Il presidio

Oltre cento infermieri brianzoli in piazza, rivendicano rispetto per la professione

Uno sciopero e un presidio molto partecipato quello di questa mattina, venerdì 17 novembre, con la presenza di centinaia di professionisti provenienti da tutta la Lombardia

Oltre cento infermieri brianzoli in piazza, rivendicano rispetto per la professione
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C'erano anche un centinaio di infermieri brianzoli questa mattina in piazza Duca d’Aosta a Milano: una piazza letteralmente invasa dai camici azzurri che hanno manifestato chiedendo più rispetto per la professione.

Oltre cento infermieri brianzoli in piazza, rivendicano rispetto per la professione

Uno sciopero e un presidio molto partecipato dunque, quello di questa mattina, venerdì 17 novembre, con la presenza di centinaia di professionisti provenienti da tutta la Lombardia accompagnati da diversi cartelli: “Per la sanità pubblica, no gettonista”; “No eroi ma professionisti”; “Lottiamo per una migliore qualità delle cure”; “Condizioni di lavoro più umane”.

Durante il presidio anche la consigliera regionale Maria Rozza (Pd) ha raggiunto i manifestanti dimostrando solidarietà e vicinanza alla causa dei lavoratori. Espressioni di solidarietà sono giunte al NurSind anche del consigliere Nicola Di Marco del Movimento 5 Stelle.

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I motivi della preotesta

Tante le cause all’origine della protesta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso - spiegano in un a nota i rappresentanti del NorSind - è stata la decisione del Governo guidato da Giorgia Meloni in tema di pensioni.

"Il ricalcolo delle pensioni retributive contenuto nella manovra avrà serie ripercussioni sugli infermieri che già da anni (ancora prima della pandemia) denunciano stipendi molto bassi.

Oltre al provvedimento in tema pensionistico che andrà a intaccare sensibilmente  i professionisti, ci sono anche altre problematiche che da tempo il sindacato denuncia.  In primis il mancato riconoscimento economico della professione: gli infermieri italiani sono quelli pagati peggio in Europa; una mancanza di riconoscimento economico che disincentiva anche le nuove generazioni a intraprendere questo percorso professionale".

E ancora: la mancata eliminazione dei tetti di spesa per le assunzioni e la sempre maggiore carenza di infermieri negli ospedali anche di Monza e della Brianza, con un carico di lavoro sempre maggiore per quelli assunti. Peraltro quella dell’infermiere non è riconosciuta, malgrado lo sia, una professione usurante.

"Da anni denunciamo questi problemi"

“È da anni che denunciamo questi problemi e in tempi ancora non sospetti avevamo annunciato che in caso di emergenza sanitaria il sistema sarebbe andato in tilt – commenta Donato Cosi, segretario territoriale del NurSind e componente del Comitato nazionale del sindacato -. È così è stato durante la pandemia: una pandemia che non ha insegnato nulla ai governi che all’epoca erano al potere e che poi si sono susseguiti. Una pandemia dove a rimetterci la salute, lo stipendio e in alcuni casi anche la vita sono stati proprio gli infermieri che in prima linea hanno combattuto per 3 anni. Prima eravamo gli eroi, adesso ci dicono che il nostro lavoro non è usurante, e anzi ci tagliano anche le pensioni. Ma che cosa dobbiamo fare per far capire a chi ci governa che la sanità è un bene prezioso e un bene di tutti e se non si investe sulla sanità e i suoi professionisti rischiamo davvero di far collassare il Paese? C'è tanta amarezza che durante la nostra manifestazione, ad eccezione dei consiglieri Rozza e Di Marco non ci sia stato l'incontro con altri politici lombardi ”.

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