Quasi per caso ha scoperto di avere un tumore cardiaco raro che avrebbe potuto provocarle problemi seri di salute soprattutto per via delle grosse dimensioni (era grande circa come un mandarino) e mettere a repentaglio la sua vita.
Rimosso un tumore cardiaco al San Gerardo. «Grazie ai medici sono rinata»
Ma l’operazione chirurgica d’urgenza, alla quale è stata sottoposta (coordinata dall’equipe del reparto di cardiochirurgia dell’ospedale San Gerardo di Monza, guidata dal primario, il professor Giovanni Marchetto), le ha salvato letteralmente la vita. Una toccante storia di guarigione, e al tempo stesso una testimonianza di quanto sia importante, anzi indispensabile la prevenzione, quella che vi stiamo per raccontare in esclusiva e che ha per protagonista la 45enne Marie Louise Elisabeth Mozzarini, avvocato penalista del Foro di Monza.
La donna, nata e cresciuta a Lesmo, ma residente da diversi anni a Giussano insieme al marito e alle sue due bimbe, ha iniziato il suo calvario lo scorso 15 ottobre.
«Premetto che quando sono stata male mi trovavo a casa a fare l’uncinetto, una delle mie più grandi passioni che mi aiuta, da sempre, a superare i momenti di forte stress dettati dal mio lavoro e a sfogare le tensioni quotidiane – ha sottolineato il legale – A un certo punto, e lo ricordo come se fosse ieri, ho avvertito una bruttissima sensazione, come se mi mancasse l’aria, e anche della nausea. Inizialmente ho pensato che si trattasse di un banale calo di pressione e per questo motivo decisi di sdraiarmi un pochino per riposare. Grazie all’aiuto di mio marito misurai la saturazione, la pressione e i battiti cardiaci. La prima andava bene, la seconda era molto bassa mentre i battiti erano scesi a 37, quasi al limite del collasso. A quel punto mio marito cercò di convincermi a chiamare immediatamente il 112 mentre io mi opposi, dicendo che si trattava di un malessere che sarebbe passato in poche ore. Comunque avevo promesso a mio marito che il giorno successivo avrei chiamato il medico di base per spiegarle cosa avessi».
L’indomani la donna contattò il suo dottore che le prescrisse, con urgenza, un holter cardiaco e un eco cardiogramma.
La visita e l’intervento d’urgenza
«Il 3 novembre mi sono recata dal cardiologo Simone Tresoldi, che lavora al San Gerardo di Monza e che conosce bene mio marito grazie al fatto che avevano frequentato l’asilo insieme – ha continuato la donna – Il cardiologo, appena ha iniziato ad esaminare le immagini, al monitor, del mio cuore attraverso l’ecocardiogramma, mi ha guardata e mi ha detto con tono deciso: “Marie abbiamo un grosso problema”. Inizialmente pensavo che scherzasse ma, al tempo stesso, capivo che c’era qualcosa che non andava soprattutto guardando l’espressione del suo volto. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Ricordo ancora quegli attimi terribili dove praticamente mi è passata nella testa tutta la mia vita e mi sentivo quasi paralizzata. Non ho fatto in tempo a chiedere al medico cosa avessi che lui mi ha praticamente spedita d’urgenza in sala operatoria. Erano bastati pochi secondi per capire che avevo nel mio corpo l’intruso, come lo chiamo io: un raro mixoma atriale. Praticamente un tumore che si era formato all’interno dei tessuti del cuore, fortunatamente benigno. In base a quello che mi è stato spiegato si tratta di un cancro generalmente di forma irregolare e di consistenza gelatinosa. Subito dopo l’intervento di asportazione, durato quasi sette ore, il primario mi ha fatto vedere, sul cellulare, il tumore che mi aveva asportato: praticamente grosso come una cipolla o un mandarino. Stentavo a crederci che avessi una roba del genere nel mio cuore, nel mio corpo… ».
L’intervento è stato eseguito dal professor Giovanni Marchetto, primario di cardiochirurgia, un luminare del San Gerardo di Monza, con una tecnica minimamente invasiva, un vero fiore all’occhiello per il San Gerardo.
