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Trippa, stufato e polenta con gli Alpini di Carate

Sabato 23 e domenica 24 ottobre torna Alpini d'asporto: il menu si può prenotare e ritirare in baita.

Trippa, stufato e polenta con gli Alpini di Carate
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Trippa, stufato e... polenta con gli Alpini di Carate Brianza.

Menù d'asporto in baita a Carate

Torna nel prossimo fine settimana «Alpini d’asporto», l’iniziativa patrocinata dal Comune e già sperimentata con successo all’inizio della pandemia dal gruppo Alpini e che offre la possibilità di ritirare e degustare a casa le prelibatezze cucinate dai volontari delle Penne nere. Sabato 23 e domenica 24 ottobre sarà possibile infatti prenotare il menù d’asporto che dovrà essere poi ritirato presso la baita di viale Brianza (al civico 45), sede storica dell’associazione.

Le ordinazioni devono essere effettuate entro sabato 23 ottobre, telefonando fra le ore 9 e le ore 20 ai seguenti numeri: 388-3942675 oppure 335-6291993.

Per questioni organizzative non saranno accettati ordini effettuati tramite l’invio di messaggi. I pasti ordinati dovranno poi essere ritirati il sabato dalle 10 alle 20 e la domenica dalle 10,30 del mattino fino alle 13.

«E’ l’ennesima iniziativa per ripartire nella speranza di riuscire a vedere finalmente la luce nell’attesa di ritrovarci presto insieme dopo questo difficile momento legato alla pandemia. Riproponiamo la formula del menù d’asporto che ha riscosso un bel successo nelle precedenti edizioni offrendo piatti tipici preparati dai nostri soci», ha spiegato il capogruppo, Alberto Tevisio.

La storia del gruppo Alpini

Molti caratesi nel 1915-18 parteciparono alla Grande Guerra con il cappello alpino in testa: parecchi furono sull’ Adamello coi leggendari sciatori del capitano Calvi. Alcuni di loro già conoscevano e amavano la montagna, la maggior parte però erano pacifici contadini che, chiamati a fare il soldato, erano stati mandati lassù. Certamente l’inizio per loro non sarà stato facile, poi cominciarono ad abituarsi e a trovarsi a loro agio. La stoffa dei contadini brianzoli era adatta per farne dei montanini tenaci ma anche gioviali, in alternativa alla proverbiale asprezza del montanaro puro. Nacque così una nuova razza di alpini, quella brianzola, più simile alla veneta che alla piemontese per giovialità, ma che da tutti e due nulla aveva da imparare per tenacia e per coraggio. Finita la guerra, tornarono al paese, nelle loro famiglie: ritrovarono gli antichi affetti e cercarono di dimenticare i sacrifici e i pericoli passati dedicandosi al loro lavoro. Ma nella loro memoria era sempre presente il ricordo indimenticabile della montagna, con le sue cime innevate, i grandi boschi dai gelidi torrenti, i canti la sera negli accantonamenti, le ragazze dei paesini di fondo valle dove scendevano per le provviste e a riposare quando avevano il cambio; tutte quelle cose cioè che la guerra con la sua spietata crudeltà e i suoi pericoli non aveva loro permesso di gustare, ma che avevano imparato ad amare. Mandati sui monti per fare la guerra, ne erano discesi uomini di pace con il desiderio di ritrovarsi tra loro per ricordare quei giorni, quei luoghi, gli amici rimasti lassù, per ritornarci e trovarvi il silenzio e la serenità della pace ritrovata. Con questi presupposti nel marzo 1930 nasceva il Gruppo Alpini di Carate Brianza affiliato alla Sezione di Monza.

Con queste parole lo storico caratese alpino Germano Nobili raccontava la nascita del Gruppo alpini di Carate sul volume edito in occasione dell’inaugurazione della Baita, sede del gruppo, avvenuta il 5 luglio 1987.

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