I dati

Quanti sono (e dove sono) i beni confiscati alle mafie in Brianza?

Sul territorio della Provincia sono attualmente 102. Ma il vero problema è come (e con che fondi) riutilizzarli.

Quanti sono (e dove sono) i beni confiscati alle mafie in Brianza?
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L’esempio più eclatante, e da anni è sotto gli occhi di tutti, è il caso dell’ex hotel Imperial che campeggia lungo la Provinciale Monza-Saronno nel tratto che attraversa Muggiò. Ma quanti sono, e dove si trovano, i beni confiscati alla criminalità organizzata in Brianza?

Quanti sono (e dove sono) i beni confiscati alle mafie in Brianza?

Sul territorio della Provincia sono attualmente 102 (all’11 giugno 2021) gli immobili che risultano sottratti alle mafie e che sono già stati destinati dall’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).
Sono invece 298 quelli già confiscati definitivamente al 100% e quindi nella piena disponibilità dell’Agenzia che deve curarne quindi l’eventuale destinazione per i nuovi utilizzi.

Maglia nera, legata solo agli immobili sottratti alle mani della criminalità, tocca a Giussano con ben 50 immobili, seguita da Seregno e Desio con 47, Cesano Maderno con 43 e Muggiò con 42 stabili.
Solo otto gli immobili attualmente confiscati a Monza, quattro a Lissone, tre a Vedano al Lambro e 13 a Seveso. Brugherio, Bovisio Masciago e Misinto con 11 confische.
Questi sono solo alcuni dei dati a disposizione del coordinamento provinciale brianzolo di Libera, l’associazione che dal 1995 si occupa di sensibilizzare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata, e coordinata da Valerio D’Ippolito.
Ma non è detto che i beni confiscati - o sequestrati - siano già stati destinati e quindi affidati a enti, associazioni o Forze dell’ordine. In questo caso, il più delle volte, bisogna attendere la conclusione dei processi. Solo al termine dei procedimenti giudiziari, infatti, si arriva alla confisca definitiva al 100% passaggio necessario per la destinazione finale del bene che può essere sia un immobile, ma anche una azienda o una attività economica.

"Con l’emergenza Covid tutto si è un po’ fermato sul fronte della gestione dei beni confiscati. Anche Regione e Anci stanno lavorando fianco a fianco su questo tema che è uno dei temi principali - ha spiegato il referente D’Ippolito durante l’ultima riunione del coordinamento di Monza e Brianza - Abbiamo anche incontrato la Prefettura sollecitando l’avvio di un nucleo di supporto proprio per andare in questa direzione".

I beni già confiscati e quelli destinati

Sono 298 gli immobili in Brianza che sono già stati confiscati in via definitiva. Anche in questo caso Muggiò e Seregno contano sul proprio territorio 42 beni, 45 a Giussano, 39 a Desio e 33 a Cesano Maderno.

Scacco matto alle mafie: a Muggiò record di beni destinati

Ma il vero spartiacque, e il vero dato importante, è quello invece legato agli immobili che sono già stati destinati e quindi entrati pienamente nella disponibilità di enti locali, Amministrazioni comunali o Forze dell’ordine. E’ Muggiò, in questo caso, a detenere il primo posto nelle destinazioni. In quella che è stata la «città delle cooperative» sono infatti ben 37 i lotti (su 102 destinati in tutta la Provincia) già destinati e molti dei quali legati al comparto tra via Mazzini e via Raffaello Sanzio e riconducibili all’ex albergo confiscato lungo la Provinciale. Dopo Muggiò segue Desio con 11 destinazioni, sei a Lesmo, solo cinque (su 45 confische già definitive) a Giussano, quattro nella piccola Vedano al Lambro, tre rispettivamente a Brugherio e Usmate Velate, due (su 10) a Seveso idem (ma su quattro) a Monza e Carate Brianza. Una sola destinazione ad Arcore, Limbiate, Nova Milanese, Seregno e Vimercate. Sono poi 22 gli altri beni, non ancora localizzati e sparsi su tutto il territorio provinciale, già destinati.

La questione destinazione

Ma il vero nodo è, e resta, quello legato al «cosa fare» dopo la destinazione di un bene confiscato.
"Alla Regione chiediamo di fare formazione e di coinvolgere gli amministratori su come procedere - ha continuato D’Ippolito - Bisogna spiegare agli amministratori pubblici, spesso spaesati, su come coinvolgere le associazioni e su come gestire i beni presenti sul territorio. Spesso ci troviamo di fronte a realtà che non sanno come muoversi".

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