegazione anche per la sbarra all’ingresso dell’area, spostata di tre metri. «Nessun manufatto abusivo in costruzione. La sbarra era a ridosso della strada, c’era anche un problema di sicurezza visto che in quel punto le auto arrivano veloci dalla Valassina ed entrare a filo strada risultava pericoloso, tant’è che un mezzo della ditta che ha eseguito i lavori di disboscamento si è ribaltato. Mi sono messo d’accordo con i proprietari dei terreni confinanti e l’ho fatta spostare un po’ più indietro. Pensavo di fare un favore al Comune, invece mi è arrivata una denuncia. Non ho fatto niente di male, l’unica mia colpa è quella di aver ripulito un bosco di mia proprietà. Nessun traffico di rifiuti, di illegale non c’è proprio nulla. Per questo ho chiesto al sindaco un incontro, per dimostrare, coi documenti, che sono estraneo a ogni accusa».

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