Besana in Brianza

Sede degli islamici: i giudici danno ragione al Comune. Bloccato il cantiere per la ristrutturazione dell’immobile

Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar: al centro il capannone di via Visconta acquistato da «La Pace»

Sede degli islamici: i giudici danno ragione al Comune. Bloccato il cantiere per la ristrutturazione dell’immobile
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«L’appello è fondato»: sulla nuova sede de «La Pace», alla fine ha vinto il Comune di Besana in Brianza.

Sede degli islamici: i giudici danno ragione al Comune

Con sentenza pubblicata il 12 settembre, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da villa Borella, condannando l’associazione islamica renatese a rifonderle le spese del doppio grado di giudizio, pari a 8 mila euro, oltre iva e accessori come per legge e ribaltando la precedente pronuncia del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia.

L’anno scorso era stato l’ente pubblico - difeso dall’avvocato Umberto Grella - a presentare ricorso al massimo giudice amministrativo contro la sentenza con la quale il Tar, nell’agosto del 2021, aveva dato ragione a «La Pace», autorizzando sostanzialmente il cantiere per la ristrutturazione del capannone della Visconta. Con l’ultima pronuncia, si apre ora un nuovo scenario: le opere edilizie eventualmente già eseguite all’interno del fabbricato sono da considerarsi irregolari.

I motivi della diatriba

Il contenzioso gravita intorno a una Scia, Segnalazione certificata di inizio attività: presentata il 28 maggio del 2019 dalla società «Jo Jo srl» per la manutenzione straordinaria dell’edificio a destinazione produttiva di via Visconta. Il 10 febbraio del 2020, in relazione alla pratica, venne acquisita al Protocollo comunale la comunicazione di variazione di proprietà dell’immobile, passata a «La Pace». Un procedimento, però, non corretto secondo gli uffici di villa Borella che prima avevano chiesto agli islamici di documentare la destinazione d’uso e le funzioni da insediare per valutarne la compatibilità con il Pgt, oltre che di presentare una nuova pratica per la parte di completamento. E poi avevano disposto l’annullamento d’ufficio della Scia, vietando la prosecuzione dei lavori. Una posizione ribadita anche a seguito dell’ordinanza cautelare emessa dal Tar, al quale «La Pace» si era rivolta, che ordinava all’Amministrazione comunale di riesaminare la posizione in contraddittorio. «La Pace», nel frattempo (il 21 settembre del 2020), aveva presentato anche una variante alla Scia «con un cambio della tipologia di intervento (da manutenzione straordinaria a nuova costruzione), della destinazione d’uso (inserendo anche la funzione residenziale e uffici) e del progetto (inserendo un piano utilizzabile per 363 metri quadri)», come sottolineato dal Comune che aveva respinto anche il secondo documento.
L’associazione renatese si era nuovamente rivolta al Tar, ottenendo una sentenza favorevole.

Il Consiglio di Stato

Con la sentenza pubblicata il 12 settembre, il Consiglio di Stato dà invece ragione al Comune. La prima Scia del 2019, scrivono i giudici, è stata del tutto superata dalla successiva del 2020, in quanto quest’ultima prevede un «intervento ristrutturativo pesante, con cambio di destinazione d’uso, da imprenditorial-culturale a religioso- culturale». Determina inoltre l’illegittimità della Scia del 2020 per motivi legati a carenze documentali e progettuali. Attribuendo per la prima volta alla sede de «La Pace» la definizione di «edificio di culto».

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