A Monza

Per non discriminare i no vax a scuola non entra più nessuno

La scelta delle materne parrocchiali San Carlo, San Giuseppe e San Luca ha scontentato molti genitori. Ma è stata fatta per un’ulteriore cautela nell’evitare assembramenti.

Per non discriminare i no vax a scuola non entra più nessuno
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Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno recitava un vecchio adagio. Un po’ quello che da  lunedì, è accaduto nelle scuole parrocchiali monzesi della Comunità Pastorale Santissima Trinità d’amore, le materne San Luca di via Guerrazzi, San Giuseppe di via Duca D’Aosta e San Carlo di via XX Settembre.

Per non discriminare i no vax a scuola non entra più nessuno

Da questa settimana, infatti, i genitori non potranno più entrare nella scuola per accompagnare i propri figli, anche se muniti di Green pass. Il lasciapassare, infatti, come prevede la normativa per l’accesso nelle scuole, non viene richiesto solo ai docenti e al personale scolastico, ma anche a educatori, esterni, genitori e chiunque metta fisicamente un piede all’interno di una struttura scolastica.
Non viene richiesto invece ai genitori se devono accompagnare i figli a scuola (senza entrare) ma lo devono mostrare in occasione di colloqui o ingressi negli istituti di qualsiasi ordine e grado per qualsiasi motivo.
Per questo molte strutture hanno proseguito sulla scia dello scorso anno, non facendo entrare i genitori in classe e lasciando che cambiassero le scarpe al proprio bimbo e lo salutassero nel cortile o nel giardino (per non dover chiedere il Green pass ogni mattina). Questo - però - ovviamente è possibile se la struttura dispone di accessi esterni direttamente collegati con le classi.
Qualora, invece, la struttura scolastica non ne avesse, si è dovuto scegliere diversamente.
E’ stato così, appunto, nelle scuole parrocchiali San Luca, San Carlo e San Giuseppe. Dalla ripresa della materna a oggi si è deciso di dividere le famiglie in due gruppi: l’accompagnatore che disponeva di Green pass poteva entrare a scuola previo controllo del certificato, gli altri erano costretti a salutare i figli all’esterno (sarebbe poi intervenuto il personale una volta dentro ad aiutare il bimbo a riporre giacca e scarpe).

La decisione della dirigenza

Martedì scorso però il cambio di rotta. La dirigenza della scuola ha deciso di uniformare la procedura di ingresso e uscita per evitare che all’ingresso si creassero due code.
La motivazione? Non creare differenze tra i bambini e attuare una tutela in più a beneficio di tutti. La decisione però ha sollevato malumori tra le mamme vaccinate che hanno scritto al nostro giornale:

I malumori

"Troviamo la decisione discriminatoria in senso opposto: noi che abbiamo creduto nel vaccino e ci siamo presi il rischio di farlo, veniamo penalizzati e questo non è corretto - lo sfogo - Per carità, non è la morte di nessuno, ma per i bambini più piccoli avere l’aiuto dei genitori nella preparazione (armadietto, ciabattine etc) poteva essere importante. La soluzione poteva essere creare due ingressi separati: quelli con Green pass e quelli senza. In questo modo i bambini in coda non avrebbero notato differenze. Rispettiamo le scelte di ognuno, ma per non discriminare chi non si è vaccinato, si finisce con farlo con chi invece ha adempiuto alle raccomandazioni del Governo. Troviamo ingiusto che noi non possiamo accompagnare i nostri figli per colpa di chi non rispetta le regole".

Le motivazioni

Interpellata, la dirigenza delle tre scuole, ha spiegato in una lunga nota le motivazioni alla base della decisione. Eccola:

"Le motivazioni per cui in questo specifico periodo di tempo cerchiamo di evitare che i genitori entrino quotidianamente a scuola (nella garanzia, tuttavia, del contatto fondamentale e necessario fra educatori, famiglia e bambini) vanno nella direzione di tutela e protezione dei minori presenti - ha spiegato la dirigenza - Meno gente entra in struttura e meno favoriamo assembramenti e contatti fra adulti e fra adulti e bambini. Togliere 200 /300 accessi al giorno per ogni scuola non è cosa di poco conto! La scelta fatta ci rassicura notevolmente, poiché permette di evitare sospetti sull’eventuale provenienza di positività o – peggio – sul rischio di focolai".

Una questione di prudenza, ma non solo. "Il secondo punto è questo: noi non vogliamo sentirci veicolo di discriminazione delle famiglie - hanno poi aggiunto dalla scuola - Desideriamo che quanto è frutto di una scelta personale rimanga fuori dalla scuola. E’ ovvio che una tale regola si basa sulla speranza di considerarla momentanea e di poter presto modificare quanto da noi stabilito. Le scuole vogliono eccome la presenza dei genitori! Lo dimostra il fatto che i bambini piccoli, nuovi arrivati, siano stati accompagnati nella fase di inserimento dalla presenza del genitore o dell’adulto di riferimento. Tutto ciò fa parte delle nostre convinzioni, sia chiaro! Pertanto sarà nostra premura apportare correttivi o eliminare del tutto una scelta che riteniamo solo provvisoria. Essa, tuttavia, nella stagione attuale ci è sembrata anche di saggia prudenza. Una cautela in più. Le nostre scelte sono state condivise con il parroco, gestore delle nostre scuole, con il responsabile dei servizi e della prevenzione, e con le tre coordinatrici. Siamo stati colpiti dal fatto che i dati nazionali indicano che la fascia 0-6 (e in genere quella dei minori) risulti nelle ultime settimane fra le più esposte al contagio. E proprio in occasione della ripresa dell’attività scolastica. Appreso questo dato, è il senso di responsabilità che ci ha guidato".

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