Operazione dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale

Restituiti sei affreschi al Parco Archeologico di Pompei, tre erano in una casa in Brianza

Le indagini che hanno portato a questi importanti recuperi sono state avviate dai Nuclei TPC di Monza e di Napoli rispettivamente nel 2020 e nel 2012.

Restituiti sei affreschi al Parco Archeologico di Pompei, tre erano in una casa in Brianza
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Sei strappi di affresco, databili al I secolo d.C., sono stati restituiti oggi 18 maggio, al Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Uchtriegel, dal Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). La riconsegna è avvenuta nel Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.

Restituiti diversi affreschi al Parco Archeologico di Pompei

Le indagini che hanno portato a questi importanti recuperi sono state avviate dai Nuclei TPC di Monza e di Napoli rispettivamente nel 2020 e nel 2012.

Nel dettaglio tre affreschi furono asportati da Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae, attuale Castellammare di Stabia: si tratta di un frammento di affresco con padiglione coronato da elementi vegetali e tetto a doppia falda decorato da grifi; al centro del
padiglione amorino nudo in atto di suonare il flauto traverso. Probabile provenienza dall’ambiente 12 di Villa Arianna.

E ancora di un frammento di affresco a forma di rombo con cornice a dentelli e tralcio vegetale e con al centro figura
femminile danzante che reca un vassoio. Probabile provenienza dall’ambiente 9 di Villa Arianna, decorato con il medesimo motivo “a piastrelle” con figure femminili, amorini, uccelli e rosette.

E infine di un frammento di affresco con parte di figura femminile su fondo nero con corona di foglie di alloro. Probabile pertinenza all’area stabiana per stretto confronto con una figura femminile con lira presente nell’affresco di Hermes, da Villa San Marco (in esposizione al Museo Libero D’Orsi, inv. 62526).

L'indagine dei militari monzesi

I tre affreschi di Castellammare di Stabia sono stati individuati nell’ambito di una più ampia attività investigativa condotta dai militari monzesi finalizzata al contrasto del traffico illecito internazionale di beni archeologici, che ha portato al sequestro dei preziosi reperti. Le indagini hanno permesso di verificare che i beni, non presenti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” sarebbero stati trafugati verosimilmente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, esportati illecitamente e successivamente acquistati negli anni Novanta presso antiquari statunitensi, elvetici e inglesi. Sono stati recuperati dai militari in una casa in Brianza.

Attraverso la collaborazione con il dott. Domenico Camardo, consulente tecnico della Procura della Repubblica di Torre Annunziata (NA) anche in merito agli scavi di Civita Giuliana, e i funzionari del Parco Archeologico di Pompei, è stato possibile stabilire che gli affreschi provenivano da pareti decorate di Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae, attuale Castellammare di Stabia.

Già a partire dalla metà del Settecento, su decisione di Carlo III, Re di Napoli, furono avviati gli scavi, tra le altre, delle citate Ville. Gli affreschi emersi più significativi vennero staccati e opportunamente custoditi, per poi essere collocati nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli, dove si trovano oggi. Le Ville furono poi interrate e nuovamente esplorate negli anni Cinquanta e Sessanta, su iniziativa di Libero D’Orsi, cui è dedicato oggi il Museo.
I beni, la cui autenticità e provenienza sono state appurate grazie alla collaborazione dei funzionari del Parco Archeologico di Pompei, sono stati restituiti allo Stato su disposizione del Dipartimento VII della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano che ha diretto le indagini.

Gli strappi di affresco asportati dall'area di Civita Giuliana

Nella stessa circostanza saranno restituiti tre strappi di affresco asportati dall’area archeologica di Civita Giuliana, a ridosso degli
scavi di Pompei:

Gli accertamenti che hanno portato al recupero dei tre affreschi asportati dall’area archeologica di Civita Giuliana sono stati avviati a luglio 2012, quando i militari del Nucleo TPC di Napoli, nell’ambito di una complessa attività di indagine su un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino e alla ricettazione di beni archeologici su territorio nazionale e all’estero, rinvennero una buca coperta da uno strato di lamiere, terra e coltivazioni, che conduceva a uno degli ambienti di una villa romana.

Le operazioni hanno permesso di sequestrare anche tre pannelli affrescati, divelti e provento di illecita attività di scavo, pronti per essere esportati.
Attualmente l’area in esame è sottoposta a campagna di scavo a cura del Parco Archeologico di Pompei, su richiesta della Procura Oplontina e in attuazione di un protocollo d’intesa stipulato tra la stessa e il Parco Archeologico: le ricerche hanno portato alla luce una serie di ambienti di servizio e la parte residenziale di una grande villa suburbana conservata in eccellenti condizioni, dalla quale sono emersi reperti di notevole importanza scientifica, come i due fuggiaschi, forse il padrone col suo schiavo, vittime dell’eruzione e individuati in un vano laterale del criptopotico, di cui è stato possibile realizzare calchi dalla resa straordinaria. Gli scavi hanno permesso per la prima volta di fare il calco di un cavallo ed è stato rinvenuto anche un carro cerimoniale con bardature in bronzo.

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