Vimercate

"Niente premi di risultato e disorganizzazione", lavoratori della Rsa di Ruginello sul piede di guerra

I sindacati minacciano lo stato di agitazione. La replica della presidente: "Atteggiamento immotivato, stiamo dando un futuro alla Fondazione".

"Niente premi di risultato e disorganizzazione", lavoratori della Rsa di Ruginello sul piede di guerra
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Premi di risultato che non vengono più erogati, organizzazione del lavoro non più sostenibile con ricadute pesanti non solo sul personale ma anche e soprattutto sugli ospiti.

I sindacati contro il cda della Casa famiglia San Giuseppe

Un quadro a tinte fosche quello tracciato dai sindacati, Fp Cgil e Fisascat Cisl, che nella giornata di oggi, giovedì 2 novembre, hanno convocato una conferenza per lanciare l'allarme sulle condizioni della Casa famiglia San Giuseppe, la storica Rsa di Ruginello di Vimercate.

Una situazione non più sostenibile, figlia del cambio del Cda della Fondazione, secondo i sindacati e le rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori, che avrebbe come unico fine quello di far quadrare i conti trasformando, sempre a detta dei sindacati, quella che in passato era una vera e propria famiglia (come recita il nome stesso della Rsa) in un'azienda che guarda solo ai numeri.

"I premi di risultato sono la punta di un iceberg"

"La goccia che ha fatto traboccare il vaso di relazioni diventate complicate soprattutto nell'ultimo anno è stato il confronto sul riconoscimento del premio di risultato  - hanno spiegato Simone Cereda, di Fp Cgil, e Mariacristina Beghin, di Fisascat Cisl - La trattativa è stata interrotta su decisione del Cda della Fondazione. Se la mancata erogazione dei premi era attesa per il 2022 chiuso con una perdita di circa mezzo milione di euro, così non era per il 2023 con i conti in netto miglioramento. Una decisione quindi immotivata e figlia di una chiusura assoluta e incomprensibile".

Quasi 140 i dipendenti (oltre a 13 liberi professionisti e 4 tirocinanti), in gran parte donne che quindi anche per quest'anno non percepiranno il premio che ammonta mediamente tra i 600 e gli 800 euro l'anno a fronte di stipendi lordi che non superano (tranne rari casi legati all'anzianità) i 1.200 euro al mese.

"Peggioramento delle condizioni di lavoro e del servizio offerto"

"La questione del premio di risultato è, seppur molto importante per lavoratori che hanno stipendi bassi, solo la punta dell'iceberg - proseguono i rappresentanti sindacali - Purtroppo con l'avvento del nuovo Cda e del nuovo direttore dobbiamo registrare un peggioramento sia per quanto riguarda le relazioni sindacali sia per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro e quindi le ricadute sulle dipendenti (in gran parte Asa, ndr). Un confronto che, invece, in passato non è mai mancato. Un esempio su tutti: l'eliminazione, decisa unilateralmente, delle equipe mensili in cui si discute del benessere degli ospiti. Un provvedimento molto grave".

E ancora la costante riduzione del numero di operatrici e operatori per ospiti con conseguente peggioramento del servizio.

"In passato i dipendenti erano circa 200, ora siamo poco più di 150 compresi gli esterni. In un reparto con 30 ospiti c'erano 5 operatrici - spiega Marta Penafiel, che lavora al San Giuseppe da 24 anni - ora formalmente sono 4, ma in realtà sono meno. Alcune volte anche 2, perché se capita che qualcuno è malato non viene sostituito".

Una situazione che, se rapportata agli attuali 120 ospiti della struttura (una delle più grandi del territorio), a cui ne vanno aggiunti altri 30 circa che frequentano il centro diurno, aumenta esponenzialmente il disagio.

Proteste dei parenti degli ospiti

"E non mancano le segnalazioni e le proteste dei parenti degli ospiti che lamentano un generale peggioramento dei servizi", fanno sapere altre operatrici.

"Pronti a dichiarare lo stato di agitazione"

"Chiediamo un cambio di rotta - concludono i sindacati - A cominciare dalla riapertura della discussione sul  premio di risultato che rappresenta, come detto, una risorsa importante per le dipendenti e i dipendenti. Le relazioni devono riprendere al più presto per consentire anche e soprattutto di condividere un percorso di risanamento economico e organizzativo che non sia penalizzante per chi lavora e anche per gli utenti. Purtroppo negli ultimi anni la Rsa San Giuseppe sembra aver abbandonato sempre più la vocazione della casa famiglia per orientarsi ad una gestione meramente aziendale. Attendiamo segnali in tempi brevi, altrimenti valuteremo l'avvio dello stato di agitazione".

La replica della presidente del Cda: "Rottura immotivata"

La presidente del cda, Carla Riva, respinge le accuse dei sindacati rimarcando invece quanto il cda sta facendo da tempo per risanare i conti e dare quindi un futuro alla Fondazione e di conseguenza ai dipendenti

"Siamo dispiaciuto dall'atteggiamento dei sindacati e di una piccola parte dei lavoratori - ha sottolineato Riva - Siamo stati sin da subito trasparenti. A fronte di un bilancio in negativo di circa 520mila euro nel 2022 abbiamo comunicato l'impossibilità per lo scorso anno di erogare il premio di produttività. Per il 2023 non c'è stata alcuna chiusura. Abbiamo chiesto un po' di pazienza. Il risanamento è in atto, anche grazie al proficuo lavoro di razionalizzazione che sta svolgendo il nuovo direttore, Stefano Cipolla, che sta dando buoni risultati. A fine anno avremo un quadro chiaro del bilancio e potremo dare una risposta definitiva sul premio di produzione 2023".

"Lavoriamo per dare un futuro alla Fondazione e quindi anche ai lavoratori"

"Nel complesso con il nuovo direttore stiamo operando per una complessiva riorganizzazione dei piani di lavoro - prosegue Riva - In molti, anche tra i lavoratori, lo hanno capito dimostrando grande disponibilità. Il nostro obiettivo è quello di dare un futuro alla Fondazione e quindi anche a chi ci lavora a fronte di una condizione generale molto complicata per le Rsa. Spiace, invece, che i sindacati non facciamo una valutazione nel medio e lungo periodo, ma si limitino solo all'oggi".

Anche la parrocchia di Vimercate nel cda della Casa famiglia

Una storia, quella delle casa famiglia San Giuseppe, incominciata nell'immediato dopoguerra con la benefattrice di Vimercate Bice Cremagnani che volle dare un tetto ad orfani e anziani.

Nel 1961 la struttura divenne ente morale  e nel 1993 assume la veste giuridica di ente privato configurandosi come Fondazione Casa Famiglia San Giuseppe.

Del cda (carica svolta a titolo gratuito) fanno parte, tra gli altri,  storicamente anche il prevosto di Vimercate, un discendente della famiglia Cremagnani e una persona indicata dal Comune di Vimercate.

 

 

 

 

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