Altissima tensione

Nuova rivolta, cosa succede in carcere?

Tre piccoli incendi (due causati dallo stesso detenuto) e momenti di tensione domenica. La Polizia penitenziaria: "Abbiamo paura"

Nuova rivolta, cosa succede in carcere?
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I primi episodi sono avvenuti giovedì, poi sabato c'è stato un altro grave episodio e, a chiudere la settimana, anche domenica si sono registrati gravissimi episodi nel carcere di Monza

Una settimana difficilissima nel carcere di Monza

Sono stati giorni ad altissima tensione nel carcere di Monza: dopo la rivolta di una sezione e le risse in altre di giovedì e dopo che sabato si è rischiato il dramma per l'incendio appiccato da un carcerato, domenica la tensione è tornata alle stelle a Sanquirico.
 Alle 18 nel reparto Nuovi giunti, soprannominato sezione osservazione, un detenuto di origine marocchine ha appiccato  un piccolo incendio che prontamente gli agenti della Polizia penitenziaria sono riusciti a spegnere con dei secchi d'acqua. Due ore dopo, però, lo stesso detenuto ha incendiato  nel bagno della propria camera asciugamani, lenzuola, bottiglie di plastica e altre cose provocando fiamme alte e fumo intenso:  gli agenti prima sono intervenuti  con dei secchi d'acqua, poi con l'estintore, ma viste la difficoltà nello spegnere il fuoco hanno provveduto ad usare l'idratazione. Una situazione che ha allarmato gli altri detenuti che hanno cominciato a battere sulle sbarre  e a urlare, ma grazie alla professionalità dei poliziotti penitenziari la situazione è stato rimessa sotto controllo e il detenuto incendiario è stato portato in salvo facendolo uscire dalla camera e spostato in un'altra.

La serata era appena iniziata

La calma è durata però ben poco. Alle 21.30 circa, nella sezione infermeria ,un altro detenuto di origini italiane ha incendiato un cuscino e la federa fuori dalla sua camera creando un intenso fumo nero: gli agenti e il sottufficiale di sorveglianza sono riusciti ad intervenire in modo celere e si è evitato ancora una volta il peggio.
E pochi minuti dopo il sottufficiale di sorveglianza generale è dovuto correre  nella sezione Nuovi giunti in quanto il  detenuto di  origini marocchine che si era reso protagonista dei due incendi aveva iniziato a battere forte porte, finestre e blindo provocando malessere e agitazione degli altri detenuti che svegliandosi per il forte rumore e per la situazione precedente iniziavano a sbattere le porte: e il detenuto marocchino  è arrivato a smontare le mensole di legno piene di chiodi e si era armato con le stesse minacciando il sottufficiale e tutto il personale di Polizia penitenziaria che ancora una volta è riuscito a gestire la situazione con  grande professionalità (senza neppure ricorrere alle cure mediche per non interrompere il servizio) tanto da riuscire a  farsi consegnare le armi rudimentali dal detenuto e portarlo alla calma. Una serata di ordinaria follia conclusasi intorno a mezzanotte

Il sindacato fa sentire (ancora) la sua voce

"Evidenziamo  la difficoltà nel gestire detenuti senza regole e fuori controllo - ha rimarcato la Uilpa  -   La Polizia penitenziaria di Monza e di tutt'Italia è ormai maltrattata ogni giorno dalle angherie profuse dei detenuti. Ogni giorno è un bollettino di guerra, ogni giorno si ha paura a prendere servizio. Il personale di Monza è allo stremo delle forze, è stressato, intimorito e affranto dal fatto che nessuno intervenga. Chiediamo che il personale venga tutelato".
E il  presidente regionale Uilpa Domenico Benemia e il segretario locale Diglio rimarcano " con gran dispiacere, che la situazione è grave, ogni giorno episodi gravi da parte soprattutto di detenuti con problemi psichiatrici e di droga. I poliziotti penitenziari non fanno ormai solo i poliziotti, ma fanno anche assistenti sociali, educatori e psichiatri senza titolo alcuno. Mancano educatori, dottori e psichiatrici. Il personale di Monza sta vivendo una situazione di disagio, non c'è sicurezza alcuna, adesso basta lo dicono i poliziotti penitenziari perché  la paura è che scappi il morto tra di noi. La Uilpa  grida  e dice con dolore che sulle facce dei poliziotti penitenziari di Monza vive la paura, paura di intervenire, paura di non  vedere più  i figli o famigliari".
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