Una storia commovente

Quando la solidarietà va oltre i confini: Lada, donna russa, accoglie in casa propria due profughi ucraini

Lada, residente a Lesmo insieme al marito Graziano, ha deciso di ospitare Iryna e Mykhaylo, madre e figlio di origini ucraine: "Fa bene anche al mio cuore"

Quando la solidarietà va oltre i confini: Lada, donna russa, accoglie in casa propria due profughi ucraini
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La solidarietà non conosce confini. Nemmeno quando questi sono minacciati dalla guerra. E’ una vera e propria lezione di pace quella che arriva da Lesmo, dove Lada, 52enne di origini russe, e il marito Graziano hanno deciso di aprire le porte della propria casa a Iryna e Mykhaylo, madre e figlio rispettivamente di 45 e 15 anni in fuga dall’Ucraina.

Quando la solidarietà va oltre i confini: Lada, donna russa, accoglie in casa propria due profughi ucraini

Un gesto stupendo e di grande cuore, tanto semplice quanto forte e commovente, che di certo non può lasciare indifferenti.

«Quando è scoppiata la guerra ho cominciato a stare davvero male, perché non potevo credere a quello che il mio Paese stava facendo: per me stava diventando un peso insopportabile - racconta Lada, che vive in Italia dal 1998 e abita in centro paese - Mio marito lavora insieme all’avvocato Agostino D’Antuoni di Monza, che qualche settimana fa ha finanziato una spedizione che ha permesso di portare in Italia moltissimi profughi. Non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo subito dato disponibilità ad accogliere chi ne avesse bisogno».

"Fa bene a loro, ma anche al mio cuore"

I due coniugi hanno accolto di buon grado gli ospiti, con i quali ormai si è instaurato un bel rapporto di amicizia e serenità, indubbiamente facilitato dalle comuni radici culturali.

"Per tante persone la nostra è una scelta strana viste le mie origine russe, ma io credo che non stiamo facendo nulla se non aiutare persone che ne hanno bisogno: c’è chi sta facendo molto più di noi - prosegue Lada - Russi e ucraini sono sempre stati fratelli, ma Putin ha deciso che da un giorno all’altro dovevamo essere nemici. Così, quando c’è stata la possibilità di ospitare persone ucraine ho detto subito di sì. Perché volevo aiutare e cercare di rimediare al male che il mio Paese sta facendo a degli innocenti: l’ho fatto per loro, per donne e ragazzi come Iryna e Mischa, ma nel mio cuore so che l’ho fatto anche per me, per provare ad alleviare la mia sofferenza"

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