Ticket non pagati, cresce la protesta
Sono numerosi i seregnesi contattati da Asst Brianza, che chiede il rimborso delle spese per prestazioni di dieci anni fa
La Asst Brianza richiede agli utenti il pagamento del ticket per le prestazioni erogate dieci anni fa all’ospedale di Desio. La vicenda riportata nei giorni scorsi dal nostro Giornale, per certi versi incredibile e grottesca, interessa molti cittadini che hanno ricevuto una lettera dall’azienda sanitaria locale per corrispondere «la quota di partecipazione alle spese sanitarie» che all’epoca non era stata pagata. Nella prevalenza dei casi gli utenti riferiscono che si trattava di esami e accertamenti prescritti dal medico di base con l’esenzione, ma erroneamente a giudizio di Asst Brianza.
Ticket non pagati, cresce la protesta
Fra i tanti coinvolti nella vicenda c’è il seregnese Daniele Terrin, che ha ricevuto due richieste di recupero del ticket: la prima il 2 gennaio 2013, probabilmente fra i primissimi di quell’anno, pari a 27,05 euro per gli esami del sangue (con codice di esenzione 016); la seconda a maggio di 129,40 euro per una visita oculistica e relativi esami (codice 019).
Terrin non condivide il tenore della comunicazione inviata agli utenti per recuperare il credito, nella quale è indicata anche una casella di posta elettronica a cui è possibile inviare eventuali istanze.
«Dopo dieci anni si richiede un ticket del 2013 senza specificare a che titolo, per quale esame o per quale visita, giusto per facilitare il ricordo e la possibilità di verifica da parte del mancato contribuente - scrive Terrin in una lettera alla redazione - Ho letto che occorre mandare una mail e mi sono chiesto come avrebbero potuto farlo le persone che non hanno dimestichezza con il computer: la tecnologia non ammette ignoranza».
La mail e il dettagli delle prestazioni
Il concittadino, dopo l’invio della mail, ha ricevuto da Asst Brianza la risposta con il dettaglio delle prestazioni di 10 anni fa, all’epoca richieste attraverso una prescrizione medica con indicata l’esenzione.
«Da una verifica delle prestazioni esenti, in effetti solo nel primo caso avrei potuto contestare il pagamento di un esame, ma considerato l’importo non ne valeva la pena. La procedura vuole che all’accettazione sia l’addetto che comunica all’utente quanto deve pagare e non quest’ultimo a stabilirne l’importo: quindi nella lettera suona decisamente fastidiosa la frase “non è stato corrisposto correttamente l’importo della quota di partecipazione alla spesa sanitaria”. Sarebbe stato più corretto scrivere “per la quale, erroneamente, non è stato richiesto l’importo del ticket. E’ chiaro che in caso di esenzione non ci si sorprende se allo sportello dell’accettazione non è richiesto di pagare...».
L’utente sottolinea che l’erronea indicazione dell’esenzione non è dipesa dai pazienti. «Si dice che solo chi non lavora non sbaglia. L’errore ci può sempre stare ed è giusto rimediare, ma non con il “recupero forzoso del credito” e, soprattutto, “con aggravio di oneri e spese a suo carico”».
Asst non richiede agli utenti spese aggiuntive «e ci mancherebbe. Invece avrebbe dimostrato rispetto e attenzione verso gli utenti “evasori” dare la possibilità di pagare in due o tre rate i ticket superiori ai cinquanta euro, perché ci sono oltre due milioni di famiglie in difficoltà e che oggi, probabilmente, non farebbero quelle visite e quegli esami fatti nel 2013».
Terrin aggiunge il fastidio di essere «trattato da evasore, truffatore, da quello che “passata la festa, gabbato lo santo”» e spiega che in caso di mancato pagamento del ticket dovuto «sarebbe stato sufficiente inserire nel programma che ha sbagliato nel 2013 una posizione debitoria dell’utente, da incassare alla prima richiesta di una qualsiasi prestazione sanitaria, non erogabile senza il pagamento dell’arretrato. Ovviamente, di scuse per il disturbo, non ne parliamo neanche».