Lacrime e speranza

Portavano le protesi in Africa, in un film la storia di Luca Falcon

Erano marito e moglie, ora lui è morto in missione e lei porta avanti il ricordo di Karma on the road

Portavano le protesi  in  Africa, in un film la storia di Luca Falcon
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Lui è morto portando protesi ai più bisognosi e ora lei vuole ricordarlo come si deve, con un dopcufilm. Da un grande dolore era nata una forza incredibile: quella di Luca Falcon, che rimasto senza una gamba a seguito di un terribile incidente in moto nel 2016 aveva fondato un’associazione per aiutare chi (soprattutto i bambini) una protesi non poteva permetterselo.

La storia di Luca e Giulia e il dono delle protesi

Una missione davvero speciale quella di Luca che aveva condiviso con la moglie, Giulia Trabucco di Monza, sua coetanea, fino a quando un altro terribile incidente un mese fa non lo ha strappato alla vita il giorno dopo il suo 35esimo compleanno mentre si trovava proprio in Angola a consegnare protesi ai meno fortunati per lo schianto contro un camion. Era in moto ed era felice, anche se a 15mila chilometri da casa, come aveva scritto su Facebook il giorno prima, «perché a 35 anni so ancora sognare».

Poco dopo la tragedia. Terribile. Che ha lasciato in sospeso anche il progetto «Ride your Life-Ghana 2023» in cui Luca e Giulia fortemente credevano.
Racconta oggi la monzese: «Il docu-film girato in quest’ultimo viaggio fatto assieme uscirà quest’estate e farò in modo che lo vedano tutti. Il viaggio verso il Sud Africa di Luca invece era una sfida con se stesso, non un progetto solidale, ma un sogno che desiderava realizzare».

Giulia qualche giorno fa (domenica 24 marzo) ha organizzato a Sona in Veneto l’ultimo saluto per il suo Luca, nel campo sotto la loro abitazione («Così potremo dire di averlo davvero riportato a casa, anche se è stata la cosa più straziante della mia vita», ha confessato).

Dopo l'ultimo saluto  il docufilm

«L’unica cosa che ho voluto specificare anche tramite le nostre pagine social quando ho dovuto annunciare la morte di Luca, è che voglio che il docu-film sia finito e distribuito al mondo perché è stata l’ultima cosa importante che abbiamo fatto assieme. È in post-produzione e ci vorrà ancora tempo, ma uscirà per ispirare altre persone nel mondo», ha ribadito in questi giorni.

Assieme i due avevano affrontato le difficoltà e poi avevano iniziato a seminare il bene lungo la strada fondando «Karma on the road», un’associazione no-profit che mira a sensibilizzare il prossimo riguardo a tutti i problemi che devono affrontare gli amputati, per costruire un mondo più attento verso chi vive questa disabilità.

«Il 4 agosto 2016 (da noi soprannominato “l’Anno Zero”) Luca è stato investito da un’auto mentre tornava a casa dal lavoro in moto. Il piede e la gamba sinistra erano distrutti; il gomito sinistro era gravemente compromesso e anche il naso e l’occhio destro erano danneggiati. Dopo più di un anno fermo a letto, due anni di fisioterapie e quaranta interventi chirurgici, nel 2019 tutti i medici convennero che l’amputazione della gamba sinistra fosse l’unica soluzione», raccontavano i due suoi social.

Il recupero delle protesi

E così hanno iniziato a occuparsi del recupero delle protesi di arti usate e non più utilizzate per mandarle nei paesi in via di sviluppo.

«Mio marito è l’uomo migliore che abbia mai conosciuto, ha lottato per tornare a vivere e ispirare gli altri. Assieme abbiamo aiutato tante persone. Il bene fatto rimane e sarò sempre orgogliosa di averlo fatto con lui», ha ricordato Giulia.

Intanto di questo loro bellissimo progetto si continua a parlare. Anche la consigliera comunale Ilaria Guffanti di MonzAttiva lunedì sera ha voluto menzionare la vicenda in Consiglio comunale.

«Il loro progetto era incredibile: avevano scoperto che in Italia le protesi si cambiano ogni cinque anni e poi quelle vecchie restano nei magazzini. Così loro andavano a prenderle, le rimettevano a posto e in otto anni hanno viaggiato in Italia e nel mondo - ha detto Guffanti - Lavoro da anni con la mamma di Giulia, che è una nostra concittadina. Chiedo che il Consiglio comunale si unisca a lei in un abbraccio e che il Comune possa sostenere questo progetto».

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