Verano Brianza

Tallarita: «Furono regalie, non atti corruttivi»

La sentenza del Gup di Monza nel processo sugli affari dell’imprenditore veranese che ha patteggiato quattro anni

Tallarita: «Furono regalie, non atti corruttivi»
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In maggior parte semplici regalie, e non atti corruttivi, quelli attuati da Francesco Tallarita nei confronti degli altri imputati.

Tallarita: «Furono regalie, non atti corruttivi»

Lo dice il gup Francesca Bianchetti nella sentenza di assoluzione dei personaggi coinvolti negli affari dell’imprenditore veranese (che ha scelto il patteggiamento a 4 anni) i quali si sono avvalsi del rito abbreviato.
Tutti assolti tranne Angela Galbiati, cittadina di Biassono, funzionaria dei lavori pubblici del comune di Pessano con Bornago, condannata a 3 anni per due soli capi di imputazione (relativi a lavori sul verde nella zona di Pessano). Per lei erano stati chiesti 5 anni e 4 mesi. Gli imputati assolti sono invece Francesco Bonasera, residente a Bovisio Masciago, in servizio all'ufficio tecnico di Desio, per Carlo Oggionni, dipendente in municipio a Pessano, per Maurizio Cazzaniga, del settore territorio presso il comune di Biassono, per Maria Cidoni, moglie di Tallarita, per Enrico Rivolta e Massimo Sangiorgio, architetti presso il comune di Biassono.

A favore di Cidoni, per esempio, il giudice scrive che «la consapevolezza delle dazioni corruttive del coniuge (Tallarita ndr) a favore di funzionari pubblici che emerge da una conversazione fra i due (intercettata dagli inquirenti ndr) si trae più che altro dall’assenza di reazione dell’imputata alla puntuale indicazione delle somme di denaro consegnate ai funzionari stessi, e non è in sé rivelatrice di un contributo personale o morale o materiale dell’imputata alle corruttele del coniuge, ma al più di una connivenza non punibile».

Oppure, in relazione alla posizione di Bonasera, destinatario di un cesto natalizio e di un carico di legna, si riporta: «E’ lecito dubitare che, anche considerati insieme, i donativi ricevuti dall’imputato Bonasera abbiano superato il limite individuato da norme rilevanti sotto il profilo disciplinare per le regalie d’uso, trattandosi comunque di utilità di valore irrisorio».

Quanto alla posizione di Galbiati, si dice che «non è dubbio che abbia percepito utilità economiche e, in particolare, denaro, pur se non nella misura indicata nell’imputazione (circa 5 mila euro), ma in quella differente dichiarata dall’imputato di procedimento connesso Tallarita (da mille a tremila euro)», provate da dichiarazioni e intercettazioni che provano l’accordo fra imprenditore e pubblico funzionario «per favorire le sue imprese in cambio di remunerazione». Lo stesso Tallarita affermava che «la dazione in denaro da garantire all’imputata Galbiati avrebbe dovuto essere consentita da un adeguato margine di guadagno sull’appalto di lavori».

Oltre a Tallarita hanno patteggiato anche Giovanni Mancini (due anni con pena sospesa), capo del settore gestione territorio in comune a Biassono, Stefano Buccino, dipendente della provincia di Monza, Angelo Tringali, del servizio gestione strade presso la provincia, Maurizio Marotto, di Brianzacque, e Matteo Dozio.

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