Pietra d'inciampo per Amedeo Bettini: "Oggi lo riportiamo a casa"
Questa mattina nel cortile del Comune la cerimonia dedicata al partigiano bovisiano deportato nel 1944
Pietra d'inciampo per Amedeo Bettini: "Oggi lo riportiamo a casa". Questa mattina nel cortile del Comune la cerimonia dedicata al partigiano bovisiano deportato nel 1944
Pietra d'inciampo per Amedeo Bettini
Visibilmente emozionato, il nipote di Amedeo Bettini, che porta il suo stesso nome, ha incastonato nella pavimentazione del cortile del Comune la pietra d’inciampo dedicata al partigiano bovisiano. "43538 era il numero di matricola di Bettini nel lager. Oggi lo riportiamo a casa, al centro del paese, dove fu strappato nel 1944 perché membro della Brigata Mazzini, incarcerato, deportato in Germania e poi fucilato" ha ricordato venerdì mattina durante la cerimonia Loris Maconi del comitato provinciale per le pietre d’inciampo.
Chi era Amedeo Bettini
Bettini nacque il 16 novembre 1909 e abitava in via Roma 6, a poche decine di metri da dove è stata posata la pietra in sua memoria. Di professione meccanico, entrò nelle Brigate Mazzini con il nome di battaglia "Il Moro". Fu arrestato negli ultimi giorni dell’ottobre 1944 e incarcerato a San Vittore per aver svolto attività sovversiva, il 21 dicembre dello stesso anno venne mandato a Bolzano e successivamente deportato nei campi di sterminio di Flossenbürg (Germania) e Zwickau. Fu assassinato il 21 aprile 1945 durante l’estenuante marcia di trasferimento verso la Cecoslovacchia.
L'amico lo trascinò sulle sue spalle per giorni
"Durante la deportazione fu sottoposto a fatiche, lavori gravosi e freddo - ha continuato Maconi - quando i tedeschi evacuarono il campo misero in marcia i prigionieri stremati. Bettini fu aiutato dall’amico Mario Monguzzi, anche lui di Bovisio, che lo trascinò sulle spalle per giorni. Quando non resse più, Bettini fu barbaramente fucilato e abbandonato in un fosso". Sulla solidarietà di Monguzzi si è soffermata anche l’Anpi: "Aveva 20 e ha disperatamente tentato di salvare Bettini, il suo gesto è un monumento contro la distruzione nazista. Tutti dobbiamo impegnarci per non disperdere l’eredità lasciata da questi grandi uomini".
Il monito della pietra d'inciampo
Il nipote di Bettini ha sottolineato l’importanza della cerimonia della pietra d’inciampo: "Deve essere un monito affinché certe barbarie non accadano più. Fa meditare che dopo 70 anni abbiamo la guerra alle porte di casa, sotto gli occhi di tutti". Il sindaco Giovanni Sartori ha ricordato l’importanza della pietra: "E’ un inciampo visivo che ha il compito di far riflettere chi passa da questo luogo". Infine gli studenti delle scuole medie hanno proposto alcune letture ed elaborati realizzati in classe come pietre d’inciampo che riportano versi di Primo Levi e una valigia piena di oggetti simbolici della deportazione.