La decisione del Tar

Revocato l’incarico al magistrato «assenteista»

Uno dei vice procuratori onorari di Monza si era fatto sostituire in metà delle udienze in calendario e non presenziava alle riunioni

Revocato l’incarico al magistrato «assenteista»
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Non solo aveva chiesto la sostituzione per circa la metà delle udienze calendarizzate, ma - quando mai si presentava - capitava anche che arrivasse in ritardo, incurante dei disagi che arrecava. Senza tralasciare la mancata partecipazione alle riunioni periodiche indette dal capo ufficio (ritenute, come da lui stesso messo nero su bianco in una mail, «inutili»), nonché l’omessa comunicazione di un procedimento penale a suo carico in corso presso un altro Tribunale.

Revocato l’incarico al magistrato «assenteista»

Tutte contestazioni attribuite a uno dei viceprocuratori onorari che era in forze alla Procura di Monza e che si è visto revocare l’incarico.
A nulla è valso il suo tentativo di impugnare il provvedimento. Il Tar del Lazio, con una recente sentenza, ha infatti respinto il ricorso da lui presentato nel 2021, all’indomani della decisione arrivata direttamente dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Un ricorso «infondato»

La nomina a vice procuratore onorario risale al 2001, quando il magistrato fu assegnato prima a Milano, poi a Monza. Ed era stato proprio il Procuratore di Monza, nel 2019, a consegnargli la nota di contestazione di addebiti, atto preliminare a un possibile avvio di procedura disciplinare. Al magistrato venivano contestate alcune mancanze, respinte dal diretto interessato che si era difeso, giustificando i ritardi alle udienze e spiegando come «le frequenti sostituzioni non avessero arrecato pregiudizio al buon andamento dell’ufficio».
A valutare l’avvio del procedimento era stato poi il Procuratore generale della Corte d’Appello di Milano che aveva sollevato un’ulteriore segnalazione a suo carico. Ovvero l’omessa comunicazione della pendenza nei suoi confronti di un procedimento penale presso la Procura di Brescia.

Le contestazioni

Erano quindi state formulate le contestazioni: la partecipazione a sole 22 udienze, chiedendo ben 14 sostituzioni, il ritardo in due udienze per direttissima, la mancata partecipazione alle riunioni e l’omessa comunicazione del procedimento a suo carico.
Gli atti erano arrivati al Consiglio giudiziario che inizialmente aveva deciso per l’archiviazione. A favore del magistrato, l’anno successivo (ovvero il 2020) era arrivato anche un secondo giudizio positivo alla sua idoneità «per la conferma nell’esercizio delle funzioni per un ulteriore quadriennio».

La decisione del Tar

Decisioni ribaltate il 16 febbraio del 2021, quando l’ottava commissione consiliare, ascoltato il Procuratore aggiunto di Monza, aveva invece deliberato per la revoca dell’incarico.
Di qui la decisione del (destituito) vice procuratore onorario di presentare ricorso contro il Ministero della Giustizia e il Csm. Ricorso respinto con decisione dai giudici romani. Che non hanno fatto sconti. «Dall’istruttoria - si legge nella sentenza - è emerso come il ricorrente abbia manifestato scarsa laboriosità e minima collaborazione con l’ufficio di appartenenza». Ma non solo. «Ha chiesto sostituzioni per circa la metà delle udienze calendarizzate e per le quali aveva dichiarato la propria disponibilità». Inoltre «si è presentato in ritardo a due udienze per direttissima, causando gravi disagi all’ufficio». Si aggiunga, hanno spiegato ancora i giudici del Tar, «la mancata partecipazione alle riunioni periodiche indette dal capo ufficio, circostanza questa che di per sé, comporterebbe già la revoca dell’incarico». E concludono. «Emblematica del disinteresse del ricorrente rispetto alle esigenze dell’ufficio è la mail nella quale palesa espressamente di non ritenere importante la partecipazione alle riunioni funzionali organizzate dal dirigente, ritenendole inutili». Di qui la decisione di rigettare il ricorso perché infondato.

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