Carate Brianza

Papà e figlia alla Maratona di New York: «Dedicata a mio fratello che non c’è più»

Il racconto di Dario Cesana, ex bancario, che con Giulia ha partecipato alla corsa più famosa del mondo

Papà e figlia alla Maratona di New York: «Dedicata a mio fratello che non c’è più»
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Dario Cesana, 59 anni, di Carate Brianza ex bancario in pensione all’arrivo con la medaglia e il pettorale della Maratona di New York che ha corso per la terza volta dedicando la gara al fratello Silvano, morto prematuramente. Ecco il suo racconto

di Dario Cesana

La maratona è una corsa che affascina tanti podisti perché rappresenta una sorta di sfida con i propri limiti. Filippide corse 42 chilometri, da Maratona ad Atene, per annunciare la vittoria dei Greci sui Persiani. Solo nel 1908 alle 26 miglia esatte, ai Giochi Olimpici di Londra, vennero aggiunte all’ultimo 385 yarde per posizionare l’arrivo di fronte al palco reale dello stadio per una distanza di 42.195 metri. Ma partecipare alla maratona di New York è una cosa fuori dal normale. Quello che mi affascina della maratona è la metafora della vita. La sfida, infatti, è assolutamente personale per prepararla occorrono mesi di allenamenti, volontà e passione. È incredibile come l’uomo sia capace di offendere, far del male, combattere le guerre e uccidere per denaro, fama o altro, e poi una semplice maratona riesca ed unire culture, popoli e religioni diogni angolo del pianeta.

Ed eccoci a New York, io Dario, quasi sessantenne, e mia figlia Giulia, 26, per partecipare alla corsa più rinomata nel mondo. È mattina presto e ci stiamo imbarcando sul battello che porta da Manhattan a State island con la fortuna di potermi presentare per la 52 edizione della «maratona delle maratone». Si parte per ultimi, quando i primi sono già arrivati da un po’, sono già le 11,30 e la temperatura - una quindicina di gradi - è quella giusta per fare una bella gara. Si parte dopo l’inno patriottico e uno sparo di cannone; ci guardiamo, io e Giulia, un sorriso e via, lei al piccolo trotto, io con la mia camminata svelta che mi porterò fino al traguardo.

Passato il ponte di Verazzano, , in un silenzio che incute un po’ di ansia, ti guardi attorno e vedi solo facce che cercano la preda. La preda è lontana, tanto lontana… Si dovranno attraversare i cinque distretti della città di New York. Il passo di Giulia è troppo veloce per me e ci salutiamo per ritrovarci nel fiume di persone prima del ventesimo chilometro... Sento da dietro una voce... «Ciao papi! Era ora! Come stai? Bene! Tu? Io ho le gambe che si stanno ribellando, le sento un po’ durette…».

Ci scambiamo consigli e ci raccontiamo la prima parte della gara. Siamo sul ponte Pulaski, al 21esimo chilometro, a metà gara e ci salutiamo, io con il mio passo e Giulia che mi dice: «Aspettami all’arrivo».

Il tifo del pubblico è una cosa che non si può descrivere, il tuo nome sul fronte della maglia è una calamita per le migliaia di persone sul percorso che ti incitano e ti spronano, ma non ti devi far trasportare da tanta enfasi e non è facile. E come un flutto trasportato da un fiume in piena: passi Brooklyn, Queens, Bronx per rientrare a Manhattan, nel cuore pulsante della megalopoli. È una festa di gioia e sorrisi che ti accompagna anche quando, dopo i 30 chilometri macinati il tuo fisico ti avvisa che devi fare i conti con i crampi e stanchezza che sono lì ad aspettarti. È li il momento più difficile da affrontare, la differenza la fanno il cuore e la testa. E allora a darti una mano sono il tifo e le coreografie, musiche e band, ma la tua testa e i tuoi obbiettivi la fanno da padroni e arrivi stanco ma fiero a Columbus Circle e capisci, finalmente, di aver fatto nuovamente qualcosa di grande!
Hai completato la maratona di New York! La terza maratona di New York per me. Una gioia indescrivibile, dedicata a mio fratello Silvano, con le lacrime agli occhi, aspettando Giulia che da lì un po’ arriva con un sorriso che dice tutto! Percorsa con una media di 7,51 minuti al km con un tempo finale di 5 ore e 32 minuti è un risultato che mi appaga oltre ogni aspettativa.

La preda è stata presa, una conquista ambita e la cosa più bella è quella di averla condivisa con mia figlia Giulia che, nonostante la poca preparazione specifica, ha concluso la sua prima maratona in 6 ore e 37minuti: bravissima!

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