«Sono stato licenziato perché scomodo»
L’amarezza di Paolo Piffer che da 14 anni si occupa del reinserimento sociale dei detenuti

«Una decisione presa per ottimizzare le risorse del progetto o, piuttosto, per eliminare una persona scomoda?». Paolo Piffer, consigliere a Monza, non ha nascosto la propria amarezza davanti alla decisione, comunicata giovedì durante una riunione in Comune, di mettere fine alla collaborazione ormai ultradecennale, dirottando altrove le risorse finora stanziate per il progetto di inserimento lavorativo degli ex detenuti di cui si è sempre occupato.
«Sono stato licenziato perché scomodo»
Un «licenziamento» che ha assunto un «sapore» tutto politico. Il sospetto del consigliere di Civicamente, espresso anche sui social con un lungo e sentito post, è quello di essere stato «tagliato» per via delle sue battaglie e non per motivi puramente legati al budget. «Mi hanno “licenziato” - l’esordio «secco» di Paolo Piffer - Durante la riunione di coordinamento del Progetto Sintesi che si occupa del reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti, la responsabile del Comune ha comunicato come si sia deciso di spostare le risorse inizialmente destinate al servizio verso altre priorità». Una decisione che ha lasciato Paolo Piffer allibito. «Sono nato e cresciuto lavorativamente con il Progetto Sintesi - ha proseguito - Da 14 anni entro ed esco dalle carceri affiancando “i ragazzi” nella fase più faticosa della detenzione: la scarcerazione. Sì perché alla libertà ci si può anche disabituare dopo tanti anni di pena, e il mio compito dal 2010 è stato proprio questo, accompagnarli in questa delicata transizione, con qualche soddisfazione e purtroppo tanti fallimenti, ma ho sempre dato tutto me stesso senza mai risparmiarmi, 24 ore su 24». Quindi cosa è successo? «È successo che il Comune di Monza, in occasione dell’ultima proroga di Regione Lombardia, ha deciso di modificare il progetto e dirottare le risorse previste per l’housing sociale verso altri servizi, altrettanto importanti intendiamoci, ma che già avevano una loro copertura finanziaria e venivano garantiti. Per sostituirmi senza costi aggiuntivi pare che sia stato coinvolto un operatore interno».
I "sospetti"
Un licenziamento come, purtroppo, se ne vedono molti altri? No, secondo lo stesso Paolo Piffer. «Sono preoccupato, deluso e arrabbiato - ha proseguito - Preoccupato per i ragazzi che d’ora in avanti non potrò più aiutare, ed è una cosa che, senza falsa modestia, mi veniva benino. Deluso da quegli operatori/colleghi/amici che erano seduti accanto a me durante la riunione e che non si sono sentiti di alzare la mano e chiedere semplicemente se questa fosse la scelta migliore per il progetto».
Ma è anche arrabbiato, «molto arrabbiato perché non riesco a non pensare che questa decisione sia stata presa non per ottimizzare le risorse del progetto, ma per “far fuori” una persona scomoda che troppe volte negli ultimi anni ha “disturbato” con le sue battaglie in città il lavoro di tecnici e soprattutto politici. Potrei sbagliarmi e aver frainteso tutto? Forse, ma è possibile che tra tutti i servizi previsti nel progetto soltanto il mio abbia subito una modifica così radicale? Ciò che fa più rabbia è sentirmi impotente di fronte a un sistema che non mi piace e che sto provando a cambiare». E conclude: «Quello che posso dire è che proseguirò col mio impegno a favore dei detenuti e del loro reinserimento sociale».
La replica
Non solo il ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni, ma anche qualche precisazione sulla fine dell’incarico del consigliere comunale Paolo Piffer è stato espresso da Claudio Ilarietti, presidente del Consorzio Exit per cui lo stesso Piffer lavorava, nell’ambito del reinserimento dei detenuti. Per Ilarietti quello di Piffer non è stato invece un vero «licenziamento», trattandosi il suo - ha precisato - di un incarico da libero professionista. Non solo. «Questo incarico non ha potuto proseguire per i motivi legati alla rimodulazione delle risorse progettuali che però mantengono la continuità mediante la disponibilità dei Servizi Sociali del Comune di Monza - ha detto Ilarietti - Prendiamo atto del dispiacere espresso da Paolo, ma ci dispiace che abbia vissuto tutto questo come una contrapposizione personale con il Comune di Monza. Le scelte compiute, pur difficili, sono state, condivise e assunte per garantire la prosecuzione efficace del progetto, in un contesto economico sempre più complesso e ristretto». Ilarietti ha quindi ricostruito come le continue riduzioni di risorse destinate al mondo del Welfare rivolto alla popolazione detenuta abbiano influito e si è appellato a Regione Lombardia perché «valuti la reale efficacia del progetto Sintesi e possa dare maggior dignità sia in termini di risorse economiche che temporali legato a convenzioni di più ampio respiro per un arco temporale quantomeno triennale». In particolare il progetto su cui lavorava Piffer, denominato «Sintesi», rinnovato triennalmente fino a pochi anni fa, secondo la ricostruzione di Ilarietti «è stato successivamente prorogato annualmente da Regione Lombardia, riducendo ad ogni proroga il budget disponibile di circa il 20%, pur richiedendo il mantenimento degli stessi standard qualitativi».