«Ho deciso di raccontare la mia storia per un duplice motivo – ha concluso la donna – Innanzitutto per ringraziare tutti i medici del san Gerardo, in particolare, ovviamente il dottor Marchetto e il dottor Tresoldi che mi hanno salvato la vita e mi hanno fatto rinascere. In secondo luogo vorrei lanciare un appello sull’importanza di sottoporsi a controlli medici periodici, come screening e visite specialistiche, anche in assenza di sintomi. Io mi reputo super fortunata, anche perché ciò che mi è stato diagnosticato e rimosso è qualcosa di raro. In aggiunta a questo posso dire che il tumore è stato diagnosticato solo dopo l’ecocardiogramma. Infatti dagli altri esami non si riusciva a capire cosa avessi di preciso. Di questo aspetto ne ho avuto conferma in tutte queste settimane di degenza, poiché non c’è stato un professionista che non mi abbia chiesto come avessi fatto a scoprirlo. Il 5 novembre, subito dopo l’operazione, sono nata per la seconda volta. Ci tengo anche a ringraziare Greta la quale, durante la terapia intensiva post operatoria, mi ha presa sotto le ali da molti; in particolar modo ricordo la dottoressa Greta che mi ha accudita come fossi la figlia. E poi grazie a tutto il personale ospedaliero: persone veramente preziose che tengono veramente elevato il livello della nostra sanità pubblica. Io non so davvero come ringraziare ognuno di loro e desidero tanto che agli stessi possa essere riconosciuta anche una paga superiore, perché loro salvano davvero vite umane».
L’intervista al professore che ha eseguito l’intervento
Abbiamo intervistato il professor Giovanni Marchetto, primario di cardiochirurgia che ha eseguito l’intervento con una tecnica minimamente invasiva.

Il mixoma atriale è un tumore benigno del cuore ed è il più frequente tra quelli primitivi cardiaci negli adulti. È una massa morbida, spesso gelatinosa, che si forma di solito nell’atrio sinistro. Di norma è adesa al setto interatriale tramite un “peduncolo”, che può essere più o meno largo e quindi rendere la massa più o meno mobile.Anche se è un tumore benigno, può causare problemi importanti perché può: ostacolare il passaggio del sangue attraverso le valvole, rilasciare frammenti che possono andare in circolo e provocare embolie (anche cerebrali) o interferire con il flusso di sangue all’interno del cuore.I sintomi possono essere molto diversi e a volte comparire anche in modo intermittente: fiato corto, palpitazioni, vertigini fino a svenimenti veri e propri, oppure episodi di embolia come ictus o ischemie periferiche. Alcune persone possono avere anche sintomi generici aspecifici come perdita di peso, febbricola o malessere generalizzato.La diagnosi viene fatta con una visita cardiologica e valutazione ecocardiografica, che permette di vedere direttamente la massa.
Sì, i tumori cardiaci sono rari. Il mixoma atriale si presenta in circa 0,5–1 caso per milione di persone all’anno. È però il più frequente tra i tumori del cuore. Compare soprattutto tra i 30 e i 60 anni ed è un po’ più comune nelle donne.
La cura consiste nella rimozione chirurgica del mixoma. È l’unico trattamento che permette di guarire. L’intervento viene eseguito a cuore aperto, in anestesia generale, con circolazione extracorporea, a cuore fermo. Durante l’operazione si rimuove completamente la massa e la sua base di impianto.La chirurgia va eseguita tempestivamente dopo la diagnosi, per evitare le complicanze. Al San Gerardo esiste, infatti, la possibilità di definire un percorso dedicato che assicuri il completamento degli accertamenti secondo la priorità dell’intervento.La prognosi dopo la chirurgia è molto buona. Soprattutto nei primi anni si consiglia un ecocardiogramma periodico, per controllare che non ci siano recidive, che comunque sono rare.
Oggi, in alcuni Centri che hanno sviluppato una competenza specifica come al San Gerardo, è possibile rimuovere il mixoma anche con un approccio mininvasivo. Questa tecnica rappresenta una soluzione moderna e sicura, che coniuga precisione tecnica e minore impatto sul paziente. Consente, infatti, un recupero funzionale più rapido, una riduzione delle complicanze post-operatorie ed un risultato estetico superiore, mantenendo gli stessi standard di efficacia della chirurgia tradizionale. L’approccio mininvasivo trova spazio soprattutto nella terapia chirurgica ricostruttiva della valvola mitrale consentendo anche il trattamento di valvulopatie o aritmie associale e l’esclusione di regioni cardiache ad alto rischio emboligeno quando indicato.