Trasporto pubblico | Sciopero in Brianza LE MOTIVAZIONI

La mobilitazione è stata proclamata in maniera unitaria dalle organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa-Cisal.

Trasporto pubblico | Sciopero in Brianza LE MOTIVAZIONI
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Trasporto pubblico | Sciopero in Brianza. La mobilitazione è stata proclamata in maniera unitaria dalle organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa-Cisal.

Trasporto pubblico

Dopo lo sciopero di 4 ore in Autoguidovie di venerdì 11 gennaio che ha interessato tutto il territorio regionale e la mobilitazione di lunedì 14 gennaio dei camionisti contro il cosiddetto Mobility package in discussione al Parlamento europeo, le organizzazioni sindacali tornano a far sentire la loro voce contro alcuni provvedimenti contenuti della riforma in discussione al parlamento europeo la quale interessa, non solo il settore autotrasporto ma il personale che conduce gli autobus per il trasporto di persone.

Il 21 gennaio la mobilitazione

Il 21 gennaio, i lavoratori sciopereranno proprio in concomitanza con il voto su una parte del provvedimento che allarga le maglie della liberalizzazione del trasporto persone, con il rischio che la concorrenza del mercato, in futuro, sia giocato solo sul peggioramento delle condizioni di lavoro e sulla liberalizzazione selvaggia del servizio trasporto persone con conducente. Si tratta di una mobilitazione coordinata a livello sovranazionale dalla Federazione europea dei lavoratori dei trasporti (ETF): l’obiettivo è sempre lo stesso, sensibilizzare il legislatore e ottenere la modifica del provvedimento. Le organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa-Cisal hanno programmato uno sciopero nazionale di 4 ore per lunedì 21 gennaio 2019 che interesserà anche il territorio della nostra provincia.

Le dichiarazioni

“La scelta del Parlamento Europeo a trazione PPE, per ciò che riguarda il mondo dei trasporti, è di muoversi continuamente verso la completa liberalizzazione di tutti i settori, senza costruire però le necessarie tutele per i lavoratori e per la sicurezza degli utenti”, hanno denunciato i sindacati, che spiegano: “Di fatto, quando si interviene sulle norme che regolano i tempi di lavoro e i tempi di riposo, aumentando i primi e riducendo i secondi per determinare un miglioramento nella produttività delle imprese, si sceglie anche di peggiorare le condizioni di vita di lavoratrici e lavoratori”. “Non è semplice organizzare i lavoratori contro provvedimenti legislativi assunti in sede comunitaria – ammettono le organizzazioni sindacali – Ma questa è sicuramente la nuova frontiera”. E avvertono: “In vista delle prossime elezioni europee di maggio i partiti politici farebbero bene a ricordare che nelle aule delle istituzioni comunitarie non si decidono solo provvedimenti necessari ai consumatori e alle imprese, ma soprattutto si determina la qualità della vita di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che si stanno organizzando per tornare a far sentire la loro voce”.

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