Seregno

Una sera in ambulanza con i volontari del Cisom per aiutare «gli invisibili» che vivono in città

Tappa in uno degli orti del Meredo, alla Corte del cotone e nel parcheggio sotterraneo di via Odescalchi.

Una sera in ambulanza con i volontari del Cisom per aiutare «gli invisibili» che vivono in città
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Si trovano tutti i mercoledì verso le nove di sera e partono con la loro ambulanza alla ricerca degli «invisibili» che abitano la città. Sono i volontari del Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta (Cisom) che, da qualche mese, oltre a distribuire generi di prima necessità ai senza fissa dimora seregnesi, prestano anche loro una assistenza sanitaria di base. La responsabile è la volontaria Deborah Ruiu, 55enne, medico di base e fisiatra di Nova Milanese. Mercoledì sull’ambulanza insieme a lei c’erano Andrea Sergio Furrer, 45 enne di Caponago e Giancarlo Valdazzi, seregnese 70enne.
L’equipaggiamento prevede tutto il necessario per prestare soccorso, diversi sacchetti con qualcosa da mangiare, bottigliette di acqua, coperte e vestiti, oltre a una dotazione di medicinali.

Una sera in ambulanza con i volontari del Cisom per aiutare «gli invisibili» che vivono in città

La prima tappa della serata è al Meredo dove, in un orto a ridosso della ferrovia vive un ottantenne. Dopo la morte della moglie, tre anni fa, con la sua pensione non è più riuscito a pagare l’affitto così, almeno per l’estate, ha trovato una sistemazione provvisoria con letto, cucina e bagno a cielo aperto. «A lui, data la situazione più stabile, portiamo una borsa con dei generi di prima necessità come latte, pasta, passata di pomodoro e cibo in scatola» spiegano i volontari.

«Ha un ginocchio gonfio, quindi applichiamo il nastro kinesiologico, quello che usano gli sportivi, e approfittiamo per fare un controllo di pressione, cuore e polmoni ma non mostra particolari problematiche - aggiunge la dottoressa - Chiediamo sempre qual è il medico di base di riferimento, in modo da poterlo avvisare in caso di anomalie».

La seconda tappa è alla Corte del Cotone dove una donna sui 50 anni, si è trasferita dopo lo sgombero del parcheggio di via Odescalchi, dove dormiva, nel vano di un ascensore. «Per una donna stare in strada è ancora più difficile - sottolinea - Di solito mi riparo al cimitero ma a una certa ora chiude e vengo qui». Insieme a lei c’è anche un altro senza fissa dimora sulla settantina, ex pompiere.  Nel parcheggio sotterraneo di via Odescalchi è rimasto solo un altro senzatetto sui settanta, che si è attrezzato con un vero e proprio giaciglio.

L’altro parcheggio, nei pressi della biblioteca Pozzoli, presenta un materasso abbandonato con delle coperte sporche di sangue. «Ci hanno detto che la persona che ci dormiva è stata male, probabilmente è ricoverato in ospedale» spiegano i volontari.  «D’estate è più difficile rintracciare queste persone perché si spostano e cambiano spesso postazione - sottolineano i volontari - La nostra è un tipo di assistenza non facile, perché ti mette di fronte alla vera fragilità delle persone, ma restituisce tanta soddisfazione. Adesso l’obiettivo è strutturare meglio il progetto di supporto sanitario, sul modello di quello che abbiamo attivato a Monza, ed estenderlo anche ai paesi limitrofi. Per farlo abbiamo bisogno, però, del supporto di più medici e infermieri».

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