Restauro e alberi

Nuova vita per 50 ettari del Parco di Monza

Il Consorzio del Parco si è aggiudicato un contributo da Fondi Pnrr per 2 milioni di euro

Nuova vita per 50 ettari del Parco di Monza
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Un progetto da due milioni di euro che prevede interventi su 50 ettari di Parco di Monza tra cui la riqualificazione dei viali alberati, la messa a dimora di 621 piante e 444 arbusti, la riqualificazione di tre aree di sosta e il restauro della Cascina Isolina.

Parco di Monza, il progetto

Ha preso avvio nel mese di giugno 2022 il progetto di restauro conservativo dell’area del Parco di Monza concessa dallo Stato all’Università degli Studi di Milano.
Dopo più di trent’anni dall’ultimo intervento di recupero e restauro dei filari storici del Rondò del Cedro e il recupero del cannocchiale ottico, l’Università, in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco, ha coinvolto le sue competenze multidisciplinari in ambito agronomico, forestale, paesaggistico e culturale, e si è aggiudicato un contributo da Fondi Pnrr per 2,2 milioni di euro (cui l’ateneo ha aggiunto 200mila euro di fondi propri).
Partecipazione, tutela della biodiversità, ripristino conservativo paesaggistico, ricerca storica e ambientale e sostenibilità saranno le parole chiave per l lavori che riguarderanno appunto circa 50 ettari nella zona sud-est del Parco, compresi fra il muro di cinta, il fiume Lambro e viale Cavriga.

Il restauro della Cascina Isolina

Tra le più importanti novità, come previsto anche dal Masterplan, il fatto che Cascina Pariana o Isolina, attualmente in stato di degrado, nata come postazione per l’allevamento della selvaggina, verrà restaurata e data in uso alla Facoltà di Agraria.
In programma però c’è anche il recupero e restauro conservativo dei viali alberati che si snodano dal Rondò del Cedro e da quello degli Ippocastani e l’inserimento lungo la cinta di venti macchie di vegetazione arbustiva autoctona per incrementare la biodiversità dell’area, anche grazie all’istallazione di casette rifugio per volatili e impollinatori. Inoltre, pur restando il più possibile fedeli al disegno originale, l’utilizzo di pavimentazioni drenanti consentirà di rendere il Parco fruibile da tutti e più resistente agli eventi atmosferici.
Il progetto includerà anche una fase di ascolto e partecipazione della cittadinanza: nella prima settimana di marzo verranno coinvolte le associazioni che operano all’interno del Parco al fine di individuare le aspettative.
Lavori di valorizzazione dell’area verde che dovrebbero partire ad autunno 2023 e vedere la conclusone già a dicembre di quest’anno.

App e conferenze

A supporto dell’attività di recupero dell’area, inoltre, verrà sviluppata un’Applicazione storico-divulgativa, per dispositivi iOS e Android, per permettere al visitatore di approfondire la conoscenza della storia del Parco di Monza e delle sue ricchezze e per far conoscere i servizi ecosistemici che le aree verdi svolgono in ambito urbano.

«Da inizio gennaio 2022 siamo al lavoro per finalizzare al meglio il progetto sull’area dello Stato - spiega Giuseppe Distefano, direttore generale del Consorzio - È in corso di definizione l’Accordo di collaborazione scientifica tra il Consorzio e l’Università Statale di Milano che prevederà una serie di iniziative rivolte al pubblico del Parco, in particolare iniziative di Public engagement volte a condividere la formazione e ricerca accademica con lo scopo di stabilire e rafforzare relazioni stabili di ascolto, confronto e collaborazione con la società civile».
Insomma, il progetto prevede di avere più spazi per conferenze e al tempo stesso lavorare sul cambiamento climatico con interventi fattivi.

«La nostra conoscenza sul cambiamento climatico – aggiunge Natalia Fumagalli, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – si arricchisce ogni giorno e ci porta verso una pianificazione urbana attenta agli spazi verdi e alle loro funzioni».
Una volontà ribadita anche dall’assessora Arianna Bettin, che insiste sull’importanza di valorizzazione del Parco: «Il Progetto dell’Università degli Studi di Milano, per sua stessa struttura e per l’importante apertura verso la partecipazione pubblica, va esattamente in questa direzione: ciò che ne risulterà sarà patrimonio comune, sia in termini di risultati ottenuti, sia perché costituirà un modello per esperienze future similari di recupero sostenibile».

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