Desio

Sulla sedia a rotelle dopo un malore e ora senza casa, chiede aiuto

La drammatica storia di Giuseppe Giaquinto, che in poco tempo ha perso la moglie, il lavoro e ha avuto gravi danni fisici

Sulla sedia a rotelle dopo un malore e ora senza casa, chiede aiuto
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Su una sedia a rotelle dopo la malattia improvvisa, a cui si è aggiunta una disgrazia dopo l’altra: la perdita della moglie, i figli dati in affido a una zia, lontani, i continui ricoveri e ora anche la casa che dovrà lasciare.

Sulla sedia a rotelle dopo un malore e ora senza casa, chiede aiuto

Nonostante i problemi e la salute compromessa, Giuseppe Giaquinto, 54 anni, non si è mai perso d’animo. La malattia è stata la causa della perdita di autonomia, ma questo non l’ha fermato, e sta lottando giorno dopo giorno. Accanto a lui c’è la mamma a sostenerlo, Filomena, di 79 anni; lo ha aiutato anche economicamente a pagare le cure, molto costose, ma nelle sue condizioni è diventato impossibile trovare una casa.

«Fino al 2022 non ci sono stati problemi - racconta - I problemi sono iniziati dopo che mi sono sentito male al supermercato. Ho perso i sensi, è intervenuta l’ambulanza e sono stato portato d’urgenza al San Gerardo di Monza, dove mi è stata diagnosticata un’infezione al cervelletto e sono stato ricoverato in coma farmacologico. Un’esperienza che mi ha lasciato dei segni importanti, con deficit funzionali e motori, e che mi ha costretto sulla sedia a rotelle, oltre a non riuscire più a parlare», rimarca.

Residente a Desio, attualmente temporaneamente a Seregno, dove ha trovato un appartamento in affitto, ma il contratto scade il 18 gennaio. Prima della malattia era titolare di una società che si occupa di fibre ottiche. I problemi di salute hanno inciso anche sul lavoro.

«Mi sono sentito male poco dopo aver fatto il vaccino per il Covid - spiega - Era il 12 agosto 2023 quando sono stato ricoverato in ospedale. Mia moglie a giugno dello stesso anno aveva avuto un blocco epatico. Le sue condizioni sono purtroppo peggiorate ed è mancata a dicembre. Una tragedia dietro l’altra, con due figli, che oggi hanno 12 e 19 anni, da accudire e da crescere. «Abbiamo chiesto anche aiuto al Comune - spiega - Una persona viene tre volte alla settimana per l’igiene, perché io da solo non riesco più a fare nulla. Non sono più in grado di lavorare, la malattia ha lasciato dei danni importanti per quel che riguarda i movimenti e la parlata. Tra accompagnamento e pensione ogni mese posso contare su circa 860 euro ma non sono sufficienti per tutto. Ci sono continue visite da sostenere, ci sono gli interventi di riabilitazione, a cui devo far fronte privatamente perché il sistema sanitario pubblico non li copre. Dall’azienda, è vero, ho ancora dei ricavi, il fatto è che nessuno si sente di affittare una casa a una persona nelle mie condizioni. Potrei pagare fino a 700 euro, ma finora abbiamo ricevuto solo no».

«Non sappiamo dove andare adesso che scade il contratto d’affitto - afferma la mamma - La situazione è già difficile, se almeno qualcuno potesse darci una mano».

"Realtà che non dovrebbero esistere"

«Ci sono realtà che non dovrebbero esistere - evidenzia Enrico Ainis, un cittadino attivo e a disposizione della comunità al loro fianco - Il Comune non può lavarsene le mani, limitandosi solamente a mandare una donna ad aiutarli per l’igiene qualche volta a settimana. Dovrebbe invece attivarsi per aiutarli a trovare un’abitazione, visto che 700 euro possono pagarli. Ci sono case sfitte, perché non le sistema e le assegna a persone che hanno bisogno. Da parte nostra continueremo a batterci per riuscire a trovare una porta che possa aprire un cuore a questa famiglia, così provata. Anche i figli per colpa delle istituzioni sono lontani. L’appello è stato lanciato, ora mi auguro che ci sia veramente chi possa fare qualcosa in modo concreto».

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