Monza

Sgomberato l’ex cinema Apollo. In via Timavo invece residenti esasperati dal centro sociale

Per l'ex cinema c’è un nuovo piano di recupero. Invece in via Timavo al via la raccolta firme. Intanto la proprietà: «Nessuno interviene e così si manda in fumo il progetto di riqualificazione urbana previsto lì»

Sgomberato l’ex cinema Apollo. In via Timavo invece residenti esasperati dal centro sociale
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Un tempo era una delle tante sale cinematografiche di Monza. Poi la crisi della pellicola ne ha decretato la fine delle attività, così come accaduto alla maggior parte dei cinema della città. Erano gli inizi degli anni Duemila e da allora l’ex Apollo di via Lecco è rimasto chiuso.
Uno stato di abbandono che dura da anni e che ha visto l’arrivo e l’alternarsi di persone senza fissa dimora che, negli angoli più riparati della struttura, hanno trovato rifugio.
E da qualche tempo a questa parte erano comparsi materassi con tanto di coperte, sedie e comodini. Un piccolo alloggio di fortuna che i senzatetto hanno messo al riparo da occhi indiscreti posizionandovi una serie di coperte a mo’ di tenda.

Sgomberato l’ex cinema Apollo

Fino a martedì mattina della scorsa settimana quando l’area di via Lecco è stata sgomberata dagli agenti della Polizia Locale.
Quattro persone, tutti uomini, che sono stati presi in carico dai Servizi sociali del Comune (tranne uno che risulta residente fuori Monza) che hanno trovato per loro una soluzione alternativa. «E’ stato un intervento congiunto insieme ai servizi sociali, con l'obiettivo di evitare il bivacco delle persone ma anche per assicurare ai senza fissa dimora delle soluzioni adeguate e dignitose negli spazi preposti», ha commentato l’assessore alla Sicurezza Federico Arena.

L’abbandono della struttura

Inaugurato nel 1977, l’unico cinema sotterraneo di Monza aveva proiettato film fino al 2004 quando, stretto nella morsa dei multisala, la proprietà aveva deciso per la chiusura. E da allora l’area è scivolata in un progressivo degrado. Nel 2009 era stata anche occupata dal Foa Boccaccio.
Un destino simile a quello che, per anni, ha caratterizzato un altro ex cinema, il Maestoso che, prima della sua demolizione e conversione in supermercato, veniva utilizzato come rifugio dai senzatetto.

Il progetto di recupero

Tra il 2017 e il 2018 sembrava che il recupero dell’ex Apollo fosse imminente. La proprietà aveva commissionato al prestigioso studio di Concorezzo J+S un progetto di restyling. Progetto che all’epoca ne prevedeva la conversione in area fitness e benessere, con uno spazio dedicato alla ristorazione in superficie. Solo che poi le condizioni del mercato sono mutate e la proprietà ha deciso di ripensare l’intero progetto. «L’area presenta una conformazione particolare - ha spiegato l’architetto capo dello studio Federico Pella - Per la maggior parte si sviluppa al di sotto della superficie. E ciò indubbiamente rende il progetto molto complicato dal punto di vista tecnico, ma anche decisamente interessante».
Un’idea suggestiva, quella di convertire l’ex cinema in un’area fitness, ma poco conveniente dal punto di vista economico.

L’investitore aveva verificato come le condizioni di mercato non fossero più favorevoli a tale destinazione. Di mezzo c’è stata la pandemia che ha mutato radicalmente il modo di fruire gli spazi, senza contare il fatto che ora, ogni qualvolta si avvia un progetto, si deve tenere conto della difficoltà nel reperimento dei materiali e dei loro prezzi.

