Il ricordo

"Quella volta che cedetti Torricelli alla Juventus di Boniperti"

Era gli anni Novanta e l'allora presidente dell'Unione sportiva Caratese Antonio Tagliabue andò a Torino per definire la cessione

"Quella volta che cedetti Torricelli alla Juventus di Boniperti"
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«Un mediatore eccezionale, un uomo di club, un professionista e un dirigente d’altri tempi, che incarnava alla perfezione lo stile che ha sempre contraddistinto la società bianconera...». Toccarono proprio a lui, Antonio Tagliabue, da poco presidente della «Unione sportiva Caratese» al posto del dimissionario Mario Agliati, l’incontro e le delicatissime trattative con Giampiero Boniperti per la cessione alla Juventus del gioiello di casa: Moreno Torricelli

La cessione alla Juventus

Erano gli anni Novanta e Torricelli era arrivato nel 1990 da Oggiono, e l’allora mister bianco-azzurro Roberto Antonelli reinventò come arcigno terzino di fascia, conquistando in fretta le attenzioni di diversi club e della squadra di Torino.
«Era il 1992, Torricelli venne notato in un’amichevole e nella primavera dello stesso anno venne aggregato ai bianconeri per un periodo di prova, impressionando positivamente l'allenatore Giovanni Trapattoni», ricorda ancora Tagliabue che di lì a poco si ritrovò nella sede della Juventus a Torino per definire i dettagli del trasferimento alla presenza dei vertici e dello stesso Boniperti.
Cinquanta milioni, di vecchie lire (ovviamente), pagati e rateizzati in dieci mesi, la proposta formalizzata dal club bianconero che fece però sapere di non volere subito impiegare il calciatore in prima squadra, ma di volerlo ancora «testare» parcheggiandolo con ogni probabilità in categorie inferiori. Non fu così.
Il «legnamé» Torricelli, partito in ritiro e poi in tournée in Giappone, non faticò molto a diventare titolare fisso della squadra, dove militavano campioni del calibro di Roberto Baggio e Gianluca Vialli, e che in quella stagione si aggiudicò la Coppa Uefa, battendo in finale i tedeschi del Borussia Dortmund.

Trattative non facili...

«Non fu affatto semplice trattare, anzi», ricorda Tagliabue, che fu ricevuto nell’ufficio dell’allora presidente e che ricorda ancora l’emozione di quel primo appuntamento nella stanza del grande Boniperti dove campeggiavano le sue scarpe, i trofei e i mitici palloni in cuoio.
«Ricordo il colloquio cordiale con Giampiero Boniperti, ma ricordo altrettanto bene che ci fu qualche tensione nell’accordo per la cessione con la dirigenza. Spuntammo alla fine di vendere Torricelli per 50 milioni, ma con l’intesa che, se avesse giocato in serie A, la cifra sarebbe inevitabilmente salita». Così non fu: da casa Juve, nonostante il terzino brianzolo divenne subito pedina inamovibile della squadra del Trap, «non ci fu alcun ritorno e, allora, mi precipitai qualche mese più tardi di nuovo a Torino piuttosto risentito».
Ne uscì l’ennesimo lungo colloquio, al termine del quale Tagliabue fece rientro a Carate Brianza arrabbiato e «con le pive nel sacco». Di lì a poco fu un’intervista sfogo del presidente a «Il Giornale» di Indro Montanelli a scatenare il putiferio.
«Venni subito convocato dalla dirigenza bianconera a Torino. Insieme all’allora vicepresidente Gianmario Nobili, mi trovai di fronte ad almeno quattro avvocati che minacciavano querele. Spiegai semplicemente che c’era un accordo e che andava rispettato... Fu Boniperti a mediare, mi fece persino parlare al telefono con l’avvocato Agnelli e mi rassicurò che avrebbero ristorato in qualche modo il passaggio del calciatore», ricorda ancora Tagliabue.
Per la tregua e per sancire quella che sarebbe stata poi la pace definitiva tra i due club, venne organizzata una storica amichevole in città. Era il 29 aprile 1993, come ricordano ancora le storiche locandine dell’epoca.
La Juventus, con Torricelli in bianconero, disputò la partita al mitico campo sportivo comunale della Fossa in via Volta. Ci fu il pienone, e un incasso di oltre 40 milioni di vecchie lire che rimpinguarono le casse della società lambraiola ad ulteriore compenso per la cessione del terzino.

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