«Stop» alla settimana corta a Paina: il Tar ha annullato l’adozione del nuovo orario
Il Comune chiede un incontro con il Provveditore
"Bocciata la settimana corta a scuola": il 30 dicembre è arrivata la sentenza del Tar, che ha accolto il ricorso presentato, a febbraio del 2024, da una sessantina di genitori dell'Istituto comprensivo di Paina di Giussano, con il quale chiedevano l'annullamento del nuovo orario avviato da settembre.
Il pronunciamento del Tar
Fine della settimana corta all’istituto comprensivo don Beretta. Il Tar si è pronunciato accogliendo il ricorso dei genitori. A distanza di quasi un anno si chiude la complessa «querelle» tra genitori e scuola, riguardo l’adozione della settimana corta all’Istituto comprensivo di Paina.
Il 30 dicembre è finalmente arrivata la decisione del Tribunale amministrativo per la Lombardia che si era riunito il 10 ottobre, e la sentenza è chiara: è stato accolto il ricorso (presentato a febbraio scorso) di un gruppo di genitori, una sessantina, e i motivi aggiunti proposti contro l'adozione dell’orario ridotto.
Vittoria su tutta la linea
«Vince» dunque la settimana lunga; una vittoria su tutta la linea, da quanto si legge nelle motivazioni, una vittoria «sofferta», con ricorsi e contro ricorsi, ma che di fatto ha dato ragione a quel gruppo di famiglie che hanno contestato la scelta e le modalità con le quali si era arrivati ad introdurre a settembre 2024, il nuovo orario.
Una notizia importante, arrivata a fine anno, e a metà dell’anno scolastico, con un orario e una programmazione già avviata per tutte le classi che difficilmente potrà essere modificata - nonostante ci sia una sentenza da applicare - ma che sicuramente aprirà nuovi scenari per il futuro.
La soddisfazione dei genitori
Da parte dei genitori ricorrenti c’è molta soddisfazione per questo pronunciamento, una evidente vittoria, dopo mesi di battaglie in tribunale per difendere i propri diritti, sostenuti dagli avvocati. E alla loro soddisfazione si aggiunge quella del legale che ha seguito le vicenda, l’avvocato Francesco Ferrari, che ha parlato di «estrema soddisfazione» per la sentenza che di fatto e in diritto «demolisce completamente l’inesistente attività istruttoria della dirigente scolastica, invitandola - così si legge testualmente - essendo suo compito, a “formulare al Consiglio proposte chiare e motivate, tenendo conto di quanto elaborato dal Collegio dei Docenti, delle esigenze organizzative dell’amministrazione e delle istanze della comunità interessata, in modo che la decisione finale del Consiglio possa fruire di corrispondente chiarezza e motivazione … affinché gli organi competenti, all’esito della presente pronuncia, possano esprimersi nuovamente, ponendo a base delle rispettive decisioni un iter istruttorio e una motivazione rispettosi dei principi di diritto ritraibili dalla presente pronuncia…”.
La sentenza
La richiesta portata avanti dai ricorrenti, genitori di alcuni alunni di scuola primaria e di scuola secondaria di primo grado, era quella dell’annullamento dell'adozione della “settimana corta”; le famiglie hanno impugnato la deliberazione del Consiglio di Istituto n. 66 del 2023, nella parte in cui ha stabilito, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, l’adozione dell’orario distribuito su cinque giorni a settimana, per l’intero Istituto comprensivo. Secondo il Tribunale la decisione di disporre la settimana corta avrebbe dovuto essere approvata in sede di revisione del PTOF, elaborata ed esaminata dal Collegio dei Docenti, cui competono le valutazioni di natura didattica e educativa, ed approvata poi dal Consiglio di Istituto. Tutto ciò però non è avvenuto: il PTOF non avrebbe subito alcuna variazione ed anzi, nel mese di settembre, quando la dirigente scolastica, Sabrina Amato, ha proposto al Collegio dei Docenti la “Revisione del Piano triennale dell’offerta formativa - triennio 2022/25”, nulla avrebbe rappresentato sul punto; la proposta di cambio orario non sarebbe poi stata presentata e condivisa nelle sedi istituzionali dell’Assemblea dei genitori e/o delle Assemblee di classe, previste dall’art. 15 del T.U. e sarebbe stata esclusa qualsivoglia forma di coinvolgimento delle famiglie.
Contestato anche il sondaggio
Persino la procedura di consultazione, il sondaggio avviato alla fine del 2023, non è stato ritenuta corretta: «mentre era in corso la consultazione dei genitori, la dirigente, con due comunicazione di “errata corrige” - si legge nella sentenza - avrebbe esteso il diritto di voto ai genitori di tutti i bambini frequentanti le tre annualità della scuola dell'infanzia, in aggiunta ai genitori dei bambini di cinque anni, subordinando la validità del voto al raggiungimento della soglia del 60%, senza chiarire se si intendesse riferirla al quorum dei votanti o alla percentuale dei «Sì» in rapporto ai «No».
Il Comune chiede incontro con il Provveditore
C'è grande preoccupazione tra i genitori per il futuro dell'istituto, ma anche gli amministratori sono in balia di incertezze e scarsa comunicazione, tanto che l’assessore alla Pubblica istruzione, di concerto con i colleghi di Giunta, ha deciso di chiedere un incontro al Provveditore.
«Da oltre un anno e mezzo c’è scarsa comunicazione con la dirigente del comprensivo e gli stessi genitori si rivolgono a noi per avere delucidazioni, anche perchè stanno circolando voci, messaggi e informazioni non sempre corrette. Ora di fronte alle notizie sulla sentenza del ricorso contro la settimana corta e in considerazione del fatto che dal 21 gennaio ci saranno le iscrizioni delle prime al prossimo anno scolastico, ci chiediamo come la scuola si presenterà - ha spiegato l’assessore Sara Citterio - premesso che il Comune non ha competenza in materia e che siamo pronti ad organizzare i servizi scolastici in qualsiasi ipotesi, resta una certa preoccupazione anche per il disagio che alcune famiglie si troveranno ad affrontare. A questo punto è importante che ci sia un confronto e delle risposte che servono a tutti. Ecco perchè abbiamo deciso di chiedere un incontro ufficiale al Provveditore per capire la reale situazione e per capire come si vogliono affrontare le varie situazioni economiche, gestionali e didattiche»