Venuta meno la sostenibilità economica, la proprietà ha deciso di cambiare progetto.
A realizzarlo, anche e soprattutto tenendo conto delle novità introdotte con la variante normativa al Pgt, è sempre lo studio guidato dall’architetto Pella che qualche particolare in merito lo anticipa.
«Stiamo lavorando a un piano che preveda un mix di funzioni nell’ambito della rigenerazione urbana. Dopo l’estate presenteremo la proposta all’Amministrazione. Sicuramente l’intenzione della proprietà è quella di far rifiorire questo che è un luogo molto importante per Monza».

Residenti esasperati per il Foa Boccaccio in via Timavo

C'è sempre più preoccupazione invece in via Timavo dove i residenti sono stanchi, sfiduciati e pronti ad avviare una raccolta firme. È trascorso quasi un anno da quando il centro sociale «Foa Boccaccio» ha occupato lo stabile al civico 12  (un’ex fabbrica su cui era in fase di avvio un progetto di edificazione) e da allora la vita, così come la pazienza dei residenti sono state costantemente messe a dura prova.
Per questo hanno avviato una raccolta firme per sensibilizzare sul problema.
«Gli abitanti degli stabili vicini convivono quotidianamente con una serie di scenari imbarazzanti e decisamente disturbanti nei confronti del quieto vivere e del decoro urbano», hanno fatto presente alcuni residenti inviando una lettera aperta al Giornale di Monza, anche per chiedere un intervento risolutivo alle Forze dell’ordine. Perché nonostante la denuncia della proprietà e le molte sollecitazioni, lo sgombero annunciato non è mai arrivato.

La situazione "al limite dell'assurdo"

Anzi, la situazione è ai limiti dell’assurdo. «Di fatto gli occupanti si comportano come se l’area fosse una loro proprietà. Espongono la pattumiera che viene puntualmente portata via, hanno fatto opere di pulizia e realizzato murales e hanno anche esposto divieti di parcheggio per le automobili per poter entrare e uscire con i mezzi quando organizzano eventi», racconta ancora chi ha la sfortuna di abitare lì vicino.

«Non si contano ormai le serate in cui la loro musica assordante riecheggia fino a notte inoltrata così come non si contano i personaggi dalle probabili condizioni psicofisiche alterate che pascolano per la via accompagnate da cani di grossa taglia lasciati liberi - hanno fatto presente ancora i cittadini di via Timavo - Vane sono risultate le molteplici email inviate e le incalcolabili chiamate effettuate alle forze di polizia e alle istituzioni locali richiedendo di effettuare azioni di deterrenza, accertamento, controllo o monitoraggio! Così come sono stati vani i tentativi di avvisare tempestivamente e preventivamente gli enti competenti circa la volontà del centro sociale di organizzare determinati eventi (preannunciati sui vari canali social dalla stessa Foa Boccaccio). Ci chiediamo quando le istituzioni faranno concretamente qualcosa per far sì che questa situazione, ormai ai limiti del surreale, termini!».

Anche la proprietà è stata «palleggiata» verbalmente tra i vari organi istituzionali senza che venissero date risposte certe. «A oggi è tutto fermo, a parte la denuncia formale presentata abbiamo mandato decine di mail, ma non abbiamo avuto nessun riscontro - ha spiegato la proprietà- Continuiamo a pagare noi le bollette dell’acqua, mentre l’elettricità all’interno la hanno ma non ci arrivano bollette quindi non sappiamo con quale modalità. Questa situazione di stallo blocca il recupero dell’area che rischia così di restare degradata e per noi è anche un danno economico».

Rischia di sfumare, infatti, il progetto già presentato all’assessore Martina Sassoli sull’area ex Scam di via Timavo ora occupata (il Foa era arrivato lì dopo che era stato sgomberato da via Rosmini per l’avvio della sede del Cai). Spazi residenziali, un asilo nido e una vasca ipogeo per contenere l’esondazione del Lambro in una zona soggetta agli allagamenti. Doveva avere nuova vita quella zona, ma il fatto che l’area non sia consegnabile ferma la rigenerazione urbana nell’ex deposito di legname.

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